«I NOSTRISOGNI» di U.Betti Di Ugo Betti occorrerebbe parlare con un pressupposto di interessi letterari e critici trascendenti la mera cronaca per ricercare di lui, all'infuori di ogni significato contingente, la dignit:I di scrittore. Ma questo compito esce dal nostro semplice dovere di cronisti, al quale, in fondo, vogliamo restare fedeli pur sapendo che in questo modo quanto diremo certo non darà lampi di originalità. Ci consola peraltro il fatto, almeno da un punto di vista morale nostro, di esserci ripromessi, oltre ogni necessità pratica di tempo e di circostanze, un discorso molto più imp~- gnativo sulla sua tecnica poetica. Come fenomeno drammatico, Betti è una « cosa " importante nella storia dell'attuale teatro italiano e ogni sua nuova opera (« 1 nostri sogni " non è nuovissima ma, a quanto ci sembra di ricordare, abbastanza recente) ha d~ essere registrata, oltre che da uno stretto punto di vista estetico, con le notazioni di bello e brutto, di raggiunto e mancato, anche da uno, che con termine gargiuliano chiameremmo panoramico. L'importanza del teatro di Betti, cioè, non si ferma ad una pura aifermazione di valore, ma nnche e soprattutto con tale affermazione. trascende i limiti de) momento per acquistare una posizione storica e perciò polemica. Ciò detto, venendo al caso specifico, non sappiamo fino a qual punto queste parole siano di circostanza per la commedia « I nostri sogni » la quale pur essendo una bella commedia non può inieressarci nella visione generale dell'opera bettiana, dovendola a forza considerare come una ripetizione Ji motivi già scontati nelle novelle <li « Caino » e di « Le case » e non come tentativo di nuove soluzioni. Infine la morale del terzo atto non ha alcun diritto di far parte del mondo di Betti non pcssedendo delle adeguate giustificazioni formali. Eppure in tutta questa grnziosa opera di teatro si sente un lavoro compiaciuto di scavo, onde far affiorare quell'·umanità quotidiana delle scarpe strette, del brindisi con il tamarindo comperato un momento prima dal droghiere, umanità colorata di un ,nrriso serio, forse un po' più sorriw, ma senza ironia. Ogni tanto poi delle rapide evasioni liriche, quasi imprevedute, come fulguraz:oni : sebbene siano preparate impercettibilmente da una continua affettuosa comprensio- !l.J;o Betti al suo tavolo di lavoro Fondazione Ruffilli- t-orlì ne, da un sentimento di pietà cristiana senza superhie. Evasioni che talvolta non sono del pc:·sonaggio ma del poeta, che dietro di lui riafferma i suoi diritti : queste r.on frequenti astrazioni e una certa caoticità del terzo atto. non impostato con quella lindura e linearità dei primi due. hanno determinato un certo squilibrio. per lo meno nello spettacolo. Ma. non conoscendo direttamente il testo non possiamo insistere su dei rlifetti che forse hanno da essere attri1:uiti pit.ttosto all'interpretazione delil Compagnia Tofano-De Sica-Rissone, la quale, e non soltanto per nostro pe~- sonale giudizio, ha realizzato uno spettacolo non perfetto, risultando evidente, anche per noi, che non avevamo letto la commedia, una certa mancanza di misura essendosi :.bbandonati gli attori. ad eccezione di Tofano, misuratissimo come sempre, ad alcune loro particolarità sceniche. La qual cosa, è stata forse la determinante di una interpretazione curiosa <lei lavoro di Betti. Non ricordiamo. o forse non l'abbiamo mai saputo, chi ha fatto il nome del regista Camerini 2 proposito di questa commedia ma, incredibile a dirsi, è stato veramente fatto. Dove si vede che la suggestione delle esterne apparenze di De Sica deve essere molto forte. * ■ MEMENTO. - varrebbe la pena - se fosse in qualche modo possibile - riportare per disteso lo scritto di Raffaello Franchi Sulla poesia [« !ncontro "· dic. '40]. Poche volte m'è occorso d'osservare tan• ta serenità e compostezza nel toccare un argomento dei più spinosi e - fors 'anche - dei più malinconici. Vedere sort 'occhio 1'eparole del Franchi e pensare alle estuose polemiche appena spente, fa l'effetto di una nottata lunare dopo un giorno di rovaio. E poichè nessuno potrebbe pensare a Raffae11oFranchi come a un « reazionarfo " I perfida gramigna della coltura letteraria l si leggano queste sue esatte riflessioni . u La moderna, la contemporanea poesia lirica, in quelle che ne/I 'intenzione piti che nell'espressione sono le sue sfJecie estreme, non concede libertà divagatoric, e richiama a Saffo. e rifiuta Omero "· E vadano al lettore provveduto e non sbavante rabbia antimoderna quest 'altre paro1'e: « Ma dopo il seçolo elettrico torneremo alla diligenza, almeno nella poesia, forse soltanto nella poesia. Non per disdegr!are certi arrivi. ma per il fresco piac~re di ricominciare un cammino, per quello di avere una m~ta a cui guardare"· Allegata in coda allo scritto det' Franchi sta un 'avvertenza sulla ,echiarezza u ; riporth1mola in parte : u Resta da osservare che, nel gioco della vita, ac· canto a quella di un 'età naturale, indi,,idua/e si deve tener conio della maturità gene/aie, quella per cui non c'è più borghese d'oggi che, poniamo, orripili come aucora poteva uno di ieri, dinanzi a una tela di Cézanne. Donde la possibilità, in qualche giovane, di talune mature espres' sioni ermetiche. Ma per molti altri un'av• vertenza si rende necessaria : attenti alla civetteria della cifra "· Pag. 19
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