Via Consolare - anno II - n. 7-8 - luglio-agosto 1941

PIONIERI AFRICANI ROMOLO GESSI (cu11tiuu11zit,,ir. ,. fi11,) Questa grande zona bassa e paludosa nella sua parte orientale, iu vicinanza del Nilo accidentata e montuosa nella parte occidentale, era da oltre 25 anni uno dei principali teatri della caccia agli schiavi, esercitata su vastissima scala dai ricchi mercanti arabi di Cbart~m e di Sciacca e da una pleiade di piccoli t.rttfficanti i11 sottordine chiamati " gelabba ,. e favorita da coloro che dal traffico ricavavano un utile più o meno diretto con a capo tutti i funzionari ed ufficiali Egiziani proposti al comando delJe varie stazioni, i 4uali quel flagello avrebbero dovuto combattere. Fra questi vi era pure il famigerato· Suleiman Bej di S-.:iacca, che, dopo aver accumula te vistose ricchezze col traffico degli schiavi, pensò un bel giorno di ribellarsi al gover• no Egiziano e di gettarsi con le sue orde nel Bahr-el Gazal, ed ivi reclutato con fe. roci razzie e assalti a stazioni governative un esercito d~ 15000 predoni ben armati, si era dichiarato sovrano di tutta la pro• vincia. Era necessario perciò agire subito e con energia perchè la rivolta non pren• desse ampi sviluppi. li l 5 luglio 1878 Gessi partì da Chartum con 40 uomini sul battello fluviale Berdeen, che aveva a rimorchio due pontoni di munizioni. Tutto questo era ciò che Gordon aveva potuto dargli alla partenza. Durante il viaggio nelle stazioni governative del Nilo e del Bbarel Gazal egli doveva raccogliere sotto le sue insegne una forza di 7500 uomini, coi quali avrebbero dovuto tentare l' impresa. I conti fatti al tavolino non tenevano però conto dell' opposizione, della diffidente oatilità, che mostravano più o meno tutti i capi locali. Il reclutamento fu per Gessi un travaglio: dovette minacciare, procedere con estrema decisione per scuotere Ja colposa apatia di quei capi ed alla fine si trovò ad aver racimolato dopo marcie fati• cose su terreni paludosi e intricati la mi• sera forza di 2600 uomini, ossia un terzo di quello che ero nelle previsioni di Gordon. 'Per di più tutti questi seguaci erano neri ed arabi, delJa cui fedeltà bisognava particolarmente diffidare. E poi in così pie• colo esercito tutto era ancora da organiz• zare; bisognava inquadrare organicamente quegli uomini messi insieme farraginosamente, e provvedere alle munizioni che scarseggiavano in modo preoccupante. I\ia non per questo l'animo di Gessi si avvilì: una lunga esperienza di vita gli aveva insegnato che la fede può compiere miracoli ed egU ebbe prima di tutti fede iu Se stesso. Una volta che il dado era tratto bisognava marciare senza. tentennamenti, senza rigirare gli ostacoli 11!,B affrontandoli coraggiosamente. Sapeva pure che spesse volte lo fortuna è dalla parte degli audaci. Però più che audacia, poteva chiamarsi temerarietà Fondazione Ruffilli - Forlì quella di marciare in regioni sconosciute e piene di insidie contro un nemico sei volte più numeroso e meglio fornito di mu• nizioui. Impose alle sue schiere una disci• plina ferrea e, sempre lusingandole con la promessa di rinforzi e munizioni, riuscì a far costruire loro un campo trincerato che poteva costituire uu' ottima base per le future azioni coutro i ribelli. li 28 dicembre di quell'anno stesso fu attaccato da Suleiman, ma il nemico venne e11ergicamente respinto, mentre mucchi di cadaveri dei ribelli rimaue\:'.ano sulle difese .. Ma mentre la prima era stata più una scaramuccia che una vera battaglia, Suleiman, credendo di potersi sbarazzare con facilità cli quell' esiguo rnanipolo isolato uel cuore del Sudan, tentò l'azione in grande stile 11 13 gennaio impiegandovi tulle le eue forze. Il campo trincerato di Gessi fu as9alito da tutte le parti, bombardato a lungo, ma la tenBci:,, la féde del mirabile difensore, ebbe ancora una volta ragione. L'impeto bru• to degli uomini di Suleiman trovò una mu• raglia di ferro, contro 1a quale riuscirono· vani tutti gli sforzi ; ed ogni ora trascorsa aumentava paurosamene i vuoti nelle file dei feroci ribelli. Il giorno seguente I' at• tacco riprese con maggior veemenzat ma fu vano. Cominciò allora a serpeggiare nel• le file dei ribelli lo scoraggiamento: vederei così audaciamente tenuti in iscacco da forze infinitamente minori iniettò in loro una sfiducia fatale agli effetti d·egli ulteriori sviluppi della lotta. Gessi era ovunque a sostenere con l'incitamento e con l' esempio i suoi uomini, con la calma ammirevole dell' uomo che è deciso a tutto, pur di andare fino in fondo. Alla fine del secondo giorno il nemico abbandonava la lotta: forse il momento poteva essere decisivo per il completo successo ma Gessi non aveva munizioni snfficenti per gettarsi all'inseguimento del nemico disorganizzato. Anche fra le sue file poi si erano dovute registrare perdite non indifferenti e dolorose; per di più cominciarono ad infierire nel campo due spaventosi flagelli : il vaiuolo nero e la dissenteria che operaro• no nuovi vuoti. Le posizioni tornavano ancora ad juvertirsi: mentre da una parte l'esercito di Gessi era oppre3so crudel• mente dai morbi pestilenziali e martoriato dalla scarsezza dei viveri, dall'altra parte Suleiman aveva avuto il tempo di riorga• nizzare il suo esercito e di chiedere rinforzi ovunque. La tempra del Gessi non si smarrì neppure questa volta; di fronte al pericolo restò calmo e maturò nella sua mente un piano d' attacco. Era impossibile temporeggiare, con la prospettiva di vedersi ridotti alla fame. lJ 18 marzo cosi il Gessi tentò l'azione decisiva; audaceme ote effettuò una sortita dal campo ed attac• cò con estrema energia il nemico. Furono otto ore di combattimento asprissimo, di una violenza inaudita, ma aUa fiu.e i ribelli erano completamente sconfitti e il loro campo era incendiato. Anche questa volta l'inseguimento risultò impOssibile, ma non per questo Gessi perse il suo tempo : anzi egli ripulì in poco tempo il paese da tutti i trafficanti di schiavi organizzandovi la vita su nuove basi. Quasi ogni giorno si rivelavano gli episodi truci della schiavitù, ad opera dei "'gelabba,, e dei negrieri ; sovente molti di questi schiavi venivano orribilmente uccisi. Il Gessi fu inesorabile : fece fucilare anche i più crudeli fra quei tristi mercanti e liberò tutti gli schiavi. .Ma Soleiman non si era dato ancora per vinto e lavorava in sordina per raccogliere sotto le sue bandiere numerose schie• re. Era necessario agire prima che la si• ·tuazione diventasse ruaggiormente pericolosa; formata uua colonna volante il Ges• . si ai primi di luglio iniziò l'inseguimento del nemico, lo raggiunse e lo costrinse alla resa. In questa marcia rapidissima ac• compagnato da pochi coraggiosi Gessi ave• va osato tutto e la vittoria aveva coronato l'ardimento. Suleiman si era arreso circondato da pochi valorosi, crede odo di avere attorno a se tutto. l'esercito nemico e pochi giorni dopo veniva fucilato assie• me ad altri nove capi. Terminava così. con pieno successo l'impresa, che nascondeva in sè difficoltà tali da parere insormontabili. Sul fosco e tenebroso regno della schiavitù e della barbarie tòruava a brillare la luce fulgente della civiltà.L'opera del Gessi non si arrestò alle sole operazioui belli• che, ma si estese anche alr organizzazione pacifica e infaticabile di quelle popolazioni. Nominato pascià e governatore del Bahar el Gazal creò in poco tempo numerose opere di civiltà, aprì: strade, canali, fondò scuole. La sua attività non· conosceva soste. Era però scritto nel libro del destino che tutte quelle opere dovessero più tardi perire e che le popolazioni dovessero tornare ad essere infestate dalla peste della schiavitù, perchè difficile è e• stirpare un male dove esso ha preso forma di cancrena. Le invidie non tardarono a sorgere attorno alla sua opera e con l'invidia . vennero le calunnie. Il nuovo governatore prestò facile orecchio a tutte queste voci e richiamò il Gessi, facendo in tal modo rifiorire le speranze dei feroci negrieri. Ri• chiamato a Cbartum fece il viaggio di ritorno sul Saphia, viaggio pericolosissimo per l' ostruzione dei sedd. Riuscì e proseguire in mezzo a sofferenze atroci e a scene indicibili df cannibalismo. La sfiducia e la morte abbattevano tutti gli uomini dell'equipaggio. Anche Gessi fu sul punto di morire ; ma la sua fibra d'acciaio seppe ancora una volta trionfare per un po' sull'avverso destino. Alle an• goecie mortali dell'animo per vedersi trattato così duramente da coloro, per i quali aveva dato la sua vita eroica, si aggiunsero le angoscie del corpo. Ma il diritto di resistere ad oltranza è di chi ha ~uperato il limite di ogni rinuncia e la virtù di tollerare con animo superiore è di chi ha toccato il fondo di ogni. dolore. La fortuna sembrò arridergli ancora quando venne salvato assieme al resto dell'equipaggio da un• battello di soccorso. Ma le sofferenze avevano inciso fatalmente. 9

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