Via Consolare - anno II - n. 5 - maggio 1941

Il LA PROCURA Il versi linguaggi lirici, giunge a creare un " coro ,, finale di indubbia p·otenza. Tutti, in quel momento, sono mossi dal sentimento della procura diventato, per tutti, poesia. di TURI VASILE Commedia senza trama. A volerla raccontare a tutti i costi, linearmente, come una corurnedia di intreccio - e si potrebbe, volendolo - si rischia di tradire il sno vero, vivo punto di sensibilità. Punto di sensibilità eh' è tutto in un suo tono lirico. Un uomo se ne va da un paese in circostanze eccezionali - alla vigilia del matrimonio per andare alla guerra - e vi determina un nuovo clima sentimentale. E' il paese che comincia a vivere in modo diverso (è questo il tono lirico) da quando lui se ne è andato. Vive ancora attorno a lui, ma per quel che lui ha lasciato : la procura. Per cui se il primo atto è indubbiamente il più vivo e colorito, e può stare, tanto è "circolare,,, qnasi a sè (e mi pare, in definitiva, un difetto), gli altri, pur meno " raggiunti,,, determinano di più e più impegnativamente la temperie lirica. Svelano di più la figura intima del1' autore, quando il primo ci aveva già dato la misura - ed una misura notevole - della sua felicità di osservazione, della sua capacità di scelta e di "stacco,,, della sua felicità di mano al franco disegno. Volendo ricorrere a paragoni illustri: nel primo c'è più Capnana - il bozzetto-, negli altri due c'è più Verga - la composizione panoramico-poetica -. (Viene anche in mente Goldoni, ma è un inganno dell'orecchio). Difatti: il primo atto non ha ancora personaggi ; gli altri due invece fan diventare personaggi figure che non erano ancora µscite dai limiti della macchietta: Lucietta, la Madre, il Podestà e anche 'Gna ' zula (per Don Micio ci vuole un discorso a parte). E in quanto, a mano, a mano diventano personaggi (è però un errore che si sconta non averli fatti essere tali fin dal principio) si distaccano dall'ambiente, dal " colore ,,: creano le " posizioni ,, del dramma : i protagonisti e gli antagonisti. L'antitesi più che di contenuto è di tono, ed è bene sia così - non cioè sul piano del racconto, ma sul piano lirico. Però c'è pur sempre un contenuto (un peso intrinseco) anche in un tono lirico ; ed è per FondaziogsRuffilli- Forlì questo che l' autore doveva tener la voce di più sui protagonisti e dare agli antagonisti, rimasti, rf colore,,, la loro vera funzione che è quella - sempre - di servire al tono dei protagonisti. Invece Vasile 11011 ha sempre sentito questa legge di interiore equilibrio, e dopo essersi abbandonato nel primo atto ad una genuina felicità descrittiva, ba, nel secondo (prima metà) e anche nel terzo (prima parte) lasciata troppa libertà al capriccio piacevole delle figure di contorno tanto eh' esse hanno composto una loro coloristica vita che spesso la vinceva, almeno per intensità di tinta e registro di voce, sul tono già più raccolto e approfondito dei veri personaggi. Tra questi due toni - che sono, di fatto, due, ma avrebbero dovuto essere uno -, sta Don Micio, il "coro ,,, con l'officio evidente di commentare un po' e, di più, di unificare. Ci riesce? Solamente a tratti. Perchè è anche lui, Don Micio, due toni e perciò non riesce a raccogliere sempre i dne diversi linguaggi della commedia. Dove la fusione si raggiunge è nel finale, ma proprio in virtù di quella eredità sentimentale, fattasi poi poesia, lasciata dal1' nomo che è partito e può essere morto. Qnesta nota - la più autentica e la più nuova -, intensificata, purificata giunge a fondere i due diCiò che, semmai, manca a questa commedia è una costruzione raggiunta in funzione di un tono. Come non e' è una trama ed è un merito cospicuo, l' indice di una ricchezza - così non c' è una intelaiatura capace di trasformare un ritmo disarticolato in un ritmo più riccamente armonico. Sembra che quella successione di scene sia venuta così, di suo piede, quando si sa che la naturalezza in arte è di altro tipo. E ciò ba contribuito a generare l' equivoco del tono e a far sì che chi interpreta sia più attratto dal disegno esteriore e coloristico che dalle zone intime più coperte, più intense, più persuasive. A parte questi rilievi (ma è già un bel merito per la commedia resistere a un discorso critico) si resta favorevolmente impressionati nel vedere un giovane uscir fuori così personalmente dal teatro psicologistico, nel vedere come tutto un piccolo mondo prenda vita oggettiva e calda attraverso un dialogo estremamente concreto e definito. La " battuta ,. di Vasile, così ben assestata sulla riga, così determinatrice del sentimento, merita una speciale attenzione. E' uno dei segni rivelatori del suo stile. Del resto tutta la commedia è chiaramente indicatrice di una strada e di un temperamento. DIEGO FABBRI Una scena del &econdo ali.o ,li " La Procura ,, di 1'u.ri Vasile rappresentar.a alle Arti dalla Com.pag,iia dello Speriment.ale dei G.U.F. di Firenze, con la regia di Alessa"dro Brissoni

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