Via Consolare - anno II - n. 5 - maggio 1941

CARLO: Le cannelle del1c fontane. Ve ne sono trecentododici in ciuà. E' spiegato unto qui dentro, con riferimenti slorici. climatologici e politico-sociali. Sono generalmente in ghisa fusa, di tre modelli e quattro tipi. Era dunque arrivato il giorno, come affermava Ja stampa. di unificare la forma di questi utili strumenti dell'igiene cittadina? E se sì. a quale tipo accordare il nostro favore? Al tipo tubiforme? Al tipo quattrocento con mascherone? La modernità? La tradizione? Vi era qui sopratutto un principio da affermare, signore. Senza notare che sarebbe infallantemente seguita la questione delle colonne Iampionarie. IL PORTIERE:Non vi è alcun dubbio. (incerto): Lampionarie? CARLO (indicando un lampione): Lampionarie. La giornata di oggi poteva essere di quelle che capitano una volta nella vita. (abbassaudo la voce e mostrando la relazione): Ebbene, dopo avere speso su questi fogli quasi l'intera notte e una parte della mattina, mi concedo un breve riposo. Signore, per seue anni tutti i giorni la mia padrona di casa mi ha svegliato dal mio pisolino pomeridiano con una precisione che chiamerò cosmica. (calmo): Ebbene, oggi non lo ha fatto. IL PORTIERE:Diavolo. Come mai ? CARLO (disperato): J\'la perché era domenica, signore I Ed io in sette anni non ero mai andato in ufficio di domenica I h. roRTI.ERE:Non fa una grinza. CARLO (quasi ctllmo): Mi sveglio con un fosco presentimento. E tuttavia perdo tempo, perdo tempo, capite? (eseguendo): Mi infilo una scarpa ... sbadiglio ... mi gratto il naso ... infilo l'altra scarpa a tutto mio agio ... D'un tratto il mio sguardo cade sul• l'orologio ... Oh. questo è niente. Ero già qui, ansante, sudato ... (toccandosi): La chiave dell'archivio, sezione settima! L'avevo dimenticata a casa. Torno indietro. (gridando): Sparita! (calmo): La mia padrona di casa. trovata una chiave ... fuori posto, ha pensato, naturalmente, di metterla.. in qualche posto. Al sicuro. IL PORTIERE: E perchè non ne avete chiesto a lei, alla padrona? CARLO (gridando): Ma perchè è domenica, signore. E la mia pa· drona di casa, di domenica, spesso, è in campagna. (gemendo): Oh. come sono sfortunato. IL PORTIERE: ~{i fa male al cuore, signor Lusta; ma credo mio dovere avvertirvi che c'è ancora qualche cosa. CARLO (ormai stranamente ilare ed anche curioso)': Ancora... Oh bella, che diavolo ancora può esserci ? IL PORTIERE(un po' commosso): Non è colpa mia, signor Lusta ! (avvedendosi di qualcuno che sopraggiunge, interrompendosi, staccandosi): Attento. C'è qualcuno. Fate finta di nulla. (si separano pur continuando a farsi dei cenni). SCENA QUINTA (Ent·ra il signor Linz.e, Jliceconsigliere distrettuale). L1NZE (Jttnebre e letterario, accostandosi): Buongiorno, signora. E' per me sempre un piacere potervi rendere omaggio. ADRIANA:Oh, Linze. Come state? L1NZE: Cosi così. signora. Mi manda vostro marito. (un breve si- (enzio). ADRIANA (con una leggera tristeua): Non può venire. LINZE: Già. Temo appunto. L'adunanza ha subìto uno spiacevole· ritardo. incidenti, piccole burrasche, la presenza del signor Prefetto, la latitanza di un archivista. Venivo appunto ad avvertirvi che vostro marito spera. spera d'essere libero non prima d'un'orclla, o due: spera, ma temo ... ADRIANA(con un sorriso): Lo temo anch'io, caro Linze. Oggi si doveva andare sul lago. LINZ.E: Necessità, signora. La sua carriera. Di vostro marito. ADRIANA:Oh, è più che giusto. Tornerò a casa; non importa. LtNZE: Dimenticavo. Ha detto vostro marito che, dopo. ha appuntamento col presidente A1denai. Se per combinazione dovesse tardare, ma sarà difficile, non occorre preoccuparsi, vuol dire che cena con Aldenai. (Un breve silenzio). ADRIANA:Lungo il viale, vero? Dico per andare a casa. Non sono ancora molto pratica della città. LINZE: Perfettamente. signora, lungo il viale. in dieci minuti siete al focolare domestico. Vi accompagnerei più che volentieri. sarebbe una gioia per me. Purtroppo il viceconsigliere è la vittima; il bue da lavoro. E dire che dovrei essere consigliere da un Fondazione Ruffilli - Forlì quinquennio ! ADRIANA:Oh, Linze, ricordate a Ulta, che begli anni? Voi siete rimasto 'uguale. LINZE: Voi pure, signora, voi pure. Sempre bella, giovane, ammirata. Già già. ADRIANA:Quanti amici, vi ricor-1.ate? Mi chiamavate ... LINZE (terminando): ... la principessina. ADRIANA:Vi ricordate quel ballabile? • All'ombra profumata delle mimose•. Poi mi fidanzai, mi sposai; e tutto pare un sogno. LINZE: La principessina, sicuro. Circondatissima; orgogliosetta. Mi tratterrei volentieri, signora, se lo potessi. ADRIANA:Oh, andate, andate. Linze. Credete che troverò un giornalaio lungo il viale? Vorrei comprare una rivista, per attendere la sera. I ragazzi sono fuori. Anche la domestica: ha la sua domenica. Non troverò nessuno, a casa. LrNZE: Ve ne sono due, giornalai. signora. Temo però che troverete chiuso da entrambi: domenica. ADRIANA:Oh, peccato. Sapete qual'è il guaio, Linze ? Che i ragazzi crescono, in un baleno diventano persone grandi, e d'un tratto ... non so ... ci si accorge che non si ha pili niente da fare, in casa. E' quasi triste. Qui, P.Oi,'non ho ancora molte conoscenze.· Oggi era il giorno... lo sapevate ?, del mio... compleanno. LtNZE: Complimenti, signora. ADRIANA:Come va presio il tempo. LINZE (imbarauato): Già. Come passa. Come passa. ADRIANA:Andate, andate, Linze. (s'atroia): Arrivederci. LtNZE: I miei ossequi, signora. (Escono entrambi). SCENA SESTA CARLO (rientrando impetuosamente): Qualche altra cosetta, dicevate? IL PORTIERE (rientrando anche lui): Sì, signore. Quel fabbro ... CARLO: Dite, caro, sono veramente curioso. lL PORlTERE:Quando la porta è caduta si è visto che ave, 1ano sbagliato porta. C.o\RLO (tragico, ridendo): Ah ah. Ah ah. IL PORTI.ERE:Avevano demolito un'altra porta, quella della stanza di sbroglio; vi han trovato dentro dei romanzi, della marmellata, alcune vostre paia cli calze fuori uso e molto portate, delle carte da avvolgere con rimasugli di prosciutto, e varie cataste di pratiche importantissime ivi imboscate, preda ai topi, alla polvere e all'azione distruttrice del tempo. Ora, però, stanno scassinando la porta buona. CARI.o (quasi impietrito): Bene. Bene. · IL PORTIERE:Non abbattetevi, signor Lusta. Quando sembra che tutto sia perduto. la Provvidenza. tante volte, soccorre. CARLO (con tragica calma): L1. giornata è superba, andrò sul lago. vi sono dei luoghi di divertimento, dei posti equivoci, dove l'avventura non attende che un cenno. Andremo alla • Riva delle Ninfe,. IL PORTIERE:Alla • Riva delle Ninfe» I Per carità. CARLO: Ho del denaro. Ei ragazzo, un gelato. (chia.,n.a uu gelataio, prende un gelato, paga). I venti centesimi ? Non importa, tienili pure, sono per te. IL PORTIERE:Sentite. Ho un certo ascendente su una persona che è molto addentro: (abbassando la voce) l'usciere capo. Si potrebbe tentare, per tale mezzo, di insinuare al consigliere Norburi che quelle vecchie calze, quelle carte unte e quelle pratiche non hanno niente di comune con voi, signor Lusta. Forse il consigliere Norburi, per quanto rigido, potrebbe ammansirsi. CARI.o: Il pensiero che io ho del consigliere Norburi è che et,li si~ un volgare imbecille. Egli non mi interessa affatto, mio caro. IL PORTIERE:Signor Lusta 1 CARLo: lo respiro, signore. Erano sette anni che ciò mi mancava. (indicando il palauo): Quella baracca puzzava talmente I JL PORTIERE:Puzzava? CARLO:Gli impianti igienici vi sono molto trascurati. lL PORTI.E.REC: omprendo il vostro stato. CARw: Ne dubito, signor Portiere. Ho sempre sognato di fare lo scrittore, il ladro internazionale, una persona ... che manda delle cartoline da mille posti, che vive immerso nel più completo caos ... (inquietandosi man mano) che si alza quando gli fa comodo ! Che semina le sue vecchie calze dove gti pare e piace ! Sì, signore; l'attore, il ladro. Cosa dite? 21

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