~ DI SATURNOMONTANARI di 'Walw,, 1)i,,uuti. Avevamo sentito, io non so quale fiaba raccontataci da fanciulli, che quando muore un poeta una nube oscura per un attimo il sole. E così credevamo dovesse avvenire, quella mattina della nascente primavera, quando da una voce ignota udimmo che Nino era morto in un ospedaletto da campo, presso il confine greco-albanese. Ma il sole non si oscurò, nè i passeri delle larghe vie di Romagna arrestarono per un momento il loro volo : tutto continuò come prima, nel mondo esterno, come se nulla fosse stato, come se 1a voce del poeta fatto si soldato risuonasse ancora sulle alture desolate d'Albania. Soltanto un gran vuoto si fece nei nostri animi · eravamo pochi amici intimi, per caso a Ravenna in breve licenza - e un immenso dolore piombò improv: viso sulla casa davanti a S. Giovanni Battista che, fanciulli, avevamo eletto a dimora dei giuochi, dei sogni, delle più belle speranze. Poi gfonse la notizia ufficiale : Saturno Monta• nari, sottotenente del 140° Fanteria era deceduto il 21 febbraio u. s. in seguito a malattia contratta in servizio di guerra ml fronte greco • albanese. Parlare di lui, anche a qualche mese dalla morte, su questa rivista che fin dal primo numero lo annoverò tra i collaboratori più cari, è difficile, specie per chi gli fu fraterno amico e ancora troppo vivo con• serva il ricordo. Chi lo praticava, per antica consue• tudine di fede e di lavoro, ha assimilato la sua poesia al punto da non poterla osser·vare con occhio critico. Leggo ,ma lirica, dalla prima opera " Occhilucenti,, o da "Voci in tono minore,, o da ,mo qualsiasi dei ta,iti periodici nei quali Saturno Mo,itanari prodigò la sua fluente vena e non ima sola impressione critica io so trarre. Dai versi malati di malinconia, quasi presaghi del destino crudele, sempre a me viene l'immagine del fratello scomparso, quale mi apparve nel nostro ultimo incontro, in riva al mare Adriatico, qnando mi parlò dei moi progetti, del suo più recente lavoro, del desiderio immenso di appagare nella guerra la grande fede. · Non farò quindi, per i lettori di " Via Consolare,, una cronaca di circostanza con intendimenti critici. L' ultima parola su Saturno Montanari poeta spetta a chi voglia onestamente darci un panorama dell<i moderna poesia italiana, dal quale il nostro non può essere escluso. Non fu di questa o quella scuola : non fu di moda perchè rifuggiva dall' ermetismo, non destò l' interesse degli anatomizzatori della poesia poichè la sua ispirazione era troppo semplice e non si prestava ad elocubrazioni prendonitiche. Nella premess<L al suo primo volume di liriche "Occhilncenti,, (Bologna 1939) aveva s~ritto di non essere un romantico ne un crepuscolare : voleva essere Fondaziqre Ruffilli- Forlì solo un romagnolo e innamorarsi e commuoversi, e cantare quel che gli dettava il cuore. Sarebbe quindi inutile vedere, in questa sede, quanto egli fosse vicino all'ispirazione di un Corassini. E' forse più interessante notare che si tratta di una somiglianza meramente spiriwale, di una affinità, d' animo e di sensibilità, poichè le liriche del povero poeta fanciullo egli non le conosceva ancora quando pubblicò " Occhilucenti ,,. Gliele feci conoscere io, avendo notato l' affinità, che da esse liriche si rivelava. Per noi che gli fummo amici e che la memoria di lui conserviamo nel più profondo del cuore, è più importante l' insegnamento che ci proviene da una vita tutta dedicata alla Poesia e alla Patria, al lavoro, ai sogni più pu.ri ed alti. . . Aveva iniziata la rna attività, letteraria quasi per scherzo, scoprendo in versi satirici la facile vena. Ricordo di lui certi nuovi canti della Divina Commedia, scritti sui banchi di scuola, nei quali tutti noi, com• pagni di studio ed amici, eravamo dipinti, a seconda delle caratteristiche più salienti del nostro carattere. Poi lavorò in silenzio per qualche tempo, di nascosto. Lessi qualche lirica fornitami da un comune amico. Del mio giudizio temeva un poco, e perciò non amava tenermi al corrente della sua attività,. Più tardi lavorammo insieme ad una pubblica• zione edita dal Guf di Ravenna e in questa occasione egli non ebbe più segreti per me. Lo consigliai nel scegliere dne liriche da pubblicarsi nel numero nnico, lessi quasi quanto aveva scritto sino a quel momento. Saturno Montanari mi si rivelò poeta e doppiamènte da quel giorno I.o ama'i. Pubblicò il primo 110lwne: "Occhilucenti,,, seguito a pochi mesi da" Voci in tono minore,,, opera di minor mole ma di più vasto respiro, più ricca ispirazione, maggiore originalita. V enne la guerra e per l' ultima volta lo incon• trai a Marina di Ravenna ove egli, sottotenente ali' 11° fanteria, si era recato in breve permesso. Voleva andare snbito al fronte, era assetato di lotta e di gloria : non mi parlò di poesia, non del suo lavoro. Ora egli era tutto dedito allo nuova attività, al servizio della Patria e pensava che scrivere versi o articoli rappresentasse una vanità, imperdonabile. Ci lasciammo con un abbraccio, quasi presagendo che non ci saremmo più rivisti. • • Dicembre 1940. Ero al corso per allievi ufficiali quando appresi che vivo, rotti gli indugi, aveva fatto pressione per essere trasferito ad un reparto operante ed era stato assegnato al 140° fanteria della gloriosa Divisione Bari. All'improvviso partì, raggiante di felicit~, pieno di vita per più donare di sè; raggiunse presto la linea, fu impegnato in durissimi combattimenti. Ma nessuno saprebbe, se non ci fossero le testimonianze dei camerati e dei superiori, quanto eroicamente abbia combattuto, resistendo, egli piuttosto debole di costittizione, alle fatiche, al freddo, all' inferno della gnerra invernale d' Albania. Non ne seri-
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