Vita fraterna - anno I - n. 3 - 10 marzo 1917
92 VITA FRATERNA a raccogliere se stesso, idee e emozioni, nel porto sicuro della fede cattolica. Meglio l'idillio semplice e agile dell'Adjudant Bénoìt segnato ap 4 pena da qualche chiazza di sangue. Il Lavedan nelle sue « Grandes heures » ha scritto delle belle pa– gine: egli dice l'ansia per la patria minacciata in una serie di temi lirici a cui la finitezza del verso potrebbe dare un soffio più lungo di vita. Vi si sente che la Francia ha fremiti di vita che la corron tutta: la sacra unione della nazione nell' idea religiosa e cattolica è invo– cata con voce d'apostolo. La Francia che lungo i Vosgi e i suoi fiumi sente l'urto formida– bile del nemico, la Francia della prima ora ansante, sorpresa, corag– giosa, incalzata, ce la racconta Gaspard con una vivacità parigina e popolana. E' il soldato popolo, senza idealità sottili, con l'eroismo del suo sorriso e della sua « blague ,,. Gaspard è pieno di movimento di vita, di tante voci di vita, che spengono, rumorose e liete, quelle del do– lore; le impressioni vi arrivan semplici, nette, forti alla parola. Ma la Francia della Comune e del 70 non doveva esser ~molto differente da quella in cui si muove questo Gavroche poilu del 1914. Si potrà forse un giorno fare il romanzo di questi scritti della guerra e veder come la verità è. stata lenta a penetrarvi. Quasi tutti ci sembreran misera cosa: tesi con cui il passato tenta di stringere come in una ragnatela la realtà d'oggi, idilli, avventure che non si son riconosciuti troppo falsi e piccoli per prendere luce da questo tra– gico, grave sfondo. La guerra, che non lascia presa, che si abbarbica al suolo, affonda nelle trincee,· indolorisce lungamente i corpi e sta come una pena cupa, tenace, monotona, ha trascinato con sè, tanto lontano, qualche anima che le ha come tolta la memoria del suo passato; e così in qualche ultimo libro di Francia le cose nuove son dette come da chi non s'av– vede che son nuove. Pensavo al libro del Genevoix « Sous Verdun » dicendo del Serra. II Genevoix non pretende dirci della guerra che quel che cade sotto i suoi occhi; la guerra che egli soffre e che combatte; sofferenze che non chiedono e non hanno compenso, nemmeno il compenso di intravedere la gran tela a cui egli dà pure, per tesserla, anche il filo della sua vita: sacrifici che nascono e si consumano nell'ombra, ignoti a tutti, piccola cosa anche per sè e per la sua coscienza, poichè egli sa che tanti e tanti altri, soffrono come lui, e legge nei loro volti le sue pene stesse. Biblioteca Gino Bianco
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