Via Consolare - anno II - n. 7-8 - luglio-agosto 1941

stemaziooe. Ma le sistemazioni di questo genere erano dif6cili, perchè quelli del paese non volevano farsi canzonare s·po• sando ragazze che erano state su la bocca di tutti. Ma poi col tempo e Ja prudenza, in uu modo o neJI' altro, tutto si riaccomo• dava e il pae~ino tornava tranquiJlo. A sera la valle diventava bruna e il lago verde come il monte, chè non vedevi quando l'uno finiva e l'altro incominciava. Cielo, monte e lago si trapuntavano di ste'I• line gialle .. Dopo cena Ja gente veniva su la piaz• zetta della chiesa a prendersi il fre 4CO ; un fresco che scendeva giù dalla montagna, profumato di fragole e di fieuo giovane. Dentro la Chiesa, sbiancata dalla luna, Don Enrico brontolava il Mater Regina, e guardava, attraverso la tenda mossa dal vento. Ja gente di fllori a cicalare goden• dosi il fresco senza pensare alla salute dcli' anima. Chiudeva poi la chiesa dando la buona notte a tutti, e se ne andava col mazzo di chiavi penzoloni. Intanto il faro della doga,,a spazzava il lago, e i pipistrelli volteggiavano rasenti ai muri, tocca11do quasi la capigliatura alle ragazze. Queste mandavano gridetti più per farsi seutire dal giovHnoui che per paura. L'Ambrogio seduto per terra in mezzo al crocchio rideva coi piedi in mano tiran• dosi il gozzo. - Canta Ambrogio, canta quella nuo• va • e lui cantava : La punta del mio cor l'adoperai per una penna, il sangue delle vene adoperai per un inchiostro. Poi dopo tanto parlottare veniva il buio perchè la luna era scivolata dietro al monte, e sul sagrato si vedeva solo il luc• cicbio delle sigarette. Le ragazze strillava• no,per i pizzicotti venuti senza sapere da dove. Don Enrico allora si affacciava alla finestra del primo piano sopra al fico, e chiudeva le persiane sbattendole per dire che era ora di smeterla e di andare a letto. Le risate si smorzavano nel buio, e le donne incominciavano a chiamare i ragazzi per nome. La Nena, finito di lavare i piatti e di regolare le besti.e nella stalla, veniva con gli zoccoli in mano a prendersi il figlio per fargli lavare i pied.i alla fontana prima di portarlo a letto. UGO GALEITI Opera del Nietzsche filologo, sotto l' inflnsso della filosofia di Schopenhauer e dell' amicizia di Wagner; opera calma e serena, lontana dall'ebbrezza di distruzione e di creazione delle opere posteriori; opera che il Nietzsche poi rinnegherà per riallacciarvisi infine, con la teoria dell' Eterno ritorno, dell' inestinguibilità della vita . . . Dioniso e Zarathustra. La tragedia greca è il trionfo dello spirito ellenico sul pessimismo; essa è "Estasi dionisiaca ,, espressa in forma "Apollinea ,,. Nietzsche parte da Schopenhauer, ne accetta la metafisica, - il mondo come volontà e rappresentazione, - ma se ne distacca nella conclusione pratica . . . Il mondo è nella sua essenza dolore, la vita è male - tuttavia l' uomo non cercherà l' annientamento nella propria volontà di vivere, ma si rifugierà nell' illusione. [ Greci su per aro no il pessi1nismo con la " Saggezza tragica ,,, sintesi dell' illusione dionisiaca e apollinea. - Vediamo di chiarìre questi termini. L'illusione dionisiaca è stato di estasi e di ebbrezza nel quale l' uomo, oltrepassato il " Principium individuationis,, , prende coscienza della propria identità essenziale con la natura e gli altri esseri . . . Al di sopra della morte e del dolore sta l' inestinguibilità della sua essenza - la volontà - . . . L' uomo dice alla vita : " Ti voglio, perchè tu sei la vita eterna ,,. L'illusione apollinea: il mondo completato come un' opera d' arte di superiore bellezza, causa d' inLuigi Servolini - <Lupicante> xilografia Fondazione Ruffilli - Forlì finita voluttà ; essa è paragonabile al sogno, nel quale noi contempliamo l'incubo terribile . e un pensiero ci conforta: "Non è che un sogno, voglio continuare a sognarlo ,,... Apollineo è il mito degli dei dell' Olimpio, con il quale i Greci si consolavano delle miserie della vita. Ecco la tragedia : Dioniso - orgia riso pianto - rappresentato in forma apollinea - il mito - plastica e serena. " La nascita della tragedia ,, è opera del Nietzsche filologo, come si è detto; opera del Nietzsche che aveva affrontato il problema del "pessimismo,, ma non ancora quello - che in lui divenne fondamentale - della "decadenza ,,. Qui parla lo studioso profondo, il professore di Basilea; il sno accento è misurato - Schopenhaueriano. In lui domina il sentimento di rispetto, il culto dei grandi maestri, i Greci, Schopenhauer,Wagner, sui quali, come su tre grandi pilastri, avrebbe voluto sorgesse il nuovo edificio della cultura tedesca. (Vedere anche, nel medesimo volume, la conferenza sulla " Cultura tedesca nei ·rapporti con Schopenhauer ,,). Solo più tardi da una gravissima crisi fisica - parallela al travaglio psichico - sorgerà il ietzsche -Zarathustra, il terribile distruttore, il grande lirico, lo psicologo e il fisiologo - l' annunciatore del Su- ~omo. ALESSANDRO ORENGO ( F. Nietzsche: "La na,cita della tragedia,,. Ed. Sonzogno. I. Voi. deU' Opera omnia di F. Nietzsche ). 13

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