Ascosi i dardi, o Apollo, offri ai supplici preghi dei giovinetti aure benigno ; Luna bicorne, ascolta le fanciulle, astro regale. Se per voi sorse Roma e dell' Etruria il lido tennero le iliache schiere quelle elette a mutar Lari e cittade con lieto corso, che da Ilio ardente il casto e forte Enea, superstite alla Patria, trasse salve per un libero varco a conquistar cose maggiori. O Dei, probi costumi ai giovinétti, date pace alla placida vecchiaia,. potere e prole alla romulea gente ed ogni vanto. Con bianchi buoi da voi benigni impetri ciò che chiede di Venere e d' A nchise il chiaro sangue, primo in guerra e mite all' oste vinto. Le sue schiere potenti il Medo teme in terra e in mare e già l' albane scuri, già Sciti ed Indi, pur così superbi, chiedon le leggi. Già Fede, Pace, Onor, prisco Pudore, la negletta virtù' osan tornare e la lieta Abbondanza ancor appare col corno pieno. L'augure Apollo, dall'arco fulgente, i!ille nove Camene accetto, il quale con arte salutare pur ristora le stanche membra, Se riguarda benigno il Palatino il Lazio e la roman possa prolunghi di lustro in l~tro per felici tempi sempre migliori. Pure Diana, cui l' Algido è diletto e l'Aventino, i preghi dei Quindici ascolti e l' auri amiche dei fanciulli ai voti porga. Noi che lodammo Febo e Diana insieme riportiamo speranza buona e certa che il sommo Giove e gli Dei tutti i voti nostri udiranno. L'ode " exegi monumehtum aere perennius,, esprime in una sintesi sublime le aspirazioni ideali del poeta. Vi traspare quasi lo sforzo generoso di salire sempre più in alto, di toccare le vette della fama e della lode umana ; il vero ingegno non s' acqueta mai e tende sempre più in alto. Perciò è profondamente umana e perfettamente comprensibile la glorificazione che egli fa di se stesso in tale ode. E se prima aveva detto " Pindarum quisque studet aemulari, Inie, ceratis, ope dedalea nititur pennis, vitreo daturus nomina ponto,, nell' "Apoteosi ,, è tradotta la segreta speranza di avere raggiunto il grande lirico greco. Fondazione Ruffilli - Forlì APOTEOSI (TRADUZIONE) Monumento del bronzo più perenne delle regal piramidi maggiore Innalzai si eccelso e si solenne che pioggia edace, nè vento in furore, fuga di tempi e d' anni serie, fia che pur il franga o rompere il potria. Non tutto peri~ò, ma vitdl parte di me ingente da morte sarà salva ; sempre recente e nuovo di tal arte per poster laude gloria avrò non parva, fin che pontefice e vergin divina su l' aree ascenderan capitolina. Là dove d' acqua strepita violento il fier Aufido, ove su genti agresti Dauno imperò, d' onda scarso, potente d' umil fatto, dir assi prence resti dell' Eolio carmine, eh' ei alle genti trasmise primo in bell' itali accenti. Deh tu divina Melpomene, assumi pur la superbia, il vanto primieri dovuti ai merti e col voler dei Numi delficosacro lauro volentier i con lieto volto tu cingi a non doma e di fulgida aureola clara chioma. Apoteosi! Orazio è fiero e convinto di avere toccato una vetta eccelsa. Il canto scaturisce da un èntusiasmo incontenuto, limpido e sereno come una sorgente d' acqua perenne. Il monumento immortale che si è creato lo ricorderà ai posteri come colui -che " princeps Aeolium carmen ad italos deduxisse modos ,,. La consistenza di esso moi:tumento è più tenace delle stesse piramidi egiziane nelle quali sembra simboleggiata con ardita immagine lirica la poesia alessandrina, per mo• strare che la propria arte, dipartendosi dalla_ fonte originaria, ha assunto ritmi sublimi, sentimenti più umani e toccanti. Le proporzioni e l' eternità di questa gloria poe• tica Orazio ama piuttosto avvicinarle alla grandezza romana, di cui il pÒntefice, la vergine ed i riti religiosi sono la espressione più solenne ed austera e rappresentano una tradizione perennemente viva. Da ultimo l' invocazione ardente a Melpomene, musa della tragedia, che il poeta eleva a propria protettrice per :,vere egli tradotto i grandi sentimenti tragici nella fiorente espressione lirica, affinchè gli cinga il capo della corona d' alloro, significa la consapevole fiere:,;za e la calda convinzione di aver toccato le vette sublimi della bellezza. Ed insieme ricompare sfrenata e fervida la gioia del " non omnis moriar,, che neUa speranza, che è quasi certezza dell'immortalità, esalta l'animo di Orazio e gli rende la coscienza piena, legittima della propria grandezza poetica. BRUNO MASOTTI 9
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