Vita fraterna - anno I - n. 3 - 10 marzo 1917
VITA FRATERNA 81 PENSIERI di psicologia, pedagogia, morale • La politica è una sintesi concreta e dunque una filosofia. La maggioranza degli statisti europei, impotenti alla sintesi, non riescono a prevedere. Così ci troviamo alla parabola dei due ciechi. + L'orgoglio di uno Stato, il farisaismo di un altro, il materialismo di tutti, la falsificazione di un telegramma e la guerra di spogliazione che ne seguì, l'occupazione di due provincie in barba a u_n trattato un assassinio, la violazione di un paese neutrale, hanno preparato, su– scitato, alimentato una guerra come questa. E poi vengano i super– uomini da strapazzo, vengano a contarci che la morale è un pregiu– dizio, o che almeno in politica non c'entra. • Stanno accampati l'un contro l'altro, a disputarsi l'avvenire unguibus et rostris, due concetti, due mondi: l' autorita more austriaco; la libertà more sectario. Dall'un trionfo e dall'altro ci liberi il cielo. lo dico: autorità sì, ma degli ottimi (aristoi) in servigio di tutti, e li– bertà dei capaci, ma come obbedienza di liberi e di consapevoli alla legge. • Le leggi, le istituzioni, le·tradizioni stanno sopra l'-uomo egoista: sono per l'uomo libero. • « Della libertà solamente il nome dai ministri della licenza che sono i popolari, e da quelli della servitù che sono i nobili è celebrato; desiderando qualunque di costoro non essere nè alle leggi nè agli uomini sottoposto». N. MACHIAVELLI. + Le leggi devono quando tutelare lo sviluppo, quando mantenere la libertà dei popoli. Regime aristocratico e regime democratico non sono buo·ni o cattivi per sè, ma in rapporto a un dato grado di svi– luppo. - Nei grandi Stati sogliono prevalere le oligarchie o le dema– gogie, perchè numero e libertà stanno fra loro come quantità e qualità. • Guai a quelle società che introducono i sentimentalismi nei cri– teri etici e giuridici. Sarà- la cuccagna della demagogia, virtuosissima nelle scaltrezze della retorica. • Di rado ci accorgiamo di uno sdoppiamento, pur frequentissimo, nei nostri giudizi : opponiamo l'ideale del nostro partito alla concre– tezza di quello avversario. • I partiti, le fazioni, le sette vivono per gli errori e degli errori degli avversari. Correggendo il proprio si distrugge l'errore (e talora il partito) avversario. • Il popolo italiano a me sembra insanabilmente refrattario agli artifizi, alle esteriorità, alle panacee: associazioni, comitati, congressi, ecc. Egli non crede, non piega, non si dona che alla superiorità spi– rituale: agli uomini interi e coerentissimi. Ma questo è già un indizio di superiorità. BibliotecaGino Bianco
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