Via Consolare - anno II - n. 5 - maggio 1941

RoKERTO: Ah. Potevi dirmelo. E. allora~ l'\ORBURJ (col gesto sconsolato di uno che 11011 capisce più nulla): E allora ... tua mamma dice che lei lascia Ja casa ! ROBERTO: La mamma? NoRnURI: Sta facendo le valigie. Dice che qui non le vogliamo bene. Va via. RonERTo: Va via? Da casa? NoRBURJ (s'è accostato all'uscio, picchia timidamente): Adriana? Adriana? (nessuno risponde; a Roberto): Va via. CARLO (con un vocino, intervenendo abilmente): Va via ... la signora Adriana ? NORBURJ (agitato): Cosi ha deuo. (rendendosi conto della situazione e arrabbiandosi): Ma ... ma ... cosa c'entrate, voi? Guardale un pò che faccia tosta, che incoscienza. Tutto per causa vostra ... ROBERTO (fisso nel suo pensiero, interrogando il padre): Papà. Non avrai capito I Va via. Che c'entra lei? NoRuURI: E che ne so. ROBERTO: L'avrai trattata male. NoR1wR1: Colpa mia, non è vero? Ront:RTO: E. di chi vuoi che sia? NoRnURt: Piuttosto tu, vorrei sapere che c'entravi a mcllcr bocca. Lia è figlia mia o tua? ROBERTO: Mi vuoi dire chi è stato a tirar fuori LUtte quelle scioc-. chezze. )a carriera diplomatica e il resto? La tua solita reto• rica l NoR»URJ: E la zia Elisabetta ? Chi è stato a tirarla fuori ? Facevi rabbia anche a me, se vuoi saperlo. RoBERTO (a bassa voce, un t,ò impressionat,1): Ma ha proprio detto che va via ? NORHURI (di malumore): Che ci ]ascia. Che ne so. Sono cose che si dicono ... CARLO (che non ha perso una sillaba, col suo bel sorriso): Ma qual• che volta si fanno. NORUURI (infuriandosi) Vi dico che voi non c'entrate, signore! (a Hoberto): Lui mene bocca, capito? CARLO (interrompendolo timidamente): Siete il consigliere Norburi, non è vero? NORlll., (interdetto): Cosa c'è, avreste qualcosa da dire? CARLO·: Nulla, signore. O meglio si, qualche cosa: che voi in generale ... non agite bene. NoRnu•• (sbalordito): lo non agisco bene? CARLO: Non troppo signore, non troppo. Nè in casa vostra ... nè fuori. Dico in ufficio. NORBURI (c. s.): In ufficio? .CARLO ·(jorse pentito di aver parlato ... ma molto tentato di seguitare): Lo ... lo si sente dire. Non fate che trovare il pelo nell'uovo ... NoRBURJ: Scusatemi, signore, come avete detto che vi chiamate? Non ricordo. CARLO (scemando alquanto di baldanza): Lusta Carlo. NORBURI (jra sè, cercando di ricordarsi): Carlo L\lsta. E poi anche in casa, avete detto; agisco male anche in casa ... CARLO: Eh. Non bene, non bene. Siete un tantino ... noioso; egoista. (crescendo man ,mano di baldanza, a Roberto): E voi pure, sapete, ragazzo mio: so molte cose anche di voi: la laurea, i compagni ... Un pochino di aridità, prosopopea. (con gioia malig,ia): La signora Adriana pianterà tutti e due. credo di potervelo proprio assicurare. (tranquillamente): Se ne andrà dalla z.ia Elisabetta. A Bellosguardo. Al 1>aradiso. ROBERTO (scambiando un'occhiata sbalordita col t>adre): Come fate, voi, a saperlo ? NoRouR1 (stupefatto): Chi ve l'ha detto? CARLO (fiero e abbottonato): Lo so. MARIAGRAZIA (affacciandosi, violenta, nerissima): E questa cena? NORBURI (agitato): Non abbiamo appetito, Mariagrazia. MARIAGRAZIAA: h, non hanno appetito. (minacciosa): Però guardate, che se la signora se ne va, io in questa casa non ci resto, capito? (mettendosi inopinatamente a piagnucolare): E' venuto il facchino. Dice che gli ha telefonato la signora. (esce). NORBURt (atterrito): Il facchino? I IL FACCHINO (che già s'era affacciato alle spalle della domestica): Per portar via le valigie della signora. ROBERTO(come una furia facendo quasi per aggredirlo e gridando): Le valigie della signora, eh ? Le valigie della signora ! (d'un tratto): Papà. FondazioQ):2Ruffill-i Forlì (L FACCHINO (si ritrae prudentemente verso il fondo). NoRBURI (è già. corso a· bussare all'r1scio di Adriana): Adriana? Adriana? (nessuno ,·isponde). CARLO: Che vi dicevo signore? NoRBURI (letteralmente smarrito): Ma come ... ma perchè... Che cosa le abbiamo fatto? ROBERTO: Allora è vero! NORBURt (smarrito a Lusta): Voleva farmi credere per forza che lei, oggi, lassù, in quel caffè, s'era data alle peggiori follie. (a Hoberto): Figùrati: la mamma I Io mi sono messo a ridere ... e lei ... (con le lacrime nella voce) ha detto che si sente un'estranea, fra noi. CARLQ (con una certa solenmìà): Signor Consigliere, sapete che cosa significa questo? NoanuR1 (sconsolato): Che volete che sappia! CARLO (incapace di trattenersi più oltre): Che la signora Adriana, finalmente, ha capito. NORHURI: E che cosa ha capito:' CARLO (acceso e comico): Vi sono donne, signore. che sopportano per degli anni, incon)presc. vegetando in una fredda omhra. Poi un bel giorno: un lampo: c;1piscono. E ;1llora ;lClclio. non c"è più niente da fare, la catena è rotta, per sempre. La signora Adriana se ne andrà. NORBURI (domiunto): Se ne andrà .. vcran1c1He? CARLO (allegro, indica11do il facchino): Non abbiate dubbi, su questo. NoRBURI (quasi piangevo/e): Bravo, bravo. E' una cosa da riderne. CARLO (fiero): E' una cosa che mi rende felice, signore. NoRHURI: E per che moli\'O se è lecito? CARLO (proromJ,endo, ron gli occhiali che gli si fl/JJ>f111mmo): Pcrchè non ostante Hllto, gira gira, vedo che un.i misteriosa giustizia. una segreta armonitt finisce sempre per trionfare nelle cose del mondo. Perchè la signor;1 Adriana è un angelo ... NORD URI: Glielo dico sempre! S"è urtata anche di questo! CARLO (quasi fra sè, inctmtalo, con,e tJer rievocare e reutlersi coni.o)... ma un angelo ... visto da vicino, che vi guarda anche con un pò cli malizia... (ripre,ulendo il touo oratorio) ... perchè \'Cdcndola si capisce che cosa sia una donna: il pii'1 commovente miracolo che ci sia ... NoRuURI: Ma voi la conoscete? CARLO (scivola11do): ... perchè stringe il cuore. pensare che ella ha sposato un essere come voi. piunosto comune e terra terra ... NORUURI: Sono ,~n disgrazia 10. Lusta ! CARLO (a Roberto): ... e come voi possiate essere suo figlio, non le somigliate, sapete? ROBERTO (imbronciato e furioso come un bambino, al padre): Ma io, se va via mamma, vado via io pure, non ci resto in questa baracca I NORBURI (infelice, esasperato): Sono io, caro. che chiudo c.1sa. vado a stare all'albergo. Do le dimissioni; domani! :\1on avrò pilt molto da vivere, con la cucina degli alberghi, poi I CARLO (continuando, implacabile): ... percbè qualunque uomo. appena appena degno di questo nome, per vivere accanto a una donna simile, si farebbe tagliare a pezzettini ... NoRBURJ: L'ho sempre dello, questo. CARLO: ... e voi due, invece, la tesi: la carriera; la prefettura: il presidente Aldenai... NORttURI (affranto supplichevole): Sapete che mi sento addirittura ma le, signor Lusta? Carlo Lusta, vero? CARLO (ormai lanciato, gridando; niente più lo tratterrebbe): Sì, signore: Carlo Lusta; Lusta Carlo l Vicesottoarchivista fuori ruolo I Oh, finalmente! Parlerò una buona volta. (qunsi minaccioso, cominciando da Roberto): Ma che cosa credete di essere, voi, perchè vi si voglia bene? Vi sembra d'essere simpatico, con quell'aria di signorino dal co11o lungo, tirato su coi ricostituenti e le istitutrici? (a Norb11,ri): Quanto a voi... NoRBURI (con le lacrime nella voce): Io mi sento realmen1e male, Lusta. (a Roberto): Sai dove tiene il mio bicarbonato, la mamma? CARLO: Quanto a voi lo sapete che cosa eravate? Una specie di fonografo a tromba. Sarebbe colpevole tacervelo pit'1 a lungo. Voi non producevate che un prolungato e fastidioso gracchiamento. Voi eravate opaco e limitato, signore. Voi non eravate degno della signora Adriana, non ci arrivavate, ecco tutto, non era neanche colpa vostra. Voi non l'avete mai guardata veramente, non avete mai sentilo la sua voce, la sua voce! Era sciupata per voi.

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