Via Consolare - anno II - n. 5 - maggio 1941

allora se sono le quattro ... mi dispiace molto, io dovrei. .. ADRIANA: Voi andate pure, Miche, non preoccupatevi. ~esto qui coi mi~i figlioli. Voi avevate un impegno, me lo ricordo. M1cHE: Come volete, signora ... Potrei anche... rimettere,~ riman· dare ... LIA (tirandoglf la giacca .e poi, tornando a guardare l'orologio, come tra sè): Sono proprio le quattro. MICHE: Sicuro. E" per via dell'impegno. signora. Lo avrei ... da~- vero. ADRIANA:Allora arrivederci, Miche. (scherzosa): Mi raccomando! Questi impegni... MrcME ·(scm-Iatto): Oh ! Signora I Non dubitate ... Arrivederci, signora. Con mHle scuse ... ROBERTO:Ciao, signorina Miche. M1c1-1E:Arrivederci. Ossequi. (esce con un'ultima occhiatina a Lia). ADRIANA: lo dico che la discussione si sarà accalorata, forse qualche inciden~e. Sapete pure, il babbo: lui non lransige mica. E poi,. la sua carriera. ROBERTO:L'egoismo dei genitori I Lo spaventoso ?i esso è il suo candore, arriverebbe al delitto. LIA: Mamma ,ora che mi ricordo; ma io ho un appuntamento, alJe quattro I Con un'amica. La Fail. ADRIANA:La Fail? LIA: La Fail. ADRIANA:Vorresti andartene ? LIA: Per forza, cara, per forza. ADRIANA:Ma Lia! Lo sai pure che il babbo ... E' così contento di darti il braccio, a passeggio. Finita l'adunanza ha detto che ci porta sul lago, al caffé. Se ne parla da tanto, di questa passeggiata. Non perché oggi sia la mia festa. Ma non usciamo mai insieme ... LIA: Oh, a me non piace andare al caffé sul lago coi genitori. Non mi piacciono le feste familiari. Non me ne importa nulla del Consiglio Superiore della Prefettura. Ciao, mamma. ADRIANA(un pò supplichevole): Lia, sii gentile. LrA: Ciao, ciao. Potete benissimo andare senza di me. ADRIANA:Te ne vai subito? LIA: Anzi, sono in ritardo. ADRIANA: Vai .. dalla Fail? LIA (spazientita): Ma si, ma sì. Auff che colla. Non siamo più bambini, mamma. Siamo cresciuti un tantino. ADRIANA (accomodandole il bavero della camicetta): Non farai tardi a cena? LIA (sottraendosi): Ma no, ma no, mamma. (andandosene). Ciao. (esce). ADRIANA (cercando di dirle ancora qualche cosa): Non andate sul lago, in canouo, c'è un pò di vento. (un silenzio; a Roberto): Sediamo? ROBERTO(viUima): Non costa nulla. (siedono su una panchina). AnRIANA: Si sente anche la musica, di qui. Si sta bene, non è vero? ROBERTO(c. s.): E' un raro piacere. ADRIANA (con l'aria di giustificarsi): Questo ritardo. Come si poteva supporre ... Ceno, è un pò noioso aspettare. ROBERTO(c. s.): Uh, è un divertimento, per mc. ADRIANA:Oh, Roberto, non voglio che ti sacrifichi. Va pure anche tu, Roberto. Una cosi bella giornata ... ROBERTO:Sì, lascio sola la mamma il giorno del suo compleanno, e sono un figlio senza cuore. Miche 'è scappato, pareva una lepre. Lia non se ne parla neppure. Tutti via, a divertirsi. E io ? Eccomi qui. Sempre cosi. ADRIANA:Ma io posso benissimo aspettare il babbo da sola. Non mi dispiace mica. Roberto, tu hai tanto da fare, la tua tesi da finire ... ROBERTO: Ho perso ogni speranza, di finirla. Non mi si lascia un momento tranquillo. Pare che tutti pensino solo a sè stessi. ADRIANA:Va, va, Roberto. (Pausa). ROBERTO:Mio Dio, se proprio vuoi. .. Purché poi tu non faccia la vittima. ADRIANA (scherzosa): E' mezz'ora che te lo dico, di lasciarmi in pace. Voglio restar sola. ROBERTO (dopo essersi alzalo, indicando l'abito della mamma): Sai che non mi piace, quest'abito? ADRIANA:No ? ROBERTO:Troppo carino. Troppo giovane. Fondazi~ Ruffilli - Forlì ADRIANA (ride): Ciao. Non far tardi a cena. Fo la torta di mandorle. questa sera ... ROBERTO:Sì, sì. Ciao. (si allontana, tor11a): Vuoi che aspetti ancora un pò? ADRIANA:No, caro. Il babbo non tarderà. RosERTO: Certamente. (al portiere, che è rientrato): Per favore, il consigliere Norburi, ne avrà per molto ? IL PORTIERE (superiore, enigmatico): Il consigliere Norburi [orse ha finito prima di cominciare, signore. ROBERTO (alla mamma): Che ti dicevo? Qu~tione cli minuti. (esce). ADRIANA (resta sola, seduta sulla panchina). SCENA QUARTA IL PORTIERE (fa cenno a Carlo di avvicinarsi). CARLO (angosciosamenle): E così? • IL PORTIERE (sco1,1solato): Ho conosciuto vostro padre, signor Lusta. CARLO: Ah. Dite pure. Sono preparato. IL P9RTIERE: Niente chiave, signore. Per di più pare che un vero furore si sia impadronito del Consiglio e specialmente del consigliere Norburi. Dopo avervi atteso due ore ... CARLO: Due ... Mancherebbero ancora ... parecchi minuti. Ir.. PORTIERE:Ciò nonostante, cercato invano il funzionario, cercata invano la chiave, essi hanno deciso di abbattere la porta della vostra sezione. CARLO (atlerrito) Abbattere? Buttar giù? IL PORTIERE (funereo): Le parole sono due, ma la cosa è la stessa. CARLO: Ma è assurdo! lL PORTIERE: I signori consiglieri erano impazienti di tornare in villa, signore. E dove erano rinchiusi gli incartamenti :' CARLO: Nella mia stanza ... IL PORTIERE:... a chiave. Ebbene, è stato chiamato un fabbro. CARLO (quasi fra sè): Un fabbro! IL PORTIERE: I colpi echeggiavano in tutto il palazzo. CARLO (quasi sentendoli alle tempie): Mio Dio. h~ PORTIERE:La porta è andata in frantumi. (sosj>ira): ili dispiace, signor Lusta. Un funzionario come voi. il più punwale e solerte dell'intero palazzo! CARLO: Sette anni, caro amico. Lassù. li primo a entrare. l'ultimo a uscire, la migliore calligrafia della sezione, se11e :umi. IL PORTIERE:Lo si diceva, lo si diceva, il più solerie e modesto dei funzionari. CAÌtLO: Il divertente, signore, era che invece io odi;no, ho ~empre odiato selvaggiamente appunto la solerzia, la modestia, la bc_!lla calligrafia, il modulo C. quello D. la pianta stabile. !"auto• rità. IL SERGENTE (passa e guarda sospettosameule). IL PORTIERE (intimorito): Non sono altro che queste, le basi dcll'or• dine sociale. CARLO:E se vi dicessi che il mio ideale è sempre staio il disordine ... individuale? Io ero una belva. là dentro. Ho spesso i111111agi• nato di portarci, là dentro, una bomba: ad allo po1cnLiale. Sa• pe1e invece che ci· panavo. in tutta segretezza ? IL PORTIERE (palpitando): Non saprei, signore. CARLO: Dei pennini, speciali, il segreto della mia insuperabile cal• ligrafia. IL PORTIERE (a,nmirato): Ci spendevate del vostro I CARLO (con into,,azione 11ellameule vecchio teatro): La fortuna, sino a ieri, non mi era stata benigna, signore. Un maligno destino avviava sul mio capo tutte le sventure della sezione Archivi. E finalmente, ieri. .. Parve che uno spiraglio di sereno· si aprisse anche per me. Quale occasione I Perché essa potesse verificani era occorso: che l'archivista capo e ben due souoarchivisti fos. sero in regolare congedo estivo; Ja ben nota appendicite del segretario Bauri: una campagna di stampa che meue in allarme le autorità, una convocazione straordinaria, che finisce per capi• tare di domenica, la sconsideratezza del vicearchivista fuori ruolo. anziano il quale non volle per nulla al mondo rinunciare a m~a giornata di diporti; tutto ciò fu necessario, signore. perché a me, cioè a un giovane vice souoarchivista aggiunto fuori ruolo toccasse di assistere l'onorevole consiglio, sottoponendo i dad della Sezione settima Archiviamenti B. 4 a quelle alte personalità il cui nome turbava da sette anni i miei sonni! (mo• strando le carte): Ecco la mia relazione, signore. La questione, non priva di importanza, era quella delle cannelle. IL PORTIERE:)ion seguo la politica, signore.

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