Via Consolare - anno II - n. 5 - maggio 1941

ATTO SECONDO Una terrazza.pergolato alla Riva delle _Ninfe, caffè-trattoria sul lago. Ai pilastri del pergolato, i soliti grandi specchi co11 scritte pubblicitarie di liquori e biscotti. Si indovinano intorno, oltre alle spalliere di bosso, altre terrazze e chioschi, si vedono le porte vetrate dei locali inte,.;1i. Pochi minuti sono trascorsi dal primo atto. SCENA PRIMA (La terrazza è occupata da vari tavoli, ai quali sono sedute due o tre coppie con le ,nani nelle mani. Dalle vici11e ter-raz.ze e specie dai locali interni, vengono risa, vocìo, colpi fiochi di carabine ad aria, il suono di un ballabile, dei tentativi di coro. Traversano a momenti, correndo e ridendo, gruppi di giovanotti e ragazze accaldate; in altri momenti, invece, le coppie si alzano per andare a ballare e la terrazza resta del tutto vuota. Una cameriera,, in un costume piuttosto sudicio, corre sconclusionatame,ue q1w e là). Voci (da fuori): Silenzio! Pronti! : Spara al cuore, Giannino l (Si fa un silenzio, poi si ode il tenue colpo di una Clirabina ad aria., seguito da uno scoppio di aJ1f1lausi). Voci (da fuori): Evviva. Bravo. , , : Sei un campione. , , : Sei grande. ALTRE voci (dentro e fuori della scena): Cameriera. e questi panini? Birra. » '• : Maria, Giulia, dove siete? : Cameriera l LA CAMERIERA:Ouff. Un po' di pazienza. Vengo, vengo. Un mo• mento. (Af,paiono sulla porta Adriana e Carlo, molto esitanti). CARW: Venite. Entriamo. Ci mettiamo qui. ADRIANA (realmente intimidita): No, no. Torno a casa, sapete? CARW: Non avete detto .... ? ADRIANA:Sono pentita. Torno a casa. LA CAMERIERA (passando in /uria): Accomodatevi, signori. (indicando un tavolo): Guardate, Jì. Qua c'è posto per Lutti. (ride senza alcun motivo e prosegue; è una giovane contadina piuttosto deficiente, da poco assunta al rango di cameriera). UNA VOCE DI DONNA (ridente, fintamente spaventata): Ahi. No. Smettila, stupido. Mi bagni tutta. Fermo. Voci (miste a risa): Cameriera. Cameriera. • • : Adesso sparo io. • • : Chi ha preso la mia sedia? , • : Fernando ! Luciano ! UN CLIENTE (da un tavolo, in·itato): Signorina; è mezz'ora che slo chiamando. LA CAMERIERA (uscendo in furia): Eh, mezz'ora. Che esagerazioni Uno alla volta. CARLO (indicando il tavolo): Ci ha deuo di sedere. Bisognerà.. sedere. ADRIANA (sottovoce): I o me ne vado. CARLO (sottovoce): Ma facc!amo una brutta figura ... LA CAMERIERA (ripassando, semf>re in. fm·i<f, e incoraggiandoli a J1render fJosto): Qui, qui, ecco. (sistem.a,ulo tavolino e sedie, e f1oi indicando verso il pubblico): Si vede u1uo il lago, di qui. Si vedrebbe anche il lramonto, ma vi è il tetto della cucina. (ride, al solito; ft bassa voce, indicando una cop/1it, seduta a tul tavolo vicino): Non abbiate paura, credo che andranno via subito. sono qui da due ore e non hanno preso che due mente all'acqua. (facendo il gesto di contar soldi e ridendo): Secondo 1ne non ne hanno molti. CARW (sedendo, con sforzo e solennità): Ci. .. ci metteremo qui. LA CAMERIERA (rideudo, al solito se11za w1 motivo ,,/ mondo): Qui o lì, per mc è uguale, signore. Voci (da fuori): Cameriera. • • : Acqua. Un po' d'acqua. LA ,u.Mt:RIERA (rmdandosene): C'è il lago, chi vuole l'acqua. Per affo. garsi. (11rrabbiaudosi d'un lrattB): Vengo. vengo, Non ho che due gambe e due braccia. (t1ell'tt.teire si scQn.tra con wi gior,anotto che le dà un pi.7.zicotlo}. Foridazioi2<4Ruffilli - Forlì IL GIOVANOTTO (con voce tragica e cavernosa): Isabella, ti amo. LA CAMERIERA (ride, si libera, protesta): Un'altra volta li tiro un bicchiere. (esce). (Colpi di carabina, risa, applausi). ADRIANA (ormai seduta, benchè di controvoglia): Andiamo via subito, però. C'è troppa confusione. (Il loro tavolo è un po' isolato dagli altri, proprio sulla ribalta, i,, modo che nulla sfugge al pubblico di ciò che vi si farà o vi si dirà. Al di sotto della ribalta, dov'è il pubblico, f,g1trerà che ci sia il lungo-lago e il lago). CARLO (i11tlicando verso il pubblico, cioè verso il lago): Lo vedele là il lago? Le barche? Tuui quei sandolini? Carino, non è vero? Allegro, pittoresco. Peccato quel tetto della cucina, potevano farlo in un altro posto, no? (ammiccando e accen.uando verso la coppia vicina): Due sole mente, e sono qui da due ore. ADlllANA (sottovoce): Sarebbe questo? CARLO: Che cosa? ADRIANA (s. s.): Quel famoso caffè. CARLO (fiero): La Riva delle infe. Ci sia1no, signora. ADRIANA (c. s.): Un posto poco ... raccomandabile? CARLO (s. s.): • Locale di dubbia fama 11. Equivoco. ADRIANA(c. s.): E perchè? CARLO (un po' imbarazzato): Perchè ... è equivoco. (fiero): Coppie. Amori. Balli. Avventure e ... scandaletti. Genere di contrabbando. IL pianoforte a moneta è di là, lo sentite? Ci capita la polizia, qualche volta. ADRIANA: La polizia ? CARLO: Sorprese, retate. (abbassa11do la voce): Ci sono dei salottini riservati, dei chioschi... ombrosi; per chi vuole andare sul lago: barchette. E' un posto... (non trova l'aggettivo) caratteristico. (orgoglioso): Il posto pii, caratteristico della città. (scherzoso): Un cosi detto luogo di delizie. C'è anche il tiro a segno, lo sentite? ADRIANA:Quanta gente. Fanno un bel chiasso. (indicando un gioco automatico collocato uei pressi): E quello? CARLO (competente, ma non troppo): E' il coso, il bigliardino automatico. Si tira la maniglia, c'è una palla che corre, si vince una trombetta. ADRIANA (timida, tentata): Se volessi, potrei. .. anch'io, Lirare la maniglia? LA CAMERIERA (venendo al loro tavolo): Pagando cinquanta centesimi, signora. Caffè? Tè con, la torta ? Ribes? Gelato di fragole ? Crema al liquore ? CARLO (un po' trepidante): Dite, signora, dite. Quel che desiderate. Sono a disposizione. LA CAMERIERAL: ampone? Orzata? Vino di Malaga? Vino di Ota? Panini al prosciuuo? Salciccia? CARLO: Che ne direste, di due ribes? ADRIANA:Sì, bene. LA CAJ\IERIERA: E' ciò che costa meno, signore. (ride). CARLO: Va bene, va bene, non v'immischiate. LA CAMERIERA:Allora ribes? CARLO (severo): Ci penseremo. LA CAMERIERA:Pensaleci pure, signore. (se ne va J1orlatulosi via il capJ,ello che Carlo le ha meccanicame11te lascialo in m.ano). CARLO (allarmato): Il mio cappello? LA CAMERIERA: E che ve ne fate, signore? CARLO (tliguitoso): Va bene, Lenetelo pure. LA CAMERrt:RAN: on lo metto m.ica, sapete? (ride, esce). CARLO (ad Adria11a): Questi locali in genere, sono dei veri trabocchetti, guai al merlo. Ci sarebbe anche il lampone. E· una bibita semplice, salubre, nostrana; non ra mai male. ADRIANA (sottovou, g-uardtmdosi intorno): Vengono qui, la domenica, Je domestiche, col loro innamorato. CARLo: Oh. non solo le domestiche. ADRIANA:.E' di qui che tornano, la sera della domenica. quando le si vede correre verso casa con le guance infuocare e il cappellino di traverso. Sono sempre in ritardo. Si vede che vengono via di qui a malincuore. CARLO: Pcrchè qui si divertono, signora. (suJ1eriore) Il cosi detto Paradiso Domenicale. (Si sentono venire dall'interno, rislll.e femminili imieme a motivi di ballabili e suono di bicchieri fJattu.ti in rit111.o per chiasso).

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