ram.ente intuitivi, ma piuttosto impressio ri,i d'ordine sentimentale. Ciò elle dunque s'è detto unch~ per l' interpretazione nrn• sicale ; ma per una strada ,iettameute di versa. Una singolare riprova di quauto ho detto si ha nel caso di un nost·ro graude autore che dichiara di aver luugamente osservato, per costruire i propri persoriag• gi, gli attori che li avrebbero recitati. Il Goldoni dicliiara questo molte volte, ora come u,i, segreto del mestiere, ora come una dura esigen:a. Afa le conseguenze che ne traggo,io sono i,tterressanti; e parranno i,i,esplicabili e chi concepisce questo studio goldoniano come uria imitazio,te naturalistica. Per esempio, lo stesso otto• re (il Medebac) ha suggerito alla fantasia del Goldo,i,i i personaggi di Lelio il Bugiardo e di Don Afar:io. Quale diffèren• ;a! Afa l'analogia del suggerimento non. si rileva nelle caratteristiche del personag• gio, nè (ciò eh' è assai importa,ue) nello i,i,timo progressivo svelarsi di es.~o; ma piuttosto nella Juw;io,,e che, rispetto alla fantasia goldoniana, i due personaggi han• uo nello svolgimento delle commedie; delle quali i due persoriaggi sembrano ap• pruito suggerire e precisare l'atmosfera. Quella svagata, fi.tti:ia e iride.sceu te del BUGIARDO, che Lelio vie"e a co,iturbare: quellafortemerite chiaroscurata e movimeri· tata della BOTTEGA DEL CAFFÈ in cui Don Alar.zio campeggia immobilmente. Atmosfera, quella del BUGIARDO come quella del CAFFÈ, uscita da sugge• stioui sce,i,iche assai più che dalla con• tem.plazione della vita reale; ma che tro• va appunto la propria superiore realtà poetica attraverso la fmizionalità di quel certo personaggio - Lelio, Don ft1ar:io - cioè di quel certo attore - il A1edebac. Anche quest'esempio potrebbe esser moltiplicato, e inutilmente, giacchè è chiarito abbatrtan:a come l' osserva:ione degli attori abbia suggerito al Goldoni ,ion già una ricchezza di motivi, ma invece una precisa concretezza di suggetrtioni ambien• tali. GIACOMO DIRIDELLI e Da qualche anno, Luigi giocava al domino tutte le sere con la zia Genoveffa. Era stato mandato a finire gli studi nella città dove viveva Ja vecchia zia, arrichitasi d'improvviso per una eredità molto co• spicua. Luigi, oltre a dovere a sua volta raccogliere l'eredità, aveva il compito d' impedire ad altri d'entrare nelle grazie della vecchia. H giovane aveva un debole per le ca• meriste e con tutte quelle che s'alternava• no presso la zia, aveva ini~ato degli amo• ruccL Passioncelle che la zia, mandava al1' aria con rara abilità. Ritornava ogni sera Luigi e d' improv• viso trovava un altra ragazza al posto di quella corteggiata. Egli non chiedeva spiegazioni, nè la zia gliene dava. Resisteva qualche sera al desiderio di rivolg~re la parola o qualche comvlimento alla giovane che gli prendeva il cappello o gli appendeva il cappotto : e dopo poche sere ecco che il momento del1' arrivo e del com.iato, tornava ad essere il migliore della serata. Le due ore che trascorreva giocando con la zia erano me• lanconicbe e for2:ate. Il tempo passava e la zia non moriva. Il giovane entrava nell' e.tà adatta a prender moglie. Ma pareva non averne alcuoa intenzione. Parlandogli la zia toccava questo tasto. Egli obiettava di voler anzitutto fi. nire gli studi - se la prendeva molto CO· moda con gli esami - in secondo luogo sposando non avrebbe più potuto tenerle compagnia. Le partite al domino le sarebbero certamente mancate. Confessava lei Disegno di Guidone Romagnoli Fondazione Ruffilli - Forlì stessa di non trovar sonno fino alla mezzanotte. La zia apprezzò le ragioni del giovane e non insistette. Le sarebbe d.ispiaciuto non averlo più presso di sè tutte le sere. In città non aveva parenti: farne venire da fuori poteva causarle dei fastidi. A Luigi era abituata. Salvo il difetto di corteggiare le Sue ragazze di servizio - le quali non avevano che da lodarsi di lui, ma pure la vecchia, dopo un interrogatorio conciso e stringente sempre ugualmente licenziava - non ne mostrava altri. Da qualche tempo era in casa una ra• gazza povera di grazie e Luigi non le badava affatto. Perciò si sorprese la sera che, pur non avendo commesso nulla che gli potesse rimordere la coscienza, trovò in casa, al po• sto della cameriera bruttina, una ragazza veramente splendida. Luigi prendeva fuoco facilmente. Le fece subito un complimento. Gli brillavano gli occhi dall'entusiasmo. Ma la ragazza lo trattò freddamente, con senso acuto di noia, che, ali' occhio esperto di Luigi fece cadere molte velleità. La ragazza era bellissima, e come tutte le ragazze bellissime, doveva essere grn impegnata: tale fu il primo pensiero del giovine. Entrando nel salotto non disse nulla a.lla zia. E siccome giocando continuava a tacere pur pensando alla nuova arrivata, la zia gli chiese: "Che ne dici della nuova cameriera? ,, . Luigi atteggiò il volto a indifferenza. "Non e' è male,, disse "Non c'è male?,, chiese la zia riden• do "A me pare splendida, te lo confesso: difficilmente l'avrei assunta appunto per questa sua qualità: se non mi fosse stata raccomandata caldamente da una famiglia che le vuol molto bene,, Luigi era per chiedere : "Sarà fidan• zata con qualcuno,, ma si trattenne. Desiderava mostrare alla zia che !a ragazza non lo interessava. Durante il giuoco Luigi accennò alla zia che stava corteggiando con serietà una signorina, figlia di borghesi agiati, e che pertanto - qui fece un sorriso - le ca• meriste non lo interessavano più. La zia volle sapere il nome della ra• gazza, ma Luigi fece il misterioso: nomi pronti non ne aveva: dicendo il nome di qualcuna delle ragazze conosciute da lei, poteva creare dei guai. Quando se ne andò a mezzanotte, la beJJa ragazza lo salutò freddamente. Scen• dendo le scale Luigi pensò : ""Le sono poco simpatico. Forse la zia l'ha messa sul chi va là narrandole le mie gesta con le colleghe che l' hanno preceduta,,. 11
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