Via Consolare - anno II - n. 5 - maggio 1941

voce cavernosa, estraendo bruscamente notes e matita): Le ge. neralità. CARLO (innocente): Le ... nostre? h. SE.RCEl'\TE (con. voce anche più minacciosa): Le generalità! (si interrompe). SCENA SETflMA (Un tumultuoso gruppo di clienti invade la scena e la traversa in• torno al direttore-proprietario che cerca invano di ricondurre la calma. Fra i clienti, spaventatissimo, è J\1ichele con la sua giacca vistosa). UNA s1cr-:0RA (al signore che è con lei, eccìtata): Fatti sentire, Enrico. IL DIR.ETl'ORE:Calma. signori. Calma. Non è che la prima impressione. LA SIGNORA (c. s.): Non ti fai mai sen1ire. Si può sapere che fai. che non ti fai mai sentire? UN CLlENTE (al direttore.proprietario che tenta invano di J1arlare): Voi non mi conosce-te. lo ho delle conoscenze. UNA SIGNORINA (col cappello di traverso): Questo non è un locale come si deve. IL CLIENTEMOLTOCONOSCIUTO (c. s.): lo sono conosciuto. lmparercrctc a conoscermi, signore. UN SIC',N0RE (dall'aria distintissima, preoccttpato da un pensiero domi11011le, fermando il direttore): Nero, col pomo d"avorio. L"avete visLO? IL D1RE1,·0RE: Che cosa? IL SJCN0RED: ISTIN1"0:Un ombrello. IL n1R1-:·rroRE (S/Jazien.tito): Ma ratemi il piacere. (enlrmulo coi clienti nella sala vicina): Calma, signori. Calma. (Questa gente non e ancora uscita che già si sentouo, da fuori, dall'altra parte, ordini, passi, usci sbattut.i). Vocr: Fermi. Silenzio. A posto. Dall" altra parte. IL SERGENTE (dimettendo ogni altro pensiero e precipitandosi con zelo): Signor Viceconsigliere I Signor Viceconsigliere I Eccomi. sono qua. SCENA OTTAVA IL \'1CECONSICLIERE LINZE (entra e traversa seguito da un altro f~ui• :io,wrio; e di pessimo umore, pulisce gli occhiali, si prepara ad ad inforcarli, geme): Oh mio Dio, ma perchè devo essere cosi sfortunato? Ma perchè, sergente, voi dovete essere sempre così bestia ? IL SERGENTE:Signor Viceconsiglicre ... LINZt. Un-oseguendo verso i locali interni): Ma 11011 vi avevo spiegato mille volle di non telefonarmi, mai pili, mai pili? Ma non lo sapete che queste porcherie non sono, 11011 sono!, di mia ~ompetenza? Ecco il vantaggio di essere solerte. ligio al dovere, e di trovarsi sempre in ufficio, mentre gli altri si dànno b 1 el tempo. Ma lo sapete o non lo sapete che io sono un primo segretario, e lo sono, lo sono!, anche se in Prefettura mi si traua a momenti da donzello ... mentre dovrei essere, per lo meno. data la mia anzianità, referendario? (è uscito dall'altra parte seg.Jito dal sergente, senza badare a Carlo e Adria11a, si sente ancora la sua voce): Lo sapete o non lo sapete che anche io. anche io I, avrei un certo diritto alla riverenza, al rispett0 ... (la sua voce si perde). SCENA NONA ADRIANA (ha vacillato, si è seduta; un momento di assoluto silenzio; nel fondo, oltre l'uscita, qualche questurino che passeggia). CARLO (accorrendo in soccorso della donna): Oh Dio I Signora I Volete ... un bicchier d'acqua? Un cordiale? Ma non dovete impressionarvi così. Non è affa,tto il ca.so... Che cosa? IL SIGNORE01STJNTO (che lo ha toccato timidamente): Cerco un om• brello, signore. CARLO: Che cosa ? SIGNORE:Era un ricordo. L'avete visto? CARLO (distratto): No. (d'un trntto, arrnbbiandosi): Non !"ho visto 1 Non ne so nulla 1 (ad Adriana, premuroso): Signora, la nostra coscienza è tranquilla. Noi non abbiamo che da spiegare, in due paro1e ... e siamo a posto ... ADRIANA (alzandosi ed asciugandosi un po' di sudore, con voce quasi calma, come fra sè): Che cosa orribile. (man mano con un tre• Fondazione Ruffilli - Forlì ,nito): Mio marito ... il mio Roberto ... la mia Lia! (c01i improvvisa disperazione): Mio Dio, che cosa orribile I Che COia stupida I Tutto sciupato, cosi ! Per colpa vostra I CARLO (impressionato): Signora, che cosa è successo? ADRIANA:Per carità, Lusta, fatemi uscire di qui, fatemi uscire, sal• vatemi I CARLO: Sì. Lo farò, signora. Capisco. A qualunque costo (dà mi ·rapido sguardo intorno: tutte le uscite sono guardate o quasi; si accosta alla siepe, si prepara ad introdurvisi di spalle, per salvare la faccia): Auendetemi qui, state sicura. Vi farò uscire. (sparisce dentro la siepe). ADRIANA (sentendo un passo si volta, scostandosi vivamente dalla siepe). (Nello stesso istante esce in furia dalla porta ve/rata il viceconsigliere Li11u:. I due si trovano davanti faccia a faccia, ner mezzo della scena). ADRIANA (letternlmente fulminata, fissa Linz.e con gli occhi <filatati). SCENA DECIMA LrNZE (dopo un primo istante di sorpresa, andando i11co11troaà Adriana con comprensione, approvazione e mani l.ese): Madre ammirabile. Ero q{1asi certo di trovarvi sul luogo. Unavera madre sa sempre prima di tutti. Ed è la prima ad accor-- rere. Tranquillizzatevi, non è stata che un"innocen1e scappatella. Vostra figlia sta già molto meglio ... ADRIANA:Mia figlia ... LJNZE: Niente di grave: un cauivo liquore. Ciò, purtroppo. stuzzica a volte un'allegria ... eccessiva; facinorosa; piuttosto aggressiva. ( ìn po· di chiasso, scapp::11ella innocente. ADRIANA:Mia figlia ... LINZE (nccemumdo): E' di là. Sta 1neglio di me, signora. (si interrompe, si volta vivamente) poi si precipita: una voce amareg•· giata e oratoria che s'avvicina, l'ha colJ1ito: qualcuno sta sopraggiungendo con un certo chiasso, dolili f1arte del lrmgolaJio,. cioè dalla platea). ADRIANA (approfittando del momento cor-re là dove le han detto chesi trova su.a figlia; è sparita). SCENA UNDECIMA IL C.ONSIC.LIERNE0RBURI (attraversa11<lo la f1lale(t e fJrodiganclo la sua-- inarrestabile eloquenza a un rassegnato subalterno che lo accom• pagna e si guarda bene <lairispondergli):, Alla Riva delle Ninfe r E' in un caffè di dubbia fama, capite. che un uomo comè iue ... un uomo che ha delle responsabilità. delle cariche (é ormai su.Ila scena, affannoso e asciugandosi il sudore) ... che non èl'ultimo ,1enuto ... è alla Riva delle '.'J'infe che quest'uomo deve correre per riprendersi sua figlia, la quale ... Addio. Linze. Dov'è quella pettegola? LINZE (ossequioso). Niente di grave. Scappatella innocente. gioventù. C"è qui anche ... NOR0URI (che mal si rassegna a far J1arlare i suoi .,;ubordi11ali): Gioventit I Gioventù I Ragazze moderne. Mentre il padre lavora ... si sacrifica ... direi quasi si logora ... LINZE: C'è qui anche la... · NORBURJ: Linze. Fa venire qui quell'ingrata. Speriamo che la vist<t! del padre e il rimorso pieghino la sua impertinenza ..• LINZE (che ha già fatto cenno a un questurino): C'è qui anche la signora. Vostra moglie. NoRnuR1: Ah. Povera Adriana. E' corsa anche lei. Vera madre. Il mondo è cambiato, caro Linze. Una preoccupante indifferenza per il proprio decoro e per quello della propria. famiglia si sparge rapidamente fra le giovani fanciulle ... Vieni Roberto ... Ro1JF.RTO (anche lui venendo in gran furia dal lungolago, cioè dalla· platea; prima an·cora di essere in scena, con rabbia): Dov•t quella slllpida, quella sfacciata. NORBURI: Ora viene. Sai che c'è anche la mamma? ROBERTO: Ah. Povera mamma. E' corsa anche lei. NoRBURI (continuando, infaticabile): Sì caro Linze, il mondo scivola sopra un piano inclinato. Questa indifferenza nasconde un rilassamento, per ora, se non già dei costumi, dei principi, cioè· di quel mondo morale ... (interompendosi : Che c"è? JL QUESTURINO (che era andato a cercare la rngazza, è tornato, gli sta davanti mortificato, allarga le braccia): Vostra figlia. signore. Non c'è più. NORBURI:Non c'è pit't? IL QUESTURINO:Io credo che l'abbiano portata in questura, signore .. Uno sbaglio. 29

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