Vita fraterna - anno I - n. 1 - gennaio 1917

20 Da una rivista tedesca infatti è ven.uta, .in tono ingenuamente sincero, una voce di rimpianto vivo e rimprovero per quel Péguy che ebbe la stoltezza di non mettersi al riparo dal piombo tedesco e di spegnere con sè il germe di opere a cui la dotta G~rmani'a pro– metteva plauso, edizioni e commenti. I Tedeschi distributori di morte non sanno essi forse l'amore delle più belle anime latine, dei più perfetti esemplari di nostra gente, per la morte, come l'atto più intenso di vita e che il fiotto di vita, che travolge oggi, disseta ogni passione d'eternità: non sentono che quella piccola macchia nera c_he segnò il corpo di Péguy sulla terra di Francia la vedranno_ sempre i francesi con gratitudine traverso l'opera sua incompiuta come l'o!llbra protesa di un santo traverso un colonnato sacro aperto sotto il cielo. Da noi, in Fra~cia, in Inghilterra, in Francia sopratutto, si scruta ansiosamente l'avvenire, quell'avvenire che ha per tutti lo stesso punto di partenza; l' indomani della guerra: nell'indagine traluce la. speranza di cui han bisogno Je anim~: speranza di rinnovamento, speranza che l'onda sacra del sangue dei c~duti scorra a purificare a vivificare i vivi. La Francia fiera del miracolo per cui si sa rinata sente che anche per l' arte le vecchie vie sono sbarrate per sempre, crede nell'avvento di un'arte morale semplice, solida, un'arte nata nel!' atmosfera di santità e di purezza in cui vive l'eroe, l'eroe di cui si altera nel pensiero di chi è alle retrovie la semplice fisionomia, l'umile umanità. Si. parla molto in Francia della fortuna che avrà la letteratura classica, si afferma per l'avvenire lo scomparire dell' in– dividualismo in arte,· perchè l'uomo milite, nell'immane conflit_to d'oggi avrà imparato per sempre ad annullare la sua individualità nella vita e per la vita collettiva. Ma sarebbe forse più naturale pensare che l'indomani della guerra segnerà l'allentamento di quella tensione d' energie che tocca ora lo spasimo: l'uomo ha sentito oggi la sua vita persa nell'infinito delle vite, ma appunto per questo ha visto ancor più preciso, inesorabilmente segnato quel cerchio ridotto così piccolo, in cui è rinchiusa la breve storia del suo io. Vi sia più o meno individualismo nella nuova arte, e vi sarà forse, mai indivi– dualismo sarà più diverso dall'orgoglioso egotismo romantico. Chi di noi può figurarsi di quale lume di sincerità, di umiltà sopratutto il lungo faccia a faccia con la morte può rischiarare la vita umana? Il vecchio mondo guarda al nuovo, ignoto, e lo edifica, o. crede edificarlo emendando, purificando il passato, non pensa che questo edificio che eleva non potrà mai essere nuovo perchè esso, il vecchio mondo nel concepirlo, per via di negazione o di reazione, vi posa BibliotecaGino Bianco

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