Vita fraterna - anno I - n. 1 - gennaio 1917
12 scrive un fratello bersagliere: « Coraggio! Viva la nostra grande Italia ! » Qualcuno accenna alla « vendetta » : « •..• ti auguro di guarir p_restoe tornare a vendicarti contro il barbaronemico». Un compagno d'armi si propone di vendicar l'amico che ha visto cadere. (Ma questi sono accenni isolati: da certe conversazioni tra feriti, si rileva che il disprezzo e l'odio. generali non sono per i soldati nemici , bensì per il Governo austriaco, che vien personificato in « Cecco Beppe >)). Scrivono anche i padri, con un affetto contenuto che traspare più che mai dalle espressioni vive d'una gentilezza un po' ruvida ; e dànno _, i genitori delle campagne del mezzogiorno - la « Santa Benedizione », che il figlio, a sua volta - richiede nelle proprie lettere. Da ultimo 1 i saluti : dettagliati , uniformi: coi nomi di tutti i famigliari, parenti, « compari 'i>, amici: saluti ai quali il malato fa rispondere con· uguale precisione, per timore che qualche dimenticato si offenda! · Anche le risposte sono una rivelazione: ma più implicita, per dir così: quasi sempre, il malato non vuol esporre quel che. desidera scrivere ai suoi cari: si direbbe che disdegna l'espressione! « E eh'aggio a di' ? .... Rispondete voi !.... » - Nel << rispondete » comprendono tutto: secondo ciò che hanno scritto da casa con·viene « rispondere » : ma il mes– saggio ce lo dettano, sì , con lo sguardo, col silenzio stesso .... , e con l'approvazione che dànno poi alla lettera scritta, quando la leggiamo loro. Prima, consentono solamente a darci due o tre indica– zioni: <.: Scrivete che sto bene. » - « Proprio bene? .... Diremo che continuate a migliorare >> ( e « lentamente », bisogna spesso aggiungere poi, scrivendo, per non illudere troppo! .... ) » Sta bene: di te pure così.... E fategli coraggio, che voi sapete megùo di me!.' ... » Biblioteca Gino Bianco
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