rnnR~mAflmvunrtnf1nf1~vf Il Sollosegretario Po/1,erelli, esponendo durante l' es<1me dei bilanci '11!,1 Camera l'attività del· Ministero della Cultura Pnpolare, dopo aver accennato, in tema di cinematografo, ad un pro1,vedimenfo che vieta l'a.cquisto di nuove pellicole americane ed all'aume11to i/PIia produzione nazionale nell'annata 1941, nei confronti delle annate precedenti, ha toccato l'argomento più delicato ed importante la produzione. cioè. e la sua organizzazionJ, dichiarando 11011 giovevole quell' im•• provvisazione che caratterizza l' esistenza di alcuni Enti produttivi, e quindi necessaria ogni agevolazione .i chi possa garantire una continuità d'azione. Non sappiamo in quale termine di tempo e in quale maniera si attuerà 1111 provvedimento di cosi grande importanza, ma dobbiamo essere certamente molto iieti che il problema sia staio comunque posto e sia stata presa in considerazione la necessità di dare a /11/ta /'organizzazione produttiva quella solidità che può esserl assicurala soltanto alla garanzia di w1 lavoro continuativo da parte dei vari produttori. Basterà infatti soffermarci un solo memento a considerare come ancom oggi nel campo della produzione ci si affidi alla improvvisazione e tanta fiducia venga accordata anche a coloro che per la prima volta si avvicinano ali' industria cinematografica. quasi che far'! dei fi'm ( a,1r.he considerando questi per 1111 momento dei "fatti" puramente industriali) non richiedesse 1111aprepamzione ed una specializzazione, pere/i,) venga auspicai" un sollecito ed energico intervento eia parte dello Staio, che o/Ire ad impedire quel consumo inutile di capitali e di energie che si veri_fì~a ogni qual volta viene posto i•1 Un Ba11,11w Fondazione Ruffilli - Forlì circolazione un film moralmente e tecnicamente brutto, cui oramai non serve più da sostegno la famosa scusa del pul>blico che "i film li vuole così" porrebbe fine ri quel disorientamento che domina in campo di esportazione, puntando così su di una questione di dignità a cui r.on sempre è stata data l'importanza che le spettava. Non ultimo riflesso infatti della malattia Chè infetta la nostra proclu:ione, è la ma11can:a assoluta o l'anormalità dei rapporti con i noleggi esfen. E: inspiegabile il fatto elle si perme/11 l'esporla- ;ione di un film come "L'Anonima Roylott". Era dunque necessario il co;,- tributn della critica madrilena per persuaderci che "L'Anonima h'oylott" fu.,- se un pessim.J film? A meno che non vogliamo consolarci con le q1!,1llro ste!le atlri/}1/i/e dalla critica americana ad un film di Carmine Ca/Ione. Ma questo 11011credo possa intere-,- sarc1. E: necessario quini/i che ii problema cinema confi1111i ad interessare gli organi competenti per una definitiva messa a punto. dal momento che lo Stato ha dimostrato altre volte di preocc11parsi. a ragiofl'e, cli tale problema intervenendo con utili e risolutivi provvedimenti. Anche se una messa a punto lSiga un ritorno su delle questioni che apparenJemenle p1Jtrebbero sembrare risolte. Se per q11esto si richiede del coraf!,giu, siamo in tempo di rivoluzione e il C/Jmggi>J non deve mancare. Vogliamo così sofferm,1rc1 su di 11n punto chP crediamo di 11otevo/e importa11za. E: d,n•vem utile l'accentramento cli tu/la la produzione in 11n unico blocw. e per di pi!Ì nei pressi della Capitale.> Non compromPtte specialmente q11es/9 id/imo fatto la nascita di 1111 clivismv che non è un elemento trascurabile 11e/l'eco110mr'ad· i 11111 ind11stria ci11P111,1togra,~ca e può contribuire 11otevolme11te al fiorire di essa? Ed all'accentramento stesso noq sarPhbe preferibile la cvstituzione di tre o q11a/lro nuclei pfl>duttivi che tra l'altro. polrel•bero gareggiare i11 leale co11corren,ù? /11 Germania ciò è staio at!ualo in base alle tradizioni cultura/i e1f artistiche di alrnne ci/là. Monacri ad esempio. ha una sua produzione e così pure Vienna e Berlino. F.. siame> sicuri Che q11esto inte/liger1le decentramento (1vri1 nel futuro effetti sorprendenti. Si potrà obbiettare che per giu11gere a questo è necessario che sorgano delle vere e proprie case proc/11/lrici seriamente organizzate, caratterizzale principalmente dalla continuità ciel lavora. Ma questo è appunto il primo pro1>/emada Clii siamo partiti per le nvstr.! consilfernzioni ed abbiamo troppa fiducia nel Mi11istero della C11!111raPopolare per non credere in 1111asollecita soluzione di esso. CARLO LIZZANI APPUNTI per una polemica Dall'articolo Due Randiere a fìrma r. r. in data febbraio si può rilevare come ancora circolino equivoci su di un preteso cinema fascista. Secondo il nostro autore « lat10 l'uomo a sua volili egli farà l'arte sopra il voluto piano • morale » e « se anche poi i nostri cineasti facessero dell'arte conducendo quella tal vita che conosciamo, potremmo allora vedere (traduci ,, sarebbe nostro diritto giudicare») se è meglio avere dei Luoni cit1adini o dei grandi artisti ». Qui bisogna metterci assolutamente d'accordo sull'« arte fascista» e più ancora sul « cinema fascista ». Che cosa signifìcano in realtà simili espressioni? A parer nostro nulla chè se il Fascismo è il risultato, oltre che di un 'azione politica, anche di una mistica della vita e di :ma teoria de.I vivere, frasi di questo genere non darebbero altri risultati che un arido ed inutile catalogo di argomenti e di ... « climi spi-- rituali » obbligati ad uso dei non artisti. Gli artisti, se veri, automaticamente risulrnno espressioni di un dato popolo in un dato mome-nto qualsiasi possa essere l'argomento, anche non. fascista, da esse prescelto. Non per0 dei principi politici dd momento da loro vissuto. Artisti che pur vivendc1 le grandi ore nostre abbiano il supremo puàore di no11gridarlo n tutti attra · verso le fele dipinte o le parole scrit1<! non sono certo da meno di altri che tale vita eruica da loro vissuta quotidianameme sentano l'imperioso bisogno <li esternare facendone ma1eria artistica. Se il cinema ha da essere art~ r.on ci si deve poi neppur domandare se sia preferibile un buon cittadino (di piùì ad un grande artista (di meno) con tutto quello che ne potrebbe seguire, nè troppo indagare sulla vita privata di gente costretta ad un lavoro estenuante e fuori del comune in nome (almeno teoricamente) dell'arte. Piuttos10 se vogliamo che il nostro cinema sia arte e giunga a posizioni di primato (in ciò si esaurirebbe la " moralità fascista » del nostro cinema), invochiamo l'aiuto dello Stato, cacciamo via i Commendatori e facciamolo noi gio'lltni il nostro cinema che non sarà in tal caso manifestazione goliardica di un ottimismo più o meno serio ma un organismo materiale e spirituale fonPag. 21
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