sempre indifferenza o aggressività ripigliando in esame - qualora ne valesse la pena - i molti fogli disseminati per vi'a, constaterebbero d'avere man mano conseguito una linearità e stringatezza non disgiunte a un vocabolario men corrente e più mondato. E' proprio tuttavia anche delle cose utili e belle di segnare il passo davanti al rifluire del tempo. Ciò che ieri piaceva, oggi è sostituito d11altra cosa, alla cui nascita il bello di ieri non è affatto estraneo. Guai se ci si accontentasse del trantran quotidiano, senza più sentire il desiderio di cose nuove! Così avviene che oggidì - a por bene in luce gli scrHtori che vertebrano di sè la narrativa nuova - si deve notare che la prosa d'arte sta man mano uscendo di stagione, per lasciar posto ad una prosa nuova che - pur nutrit::tsi alle sue fonti - si presenta più complessa di ossatura. La scuola nuova non r. più - per tornar all'articolo da cui s'è preso l'avvio - quella che il Pancrazi nel '36 isolava quasi come i più resoluti rivoluzionari della nostra narrativa (« si stacca una famiglia di scrittori che opera sulla prosa come nessuno ancora aveva fatto ;·e proprio sul romanzo, sul racconto, sulla novella, su quei generi della prosa cioè che, quanto ai modi espressivi, erano rimasti fin qui più immuni, quasi sottratti alle novità. In testa a tutti metterei Palazzeschi, e poi Comisso, Alvaro, Moravia... , e lascio i quaèlri aperti »). Questa nuova scuola, sempre al dir del Pancrazi, con la sua nuova prosa « così ricca di senso e di fantasia, ma quasi alogica, e scarsa di tessuto connettivo », avrebbe dovuto perlomeno trovar ardua la via del romanzo, se non addirittura sbarrata. E con velato rammarico constatava : « ora mi pare che alcuni giovani nuovi scrittori, tra i vari tipi sempre disponibili della prosa, mirino con troppa preferenza a quest'ultimo ». Resta da chiederci : hanno, dopo cinque anni, i giovani scrittori continuato per quella via o. prevenuti dall'avvertimento, si sono posti decisamente su una via più corrente e meno pericolosa? Avvenne multi e molti. anni lontnno, in wt regno sulfo riva del nutre, che una ·vergine visse, e il s1w nome potei.e co,wscere in A nnabell<• l~ee. E vergine visse con solo pensiero di arnart~ ed essere dli, m.e orna.tu. lo ero fanciu.llo, e f,mciulla lei pure, in qnel regno sull<l riva del mare: nta. il nostro ltmore ere, più e/re antore, l',mwre mio e cli Annabellci Lee. Un wle amore che volanti crcnlure ,I,,[ cielo ci spicu;a,r,, con desiderio. Questa fu [li, rll,gion.e per cui. nel regno snlla riva del mare, un veni.<>generato e/allei nube ghiacciò La mia dilPttll A111wbell,, Lee. E venne 1111 suo <lito congiu III o 11er 11orlllrmela via, lontano, pe,· porla in lllt grigio sepolcro, rwl suo l"egtw sulla riva del mare. Traduzione di Vittorio Ilonicelli. Fondazione Ruffilli - Forlì Prima di rispondere giova notare che questi ultimissimi anni sono stati tra i più prolifici per la nostra narrativa. Un vero stuolo di narratori s'è fatto al balcone della fama, e tutti in gamba e degni (si veda " Beltempo » di quest'anno, in cui - se ne togli pochissime eccezioni - tutti i narratori - e sono parecchi - hanno validità e speranza di restare in piedi). Si può iare qualche nome: Bilenchi. Mesirca, Morovich, Vittorini, Delfini, Dessi, Buzzati, Tofanelli, Bigiaretti, Q. Gambini, Emanuelli ecc. ecc... e. anch'io lascio addirittura spalancati i quadri. Non v'ha dubbio çhe la narrativa nostra è - fra le arti - quella che più ha rinvigorito i muscoli e lascia sperare quasi ad un periodo, se non aureo, certo prezioso. Quest'euforia non è per nulla sentimentale, chè le opere dei giovani citati sono aperte e pronte a convincere le persone in buona fede. Risulta che lo sganciamento dalla sterilità narrativa questi giovani lo hanno ottenuto proprio rinnovando la prosa, foggiandosene una assai più consona per andatura, costruzione e linguaggio, al romanze. Per questo si diceva che la prosa ,d'arte è al tramonto, ma non scacciata come un balocco ormai sgualcito, rispettata invece sempre come una madre che s'avvede, davanti al crescer dei Agli, dell'incanutire dei propri capelli. . E non direi neppure ch'era esatto l'avvertimento del Pancrazi di cinque anni fa. Chè i nuovi narratori stanno portando la nostra prosa su un piano di romanzo non moderan::!oe evitando !'esperienze di Comisso, Alvaro e Moravia (per usar degli stessi nomi del Pancrazi), continuando invece con coraggio e con intelligenza quei ritrovati e quei punti di. partenza. Dal che può venir anche l'insegnamento che in arte mettersi per la via più pericolosa non è sempre partito da capiscarichi. Basta soltar:ito- e il riferimento è di proposito fatto ai giovani narratori avere serietà d'intenti e fermezza d'idee. EZIO COLOMBO Cli angeli, non così felici nel ciclu qtu11tlo noi, ci invi<li,wa,w.: e quf'Sta fn lct ragione per cui il vento uscì dalla nube nollunw gelwuf-0 a 11wrte la mia Anna.beli« lee. il_1ail nostro runure fu più forte dell'cunore di quelli che sono più vecchi di 11-0i; di tanti che sono più snvi di noi. E nè gli angeli che sono nel cielo, n.è i demoni del /01ulu del nwre poterono slrnppare l« mict ,111i11wdall'oni11w della mia dolce A nnctbelfo l,ee. Nè mai risplendette ln lunct che ,wn in.i reccisse i sogni delln m.ict dolce An,wbella Lee; e brillaro,w stell:!, 11u1, più vivi i chi<tri occhi di Annabelfo Lee. E fui così lnttn la notte, accanto a,llct inia c<tra, 1nio aniorc, rnia sposa, nel suo sepolcro sulla riva cl:elmare, nell<t suct lombll presso il flutto sorwnte. E.A.POE Pag. . 5
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