Via Consolare - anno II - n. 5 - maggio 1941

L'onore delle armi e soldati dell'Impero al Duca di Ferro I soldati dell' Impero hanno scritto una delle pagine più belle della nostra epopea bellica. Da molti mesi essi resistono contro un nemico superiore per numero, per mezzi, per possibilità logistiche, difendendo palmo a palmo il terreno che è· nostro e che ogni giorno il sangue versato consacra sempre maggiormente al nostro indistmttibile diritto. Le loro gesta sono procligio dei cuori, della volontà ; la loro resistenza è il risultqto di zuio spirito eroico, che va oltre tutti i sacrifici. Tale resistenza ha avuto capitoli superbi a Cheren, siilla frontiera sudanese, ai confini del Kenia, a Dessiè ed infine nel settore di Amba Alagi. Anche qudst' ultimo set.tore, dopo una dura, sanguinosa alternativa di attacchi ostinati e di miracolose controffensive, è ca.dato nelle mani del nemico. L' esiguo presidio è stato costretto alla resa ma soltanto dopo essere giunto allo stremo delle forze, soltanto dopo avere spremuto anche l' ultima sua stilla di energia. Ammirato per tanto valore sfortunato il nemico ha reso ai soldati del Duca d' Aosta 'l' onore delle armi, perchè ha compreso di avere di fronte non soltanto dei valorosi, ma degli eroi. Il Duca di ferro con generosità regale e con dignità di soldato ha segitito la sorte dei suoi uomini, piegato dalla dura legge delle contingenze, ma non rassegnato alla sorte momentanea. " Presto ritorneremo " : ecco il grido che il Còndottiero ed i suoi soldati hanno lanciato in una suprema sfida al dolore della resa. Sull'Amba, bagnata dal sangue di Toselli e dei suoi, sono state rinverdite tradizioni di epopea e di gloria, sono state ravvivate le virtù guerriere di una· stirpe, che conosce le vie della lotta, del sacrificio e della vittoria. L'Amba Alagi e le altre terre dell'Impero divengono nella storia d' Italia un duro ma eroico calvario ; in un mezzo secolo hanno richiesto tre volte un generoso contributo di sangue. Sono perciò nostre davanti a Dio e davanti alla storia. * Fondazione Ruffilli - Forlì .f!a leggenda di C'f3ardia Non passeranno, lnvictis et victuris jìnchè tanto vivido sa,,gue nelle vene a,,cor ci fa ressa. Di cnntro l'avversa ferraglia abbiamo l' acciaio dei petti. Se le cartuccie scarseggiano, se vu.ota è la bocca dei calibri, scagliamo il nostro rouo cuore. Più grande delle rocche montane, piµ. saldo dei graniti dell' Alpe, il cuore legionario, <f un colpo, ferina cin'goli e schianta cora:::e. No11, passa110 i carri nemici, !e il legio11ario scaglia il suo cuore, gran.de come le rocche dei moriti. Vogliori prenderci per fame o per 1ete? Non ci doma la rà.pida fame : se Bergonzoli ci guarda negli occhi, 1i sazia il 'sangue di orgoglio. Non ci doma l'acerrima sete: 1e ha sete, la carne si abbevera alle bianche e rosse fontane e gialle della mitraglia che canta, che canta dalla sua gola di ferro. Speravan domarci in un. giorno? Pel vermiglio coraggio legionario divetita ogni grano di sabbia saldo come tutte le pietre del mondo ; j,iù forte di tutte le mura resistono le ossa, agli eroi. Se crollar, le pietre e le mura, il sangrie ci serve di calce: rimpastiamo le pietre e le mura. Tutti eroi o tutti accoppati J A mattino, la morte è compagna e a sera siamo più pochi che a mattino, ma il cuore ci liévita sotto la morte; il cuore ci cresce. Tutti han fatto, a Bardi.a, comur1.io,ie : bia,ica è l' ostia e tutta d' acciaio vino è il sarigue rosso d' eroi. I vivi non ha,ino ceduto Bardia I Il piombo nemico dirocca U3ossa, squarcia i petti, fòlgora i muscoli, i tendini tesi a schiuntare come corde d' ariete romano la tempra al ferro britaru,o. La Morte ha ceduto Bardia. Il predone brita,uw ha occupato Bardi.a? lfa Bardia non si perde. Abbiamo segnato la via cori righe rosse di sangue. Fiammeranno le stille di sangue un giortio, a indicarci la via. Sarà vittoria quel giorno : e ritroveremo il cammino. . ...Così il mandorlo, a primavera, è scorza aspra e e fiore d'argento. GIUSEPPE SANTANIELLO 3

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==