Un matrimonio per bene La signora Rosa - come ogni madre rispettabile - poneva premura e accorgimento per accasare in modo degno la sua Elvia. Come ragazza, si presentava bene : di statura alta, aveva un tronco snello che imprimeva all' andatura sua la falcata della· cavalla di razz'a. Una capellatura di seta, con due occhi stellari sotto una fronte spaziata. Peccato che il naso le si pronunciasse un poco nell' armonia del volto; ma sotto l' ovale del mento biancheggia va il collo latteo. Per quanto la madre, rimasta vedova troppo presto, tirasse avanti con una pensione molto limitata, pure 'la Elvia aveva sempre di che agghindarsi con buon gusto. Tanto più dopo i sedici anni quando ella s'ingegnò di togliersi dal vivere a ufo, frequentando come aiutante una sarta .del paese. Fu appunto in quel tempo che le si presentò la prima occasione di matrimonio. Da casa sua per andare al laboratorio della sarta occorreva eh' ella percorresse per buon tratto la via principal~ e poi, arrivata al sommo di una leggera salita, svoltasse per un vicoletto, che - similmente alla configurazione di tutti i paesi della riviera ligure - era stretto ed umidoso. La Elvia aveva presa l'abitudine alla sera d' accompagnarsi a un gruppo di compagne, le quali si divertivano a percorrere su e giù un paio di volte la via centrale. A quell'òra e' era gente e i pochi caffè erano pieni di giovinotti. Accadeva spesso che gruppi di diverso sesso - passeggiando - s'accodassero ; e pur 'limitando le schermaglie a qualche sussurrìo, riuscivano tuttavia a dar origine a una serie d' amori che alla bell'e meglio sostenevano la popolazione del paesetto. Capitò anche al gruppo dell' Elvia, una sera, di trovarsi alle reni un qµattrò o cinque giovinotti, che risultarono tutti essere impiegati dell' unica Banca del paese. La corte non si manifestò FondaziorieRuffilli- Forlì (RACCONTO) molto insistente, però il codazzo si ripetè per più sere. Le ragazze fe. cero capire in mille modi di divertirsi, regalando a tutti un bel soprannome ; e allora quelli si tennero per offesi e non le· guardarono più in faccia. Solo uno, il " Biondino ,,, tornò- alla carica. Senza farsi troppo notare, tenendosi alla larga, armeggiando tuttavia con insistenti oc• chiate. Il giovanotto non doveva avere passato di molto la ventina, ed era alto ed esile, bianco di car• nagione con uno sguardo chiaro e marino. Vestiva • di scuro con un abito non fresco di sartoria, pure ben stirato e pulito. Portava sempre camicie chiare aperte sul davanti, cosicchè la magrezza del collo risaltava quasi pungente. Come spesso accade nei temperamenti anemici e cagionevoli di salute, doveva essere dolce di carattere, schivo d'ogni gesto violento, amante invece delle effusioni sentimentali. Durando la cosa da più giorni, l'Elvia - che si vedeva oggetto di tanto interes• samento - cominciò a lasciare intravvedere per più segni di non essere indifferente. Non sapeva neppur lei precisamente a che cosa volesse giungere, chè dell'amore aveva un concetto tutto confuso. Le sarebbe piaciuto che l' innamorato le avesse regalato tante cose belle (cioccolatini, profumi, vezzi ecc.). La sua fantasia un poco chimerica la portava in un mondo di sogno, rappresentandole certi ambienti dolciastri dove il lusso è anima di ogni cosa. Non le venne neanche fatto di pensare - la prima volta che il suo " biondino ,, l'abbordò parlandole tutto concitato - eh' egli fosse un impiegato di banca a settecento lire al mese. Fabio si comportò con lei come tutti i giovani della sua età, infondendo ai rapporti quella sentimentalità un pò romantica, eh' era il punto debol~ del suo temperamento. Dapprima l'Elvia si sentì invasa da una gran contentezza e l' ore che trascorreva in labornorio l'·impiegava in fantasticherie èhe si concludevano poi ogni sera nella passeggiata a fianco di Fabio. S'avviavano pei vicoli che, data l'ora e la sta• gione, (s'era alla fine d'·ottobre) erano scuri e poco frequentati. Egli non osava prenderle il braccio ; le camminava però a lato vicinissimo e se accadeva che per schivare improvvisamente una persona, una buca, un sasso, si urtassero, chiedeva sommessamente scusa. Arrivavano così ad una spianata sul mare e - se questo era in bonaccia - s'avvicinavano al muretto e si sporgevano tutt'e due a guardare lo sciabordio delle onde. Parlava quasi sempre lui che aveva una voce acuta e assai aggraziata. Non dava però spicco alle frasi, sicchè la Elvia più che capire i concetti eh' egli le veniva esponendo, si divertiva a pensare ai propri sogni. D' altra parte non era il temperamento di lei portato alla furia dei sensi, per cui anche se Fabio non s'arrischiava a stringerla alla vita, o perlomeno a baciarla, ella non ne soffriva affatto. Anzi a sent-irsi vicino l'alito del giovane, provava un certo malessere. Ma la relazione, dopo il primo mese, cambiò improvvisamente la sua andatura inconcludente. Se in principio, restando i loro rapporti superficiali ognuno aveva appagato il desiderio comune di romanticheria, passando il tempo, le aspirazioni e le tendenze si facevano più pre• cise e meno vaghe. E concretandosi, purtroppo le une presero decisamente la via opposta alle altre. L' Elvia cominc10 a manifestargli gli incanti che provava davanti alle belle vetrine ; Fabio le venne enumerando le probabilità di migliorare la sua posizione alla Banca e i calcoli per la sistemazione di una casetta con tanto di luce, gas, affitto, vitto ecc. Cosa strana ognuno, senza il minimo risentimento, non soddisfaceva mai alle parole dell' altro. Anzi parlavano delle proprie cose. come se l' alt.ro stesse in ascolto e a sua volta non manifestasse de-
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==