Vita fraterna - anno I - n. 1 - gennaio 1917

21 al centro la sua vecchia anima. L'Italia silenziosa ha detto forse per prima la parola più vivida e intelligentemente scrutatrice; l'ha detta il Serra nell'andare serenamente conscio e rassegnato incontro alla morte, l'ha detta con quella movenza tranquilla e indolente del. suo spirito « la guerra non cambia nulla, nemmen la letteratura ». E vi sarà chi potrà sentire solo in questa parola quello. scetti– cismo latino e particolarmente italiano che è spesso m·eravigliosa acutezza di pensiero che va dritto alla verità; ma chi la diceva pren– deva l' arme dopo aver vissuto quel conflitto di passfone e di intel– letto insieme, nuovo nella storia di un popolo; prendeva l' arme e alla guerra non chiedeva per sè che il compimento del suo destino, della guerra, in cui credeva con fede d'uomo che ama la vita, af– fermava il valore unico del sacrificio per il sacrificio, del dolore per il dolore. Vista a questa luce l'affermazione del Serra è la parola più calda d' ideale con cui l'Italia, scesa libera e cosciente nel campo dell'armi, risponde a una concezione utilitaria che è nell'abito nostro mentale e spirituale del passato, risponde a chi guardando a questa guerra che ci distrugge e ingoia il nostro bene ha bisogno di cre– dere anche per la vita morale e intellettuale nel giorno della resa dei conti. In queste affermazioni negative del Serra, çome nella passione contenuta che le detta, v'è la sincerità prima e nuova di un uomo che ha strappato d'un colpo i mille sottilissimi fili della retorica per cui il passa~o ci avvinceva in una forma di verità che la realtà ha già sorpassato. Il Serra nel negare afferma: nega della guerra, come un mito, la virti'.1rinnovatrice e creatrice di valori morali e artistici ma nel sorpassare il passato, nel recidere mito e illusioni egli stringe più saldi in pugno quegli elementi essenziali, residuo della sua umanità passata traverso la vampata. E in ciò è l'affermazione: la guerra nel provare l'irriducibilità di un nucleo, l'afferma nella sua verità nuda e eterna. · Il giovane pacato italiano che prende l' armi senza sussulti di passione, umile e fortemente conscio del suo io corporeo e spirituale, del suo io che si è immerso nell'umanità senza esserne travolto, che alla vigilia della morte ha contato e vagliato quel che portava in sè, e s'è alleggerito, per scendere più profondo, del peso d'ogni men– zogna, caduto alla soglia dell'avvenire è già forse per il suo atto di sincerità un uomo nuovo. (Continua) s. R.~ v Asr. BibliotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=