Vita fraterna - anno I - n. 3 - 10 marzo 1917

86 VITA FRATERNA « Oh! .... devo andar avanti così, Meg - devo esser forte e star a vedere se cambia. Ma non è facile sai, e sono stata molto contenta di poter venir via per un po', adesso .,,, « E se non cambia, Maimie ? » « Allora non potrò sposarlo, sorella mia - ecco tutto ». Qui tacquero tutte e due per parecchi istariti. Margaret era così commossa che per il momento non poteva parlare. Questo era dunque ciò che significava « la nuova generazione » - questo era il « passo in avanti ,. che, com'essa aveva presentito, sua sorella avrebbe fatto in un modo o nell'altro. Maimie chiedeva solo di poter essere com– pleta - non altro. Ma si rendeva conto della portata di questa sua richiesta - di essersi imbarcata, nè più nè meno, che per la « Divina Avventura » ? <C Dimmi, per esempio, in che modo egli ti urta particolarmente, Maimie? » domandò dopo qualche minuto di silenzio,. Maimie esitò a risponderle. « Sono le sue due nature » disse infine, parlando adagio e quasi pesando o·gni parola. « Non le due nature che ciascuno abbiamo in noi, Meg, l'umana e la divina, che formano entrambe parte di noi, e che amiamo entrambe nell'amare una persona. Ma è l'io artificiale di Hugh eh' io non posso sopportare - quello che non è lui - che io sento essere solo frutto dell'eredità e dell'ambiente, e che però forma spesso come una corazza di ferro intorno a lui, una corazza che nè la sua realtà, nè la mia, riescono ad intaccare! » Sostò un istante e poi riprese: « Questo è l' io eh' io non voglio, non devo sposare, Meg - per– chè sento che non potrei offrirgli nè amore nè pazienza. La detesto, anzi, quella personalità esteriore e convenzionale di Hugh, e tutte le volte che riappare gli dico le cose più atroci. Cose roventi, insolenti - in parte giuste e in parte ingiuste - perchè mi esaspero sempre un po' nella pena e nella collera che mi agitano. Eppure, malgrado che in queste occasioni ci separiamo freddamente, e eh' io passi m~tà della notte a piangere e a dirmi che ormai ho certamente rovinato ogni cosa, malgrado tutto il dolore, non ne provo mai in fondo in fondo un vero e proprio rimorso. Ho la coscienza tranquilla, malgrado tutte le cose taglienti che posso avergli detto. Mi capisci, Meg? Mi spiace sempre naturalmente di aver perduto il freno, ma ciò mi sem– bra tanto secondario, e in fondo al cuore sento sempre esser stato bene che la verità si sia fatta strada in qualche modo, e che il vero errore - il vero torto - sarebbe stato quello di tacere. Ma natural- Biblioteca Gino Bianco

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