tale il fatto avrebbe potuto non soddisfarei' se non fosse intervenuta a concretarlo, a farne un che di umido, una meravigliosa sensibilitd scenica per cui l' azione si rivelava nella regia per mezzo di una mimica accuratissima il cui valore decisivo ai fini della riuscita dello spettacolo si è rivelato nel bellissimo " Cavalier Miseria,, che infatti è stato risolto in una libera possibilitd di movimento. Quì la misura, l' eleganza dei gesti realizzati con una semplicitd linèare entravano nel fiabesco dove vivevano poeticamente, e soltanto così qvrebbero potuto vivere, della loro armatissima ingenuitd. Il ritmo lirico del testo sincronizzato con quello della regìa ; l' esperienza stessa della traduzione ha forse suggerito al Fulchignoni il tempo della regia, per cui si potrebbe dire che questa è cominciata non dopo il testo ma col testo medesimo. Questo " Cavalier Miseria ,, è senza dubbio una delle cose migliori che Fulchignoni abbia finora realizzato. Peccato che quell' intervallo tra il primo e il secondo q1iadro abbia interrotto l'atmosfera e il suono del tamburo non ci è parso s1ifficiente per riempire il vuoto. Gli altri dne atti li consideriamo su un piano sperimentale. Mentre nel " Cavalier Miseria ,, la tennissima trama legava ad una particolare attenzione lo spettatore, negli altri due questo richiamo estremo era sommerso nella continua notazione lirica e pertanto sarebbe occorso forse un maggiore impegno nella ricerca di effetti non retorici nella recitazione. In questo senso gli altri due atti giapponesi non erano nel piano raggiunto dall' altro. Si trattava in sostanza di una lettura drammatica che richiedeva una messa in evidenza dell' elemento azione e che facesse figurare la parte lirica magari in una diversitd fisica di tono. Il che non è mancato sempre, ma comunque questa distinzione (distinzione che invece nel " Cavalier Miseria,, era raggiunta anche. perchè sottolineata dalla mimica) non è stata sempre chiara e definita. Tuttavia si è restati m un piano di intelligenza e di gusto rimarchevoli. Infine vogliamo finire con 1m' osservazione sul carattere della regìa di Fulchignoni, che offre un fuoco di fila di trovate, indice indubbio di temperamento, ma che non sempre rispetta la necessarietd di queste trovate. Insomma alcune di esse come tali sono indiscutibilmente ingegnose se prese per sè stesse, ma non sempre autorizzano un riconoscimento della loro funzione nell' economia generale estetica dello spettacolo. Un esempio lo abbiamo avuto in quel piscatoriano schermo bianco, nella "Donna d' Eguchi,,, dove la soluzione meccanica del fatto f antasma non era in linea, da un punto di vista poetico, con il ritmo impresso agli altri elementi. GIUSEPPE ANTONELLI e 1l•Cavalier Mi.seria> Un < nò > giapponese tradotto e realizzalo da Enrico Fulchignoni Fondazione Ruffilli - Forlì mE55lR R D lUI I1I IOJ " Strano giornale il "Meridia,10 di Roma ,, ! che accanto ad articoli seri e co.,cenziosi, succosi, pubblica con. la massima di1Jinvoltura, forse per amore cU va• rietà, altri pezzi in cui non. ,i sa se perdonare l'ingenuità del competente -o la faciloneria del dilettante 0 • Ecco che cosa scriveva diverso tempo fa il camerata Castelli. Ci è stata offerta l'occasione di rimettere in. ballo la questione proprio in questi giorni 11ei quali quel giornale sem• bra aumentare l' interesse per -l' incongruenza e. la stonatura. Specie nelle colo,we della rubrica "Artisti d'oggi,, ap• j:,aiono brevi biografie di artisii noli, come per esempio dello scultore A1arino Afarini, post'Ì in secondo ordine nell' impaginatura rispetto a degli pseudo profili di altrettanto pseudo artisti. in questi scritti, quel che è peggio, la poca chiarezza è prodotta non da i11ge,1uità ma da incompetenza aggravata dalla intenzione manifesta di giustificare un' arte di cui neppure il presu.11to critico di buona volontà risrilta convinto. Tant'è vero che si giunge persino a parlare di tono quando proprio del tono non. è affàtto il caso di trattare; rescindendo infatti dallo spiccato valore letterario che può in.formare certa pittura, noi potrem.mo riscontrare solo nel valore lineare e di bianco e di nero l'arte positiva di es.sa. Non dimentichiamo di aver posto questo problema del " Tono,, proprio quando eravamo di frontP. a quelle "strane divagazioni spirituali ricche d' i,-ueriorità,,, ed avevamo la fortuna di essere accanto al nostro critico. ll quale, siamo certi ha fatto uso della parola "tono u nell' ititeuto di giustificare tale arte da u,1 punto di vi,ta formale che è l'unico giu~to e del quale, e per lo meno <li questo, egli ha dimostrato di conoscere il valore. A1a se il punto <li partenza era giusto quello d'arrivo è errato i11. vieno ; ed è per questo che tutto lo sproloquio puzza lontano ru1 miglio di elegante. scappatoia : se questi giovani ascoltassero la voce dell' arte e basi.a, sarebbe tutto di gua.dagnato per loro e per gli altri. Tra que,t' ultimi poniamo i critici che pur di dimostrare qualcosa non dimostrano nulla. Speci~ i critici a richiesla: su ardi.nazione. Per gli art.isti ag• giungiamo che è una cosa vergognosa far ristam,pare per esempio da un com• piacente editore gli opuscoletti " Tipo partecipa:ione di morte,, e per di più autobiografici. JU quanto poi ai poeti peregrini che fau <lella prosa quando suscitati. dalla magnetica forza ciel pit.tore si ergono a Don Chisciotte di esso, sappiano che l'unico modo di rovinare l'amico artista è quello da loro fin d'ora perseguito <li monta.rio con vuote pa,-ole ed i11 uti.li in• giustificati battibecchi. J.lfa già' e inutile dir loro tutto questo; sconunettiamo che pur cli vedersi stampato " Un parco della rimembrauza" sul <Juel giornale, venderebbero la borsa di pelle e il cappello con. le fatidiche trombe d'argento. Poichè bisogna convin.cersi che recapitando delle lettere qualco,a s'impara : per lo menoa couoscerle. SILVANO FILIPPELLI 33
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