Vita fraterna - anno I - n. 1 - gennaio 1917
-5- profondamente eterodossa. E la sua eterodossia era sempre stata qualcosa di terribilmente personale e sentito, non la veste comoda e quasi alla moda ch'era per molti. . Se fosse stata tale, non avrebbe essa necessariamente sofferto, perchè anche altre ragazze a Newnham (1) in quell'epoca non erano religiosamente ortodosse, e l'os– servanza delle pratiche religiose non era imposta in modo alcuno. Se si fosse accontentata allora di una facile negazione, non avrebbe avuto nessun fastidio, ma la negazione non l'aveva mai accontentata, nè al– lora, nè poi, nè mai. La nega~ione non era per lei se non il primo passo verso la ricerca di un'affermazione, la terribile, tremenda ricerca di una realtà personal– mente sentita. Le sue compagne di studio a Newnham non erano state assolutamente capaci di capire quella prima manifestazione dell'elemento mistico in lei, e lo stesso era avvenuto per le altre questioni. Nel 1897, « il problema femminile » era ancora una questione accademica, ed· anche per una ragazza di università era un' affare di pura giustizia astratta, da discutersi con calma. Per lei non era mai stato così : in lei la donna vibrava colla stessa intensità dell'impeto mi• stico e mentre gli altri pensavano, essa soffriva, mentre gli altri speculavano e deliberavano, essa viveva e sapeva. Dopo Newnham, erano venuti tre anni di vita in famiglia, una buona dose di esperienza mondana e un graduale rilassamento di ogni e qualsiasi entusiasmo. I suoi non avevano desiderato eh' essa si dedicasse ad una professione e così per qualche tempo aveva cer– cato uno sfogo alle sue energie nel lavoro sociale. Ma la filantropia· non poteva ritenerla, essa ne vedeva sempre troppo chiaramente il carattere puramente pal– liativo, sì che se n'era ritratta presto, stanca e insoddi- (1) Kew11ham è il nome di uno dei due collegi femminili annessi all'Unh·er– sit~ di Cambridge. Biblioteca Gino Bianco
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