Via Consolare - anno II - n. 6 - giugno 1941

Il Dftt\Nl~Jlt\ DI Bt\ UDE.tt\l ftE Stabilire l' effettivo valore del maggior esponente della poesia francese della decadenza, sonaare l' enigma offerto da Baudelaire, uomo e poeta, fu il problema che per tanti anni ha travagliato la critica senza che tuttavia si sia potuto dire una parola definitiva. La ragione di questa appassionata ricerca é giustificata dai molteplici aspetti sotto c1ti ci si presenta la personalità. dell' artista, per cui di volta in volta fu possibile parlure di dandismo, simbolismo, satanismo, riassumendo in q1testi termini i sintomi, di 1tna crisi letteraria d~l secolo e l' annuncio di un n1tovo gusto. Troppo lLLngo ed arduo sarebbe inoltrarsi ora in 1tna min,tta biografia, dove fosse possibile trarre gli elementi e le premesse del pensiero critico di Bundelaire, riconoscere i motivi e le formulazioni dei suoi particolari atteggiamenti poetici. Altri del resto l'han fatto ottimamente, senza che per q1testo l' enigma, il tormento sofferto dal poeta, abbia ottenuto la chiarificazione invocata. Nella ricerca quindi della natura del nucleo essenziale donde ebbe origine l' opera complessa dell' uomo poeta, seg1tirò una direttiva per così dire empirica, s1tggeritami cioe dalle risonanze che la lett1tra dell' opera ha s1tscitato nell' anima mia. Premetto senz' altro che il dramma di Baudelaire, non f1t un dramma sofferto nella vita pratica : o per lo meno ad esso molto deve aver contribuito il particolare atteggiamento del suo mondo poetico, l' escavazione continua del suo animo. Esperienza del resto ben nota e comune ai scrittori dell' inizio del secolo nostro; che di esso hanno serbata l' impronta in non so quale stile evocatore e simbolico. Il primo peculiare atteggiamento sotto cui si rivela la s1ta poesia e in genere la SLLaopera d'arte è quello di una sofistica vacuità., per cui si potrebbe ripetere quello che un personaggio d' ann,mziano, Guido Cantelmo, osservava alla villa di Treginto. " E nulla poteva eguagliare in desolazione il contrasto tra la realta .miserevole e i pomposi fantasmi espressi dal cervello del demente,.. La realtà. miserevole Ba1tdelaire l' allontana ; ma la vita s' impone anche a chi la nega. Per lui essa soffre solo sofferenze atroci, acuite da una verità. di giudizio che andò accrescendosi sempre di più, tanto da divenire una seconda vita sostituente la prima ormai in dissoluzione. Sotto varie forme alla maggior parte degli uomini di genio le piccole esperienze della vita offrono una salvag1tardia contro la loro originalità, la n1ttrono e non la fanno prorompere che in certi momenti. Ma per Ba1tdelaire ques t' osservazione della nattira esteriore non basta ed è per questo che la sua originalità obbediente solo ad irnp1t lsi interiori, si leva contro di essa micidiale. E' in q1testo distacco da ,ma vita esteriore che dà sensazione vivificante e riposante che la réverie comincia a predominare e a prod1trre quel niente dal q1tale però dovrà partire ,m giorno e allora lo sforzo FondazioneRuffilli- Forlì di1zi,da~ della messa in moto sarà cent1tplicato. Ma la réverie, che ad un osservatore esteriore ha l' apparenza del sonno, è ben lontano dall' esserlo, Ba1tdelaire ha conosciute t1ttte le forze di quest' accidia che costituisce il vero inferno e che talvolta assale anche il santo, dopo un l1tngo periodo di tensione spirituale. Di qui il profondo senso di nostalgia che è l' atmo• sfera costante dei Fleurs du mal. Evadere bisogna, evadere dal chiuso chiostro sulle c1ti m1tra, monaco malvagio, ha inciso i segni della propria disperazione per il n1tlla che gli ha annientata l' anima. Cosciente dell(!- degradazione spirituale e morale che una potenza demoniaca connaturata con l' uomo sotto forma di peccato originale, opera contin1tamente, insidiosa, Baudelaire insorge contro la " sottise ,, moderna per cui tutto un secolo (vd. Victor H1tgo e George Gand) si era lasciato cullare dalla pigra e fallace credenza nel progresso e nella perfettibilita umana. Il poeta non cerca di superare tale pessimistica posizione, battezzando s1tperuomo la creat1tra incapace di dominio morale, non cerca di travisare in energia virile l'incontrollabile ed anarchie:> sfrenamento delle c1tpidigie ; non sapendo trasformare se stesso, non si innamorq di se stesso ; soltanto, sconfitto nel l1tngo dibattito della sua coscienza contro la sua immaginazione, pi1tttosto che, dichiararsi vinto dal SILO temperamento tiranno, deifica il tiranno, lasc~ando che questi lo trascini per i labili meandri dei paradisi artificiali. Solo in un intrico di melodie infinite, in un mondo dove l'io oblitera i propri margini per vedere unicamente di una vita irreale ed universale, raggiunge il suo sogno di poeta e di uomo, placando la terribile sete del sublime che 1tn n1tme ignoto ha trasf1tso nelle s1te vene. La egli vive al centro di 1tn cerchio al di f 1tori del q1tale non e' è che il b1tio e n1tlla. " Là t1ttto è ordine e belta l1tsso, calma e vol1ttta ,,. NICLA VEGGIANl Luigi Servolini - e L' aragosta> 9

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