Via Consolare - anno II - n. 6 - giugno 1941

« ~co~ ~/tfà » NOTA - La commedia ormai famosa di Thornton Wilder, La piccola città, ha fatto sorgere ovunque un vero vespaio polemico : critici e spettatori che la portano alle stelle, altri che invece negano in essa ogni benchè minimo alito di poesia. Della commedia già altre volte è stato scritto in Via Consolare ; ad ogni modo pubblichiamo a,iche il seguente articolo che ci è particolarmente piaciitto, anche se non condividia• mo pienamente le ajf ermazioni del nostro collaboratore. Non credo che sia stata detta una parola definitiva intorno alla singolare commedia di Thorntou Wilder ; magari la diranno i figli dei nostri figli, e allora con visione più chiara e senza riguardi. Certo, se n' è parlato fin troppo ; ma poichè è appena terminata a Milano la serie delle repliche fortunate, vorrem.mo aggiungere qualcosa. Ricordo nella sala bassa e ovattata del "Nuovo » un mormorio d' attesa, che rimbalzava da un gruppo all' altro cli signore eleganti e fin troppo bene informate. Invece alla mia destra e' era una dimessa coppia (la moglie reggeva in grembo il cappello e la mano del marito) di quelle brave persone che la domenica sera scelgono a caso un teatro per divertirsi onestamente. Ebbene fin dalle prime battute, mentre io pensavo che nessuno meglio di loro potesse identificarsi con i personaggi che si muovevano sul palcoscenico, cominciarono a spazientirsi e a fare un aspro confronto con certa signora delle camelie, che fort11natamente. non si erano lasciati sfuggire poco tempo prima. di ~ 13~ specie di fascino sottile, proprio una magia, che mi lasciò la sensazione come di 11na squisita fantasia di piccole cose, sospesa nel tempo e nello spazio, lontana da tutto miracolosamente ; vicina soltanto ai nostri pallidi fantasmi di povera gente cittadina. Poi scese il sipario sull' invisibile cittadina di Grover' s Corners, terminando anche ·la magia. E' chiaro che l' a11tore s' è giovato di una materia facile e a portata di tutti da tempo ; e mi piace immaginare che nessuno l' avrebbe trattala mai : è sempre persuasiva la voce dei morti ! E la stessa casalinga poesia dei piccoli fatti (eh~ son poi grandissimi) della nostra vita, aveva in sè una tale facilità di far presa su di noi, noi che non abbiamo, che non possediamo altro, che non avrebbe mancato di allontanare qualsiasi modesto e onesto artista. on si creda infine che la poesia drammatica possa consistere nella giornata incolore di un certo dottor Gibbs, perchè sarebbe troppo facile. La vita è piena di dottori Gibbs, le loro vicende sono in fondo le vicende di t11tti, ma non per q11esto ciascuno di essi ha in sè conten11to il motivo di un grande dramma. D'altra parte la vita non è affatto piena di 11omiui come Lear od Otello, e gli stessi casi (un semplice esempio) di Angelo Baldovino o di Fedia, sono ben lontani dalla usualità bonaria e uniforme di codesti signori cli Grover' s Corners. Così come non è vero che dramma ci sia dietro ad ogni facciata, entro ogni volto. e sproporzione possono consentire l'opera d' arte, ma non lo consentiranno mai piattezza, uniformità, grigiore. D' altra parte non andremo certo a cercare lo straordinario attraverso magri espedienti scenici ; anzi, lo strano è questo : Thoruton \Vilder si rifà a Pirandello soltanto per ciò che è esteriore, tecnica (un dato particolare esempio di tecnica scenic.a), e di Pirandello poi mostra di ignorare tutto. Mentre non riesce nemmeno a sfiorare la poesia terribilmente 11mana del1' altra sua radice, Liliom. Bisogna guardarsi da questa risorgente magia delle piccole cose della nostra vita quotidiana, che non vanno identificate con q11ei tali elementi primordiali della vita dell' 110mo cbe soli possono dare l11ogo a vera poesia : qui non e' è grande passione, nè gran furore; n11lla di sublime o di abbietto, non un grande errore, non 11na grande fede. Q11i tutto si riduce a uno sterile grido, dove non e' è che 110 senso di inutilità nostra, un essere sempre disperatamente legati a questo nascere, vivere e morire, non con• fortato da nulla, anzi cieco, meschino, grigio. Per carità, nessuno meglio di noi comprende quanto sia sacro pensare alle nostre anime distaccate dalle faticose misere faccende .... ma noi rifiutiamo codesto svezzarsi lento, codesto essere in cima a una collina legati ancora a venti, a stelle, a deboli ricordi, e in attesa di q11alcosa d'indefinito .... Basta con tutto questo! Le nostre anime saran ben vive dopo di noi, e così vogliamo essere sempre, non altrimenti che vivi. VITTORIO BONICELLI Sul palcoscenico agiva 11nacompagnia perfetta, una regìa magica e accortissima, e il p11bblico, nei primi due atti, seppe stranamente ridere e divertirsi, come se fosse stato avvertito di fare così e per carità di non pensare troppo. Invece nel terzo restò col fiato sospeso a seguire la saltellante drammaticità di Elsa Merlini. Mi prese fin da principio una L'arte, e tanto più quella drammatica, ha in sè 11n elemento fondamentale : lo straordinario. Deformità "Natale in casa CuP,iello,. di Eduardo De Filippo Compagnia De Filippo Fondaz~e Ruffilli - Forlì

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