Via Consolare - anno II - n. 6 - giugno 1941

I RAGAZZI DI VIA SENECA I ragazzi di via Seneca sono quaei tutti poYeri. Si alzano appena giorno; e lì sulla ■trada aspettano in eilenzio che Pittingrì apra Ja porta di ca1a. Pittingrì ha quattordici anni, fa il cal- ■olaio, e la bottega cè l' ba in cima alle ,cale, con le pareti affumicate e piene di ritarli di giornali. Appena si sente il rumore dei suoi pa11i, i ragazzi ei avvicinano indifferenti, oon le mani in tasca. Cominciano a parla• re, prendono le bellette e ae le mettono in bocca; sputano in aria. Qualcuno appog• 1iato al muro acalcinato, fischia sgarbatamente. Pittingrì oggi è un po' pensieroso : non ri1ponde. Meutre nessuno lo guarda, dice all' improvviso che è ritornato Giuseppe; l'ha -Yieto ieri sera con una valigia grande; ■Yeva anche il cappello da uomo. l ragazzi rimangono impietriti; non banno più il coraggio di reepirare. Giusep• pe per loro è uoa specie di terrore, perchè ba rubato di notte in un caffè, e ha aTuto a che fare con i carabinieri che gli eono entrati in casa, e gli banno trovato i soldi dentro una buca. Adesso ritorna dopo due anni di carcere. Mentre etanoo così, l' aria si è rischia• rata. I gàtti sono apparsi dalle inferriate baaee, e camminano morbidi nell' ombra 1biadita. C' è dintorno un lieve brusio, che a poco • poce aumenta. E le finestre 1i apalanc:ano. . .. Mario, il ragazzo più piceolo, con gli ooohi baeei, 1t■ per piangere ; così, comin• eia • urlare che la madre di Giuseppe non oc lo dovrebbe riprendere a casa, dopo quello che ba fatto; lo dove•a mandar via, 1ubito. Proprio era un donnaccia anche lei ; e poi earebbe stata più liberà senza_ il fi.. glio. Quando diee questo ammicca in ma• niera buffa, alaando le mani esageratamente. ceme per far capire che lui le ea certe eose ; certi 1e1reti. Gli altri ragani non osano fare un geeto ; aono ammutoliti. ~Sembra clie ai Tergognino di quello che sta dicendo Ma: rio. Proprio vorrebbere che troncasse di parlare in quella maniera, eon la voce stri• dula ; ma non sanno. Ad un tratto è sbucato in fondo aUa etrada Giuseppe. Ha i pantaloni lunghi, a righe nere e grigie, e il viso bianco, come u.n malato. Viene raseote al muro, e ogni tanto alza la teeta di scatto. I ragazZ!,_ escono fuori dalla porta ; haono una smania di sentirlo parlare. Quando si avvicina, lo guardano ; ma nessuno riesce a dire una parola. Più che imbarazzati si sentono avviliti ; e il silenzio penoso, lunghissimo, li fa stare con gli occhi, che cominciano a lacrimare fissi per terra. FondazUe Ruffilli - Forlì Giueeppe però ad un tratto, ba preso a raccontare tante Goee meravigliose; poi dopo ua attimo di eileuio, dice che vuole formare un■ banda con un nome strano : Ittag. Lui ba co1truito nella etalla uoa forca per impiccare i gatti; e lì faranno le adunanze. Il capo sarebbe stato lui. Tutti as~oltano con un po' di batti• çuore •. Si sentono eccitati da una violenza, da una voglia di vedere, di correr~. Mentre parla, Giuseppe fa cenno di andare verso la stalla. I ragazzi si mettono a correre, aaltando in . aria come cavalli, urtandosi. La statla è umida e scura. Da una fi. ne1tra quadrangolare, piena di ragnatele, scende la luce che illumina eufficientemeute la terra emosaa, cosparaa di mattoni rotti e di cocce d' uovo. In mezzo pende una corda; più in là, in un angolo ci sono dei lacci eopra una sedia. Giuoeppe li prende e li diotribuioce cominciando da Pittingrì. Poi spiega a voce alta che bisogna ,tare attenti, percbè i gatti eono furbi, e che oon ai deve gridare. I ragazzi intanto fremono pensando ai 1atti impiccati. Vicillo alla bottega di Pittiogrl da molto tempo gettano in meazo alla strada incartate di avanzi di pesce. Qui i gatti sono ph\ ...m.. ansueti; si può anche lis'-=iarli. 4 una ve~chiena le vengono a,ma-ngiare nella mano. . .. ragazzi ueciti dalla atalla agitano i laooi. Pettingrì comincia a gridare: lttag, lttag. Allora neeeuno ai frena. Come paz■i ■i danno a correre dietro i gatti, gestieo• lando furioeamente. Le donne si affacciano alle ,_neetre. Scuotono la testa, mentre i gatti ecappano nelle 6oe1tre ba11e, dietro i 1otterra~ei. Verso il tramonto, quando 1i riunisco· no nella stalla, Mario cava fuori dalla ta• sca un groeeo pezzo di pane. Tutti lo guar• dano. Allora lui spiega con voce aspra, •· cuta, 1rattandoai un ginocchio, che l' ba preso alla mamma, e servirà per acahiappa• re i gatti. Giueeppe allunga una mano; ma Mario con un balzo ~ sulla atrada. Quando gli ahiudono la porta dietro le spalle, una rabbia gli gonfia gli occhi, I AB ■OHAMEHTI I Preghiamo i vecchi abbonati e quanti altri desiderano ricevere la nostr• ki1 vista di volere trasmettere col versamento in cc la loro quota di adesione. I I ' l Abbonamento •nnuo Sostenitore ed Enti Benemerito .•.. L. 20 L. 30 L.100 con violenza; una rabbia cattiva che gli fa venire brutti peneieri Pensa ·che non l'avrebbero voluto più nella banda, e che ]oro si sarebbero diver- ~titi lo stesso. Cosi, disperato, cammina verso caaa con gli occhi caldi di lagrime, e un odio dentro il sangue, un odio verso tutti, ver• so Pittingrì, verso Gius•·ppe, verso ]a ma dre che non do•eva prenderlo in casa. Queeti pensieri gli fanno dimenticare il pane della mano. Si siede ~ulla suglia di una porta. Pia• no piano gli si accosta un gattino, miagolan• do debolissimamente. Cui nasu ghiaccio an• nusa il pane. Sembra uua cosa strana a Mario che il gattino abbia un nastrino iutor• no al collo, con una campanella. Mario li per lì non ritira la mano. Poi comincia a -battergli fori e il cuore.; ha quasi paura che Jo vedano. Il nastrino gli mette dentro una specie di soggeazioue, un tantino d1 tremore, sollo lo stomaco. Quando tenta ,fi allungare l'altra ma. no, il gattino gli si accosta con il muso, e vuole ahe gli ai faccia una ca·rezza, che gli si gratti il collo. Mario ora tre•ua; e il sangue gli tMle a Tampate nel vitto. Ripensa ai compagni nella stalla, e Co• me se aTes1e e ,mm,·eso qualche brutta a• a.ione, si sente colp ..vole;. colpevole contro Giuseppe, epeciaJmenle contro lui. Il cuore gli balza alla gola. Afferra il gattino ; si mette a correre Terso la stalla. Sulla porta e' è Pittingrì con le mani deotro le ta1che dei pantaloni. Mario non sa parlare ; gli esce dalJa bocca qualche parola smouicata. Pittingrì •ede il gatt_.; con un salto •t;li è sopr~, gridando: lttag, ltJ•g. I ragazzi baJzano fuori dalla stalla con i lacci. Pittingrì eembra impazzito; si con• torce, divincolandosi fino a terra ; gli si ponfìano le veve del colJo, e la voce gli di,enta rantolosa, - lttag. lttag. - I euoi urli rieuonaoo neJJa stalla, con u.n rumore sordo umido. - lttag. - ltrag. - Neseuno si muoTe; nemmeno Giuseppe. s~no terrorizzati. Pittingrì mette la coda intorno al oollo del gattino ; poi lascia tutto. Il gattino con gli occhi di fuori fa degli sforai orribili ; ma non ha ermai più niente 1otto le sampe, che rampano nell'aria. I ragazzi pallidi eonlro il muro, ai striageno uno contro l' altro, tenendosi per mano. Ad un tratto il gattino rimane fermo. AlluDga le gambe, poi la coda pesante_. Pittingrì da un urlo: lttag. - Gli aJtri trasaliscono.• Lo vedono fuo. ri, sulla strada; poi recipitarsi giù verso via Cisterna. Stanno parecchio tempo a fissare il gattino che pende in mezzo alla stalJa. Tutti credono di udire il grido di Pittingrì. - lttag. lttag. Per primo Mario da un reipiro forte. Dopo un attimo cominciano a piangere in silenzio. MARIO ORTOLANI

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