Via Consolare - anno II - n. 4 - aprile 1941

f@11iili@11fi® di MOROVICH Importa, prima di trattar dell'opera di Enrico Morovich, mettere a nudo una confessione: che non m'è riuscito - pur leggendo attento tutti i libri suoi - di fissar dentro di me i limiti delle possibilità sue. La qual cosa - colpa mia a parte - conferma che l'artista fiumano è uno dei pochi scrittori giovani d'oggidì in continua evoluzione ascensionale. Parte del · merito sta proprio qui: nell'essersi cioè, coi suoi tre volumi finora apparsi, mai soffermato a rimirar l'orme già impresse, ma d'aver tentato di svellersi dal ceppo primitivo verso una originalità sincera e assoluta. Q11est'è- s'intende - un merito cospicuo ma relativo, chè occorre vagliare quanto le intenzioni dell'autore abbiano trovato il corrispettivo nella realtà dell'arte. Se si risale alla prima sua opera (« L'osteria sul torrente » edita da « Solaria » nel 1936) l'influsso di Comisso è evidente. E non è questa davvero una deficienza, chè in sostanza Comisso - pur piacendo a lui stesso di ripeterlo ai quattro venti - ha dato il « la )) ad una letteratura nuova, ristretta, ma viva. A leggere le pagine di « Osteria sul torrente ll, non si sarebbe certo immaginato il divenire del Morovich. Invero se la secchezza del periodare e la metallicità della trama avvertivano già la presenza d'uno scrittore nient'affatto turgido e polposo, che potesse - acquistando esperienza - adagiarsi nella lana dei grossi romanzi; tuttavia gli schemi narrativi erano accennati con evidenza e risolti spesso con ampiezza rilevante. I racconti « Il portafogli », « Incendio alla stazione )) e lo stesso « Osteria sul torrente )) pur avendo l'andatura dei levrieri, potevano indurre qualcuno a pensare del Morovich, come d'un giovane in fase d'assestamento, il quale in seguito avrebbe sempre più levigato il grezzo della propria tela. · Ma chi ha atteso Morovich alla seconda prova con questa speranza, ha dovuto ricredersi e confessare che ciò che vale per dieci altri giovani contemporanei (la cui prim'opera, ricca di buone novità, calamita poi I'opere successive e le scolora al ruolo di satelliti) per lo scrittore fiumano non vale affatto. In « Miracoli quotidiani )) s'ayvertiva subito una decisa virata di bordo : Morovich essiccava i germogli della sua vena narrativa e si metteva dritto e sicuro per la via della favola e della fantasia. Cadevano gli influssi letterari e comissiani e restava, solo e senza alcun paludamento, l'autore a respirare nell'aura incantata dal suo nuovo mondo. Importanza decisiva assumeva lo stile, perchè la fantasia del Morovich si deponeva sulla pagina come passat2. a setaccio, serena e pura. Tutto in quei brevissimi componimenti - soprattutto i primi : « Fantasmi ll, « L'Angelo ll, « Il diavoletto rosso » « Arianna e un cuore )) « Gli spiriti innamorati )) - sembrava misurato. Il che faceva pensare ad una compiutezza per nulla improvvisata o occasionale. Era ammirevole poi come il Morovich, preso dai limiti d'una prosa ossea e d'un trama filamentare, sapesse mantenere alle sue favole una grazia e una freschezza quasi ingenue. Spunti impreveduti prendevano improvvisamente soluzioni ghiribizzose, manteFondazioneRuffilli- Forlì Pa5, 16 nendo vivo il diletto anche in chi per la prima volta ne affrontava, impreparato, la lettura. Alla sensualità un po' accesa della prima opera subentrava qui un 'intenzione moralistica, che non rifuggiva perfino dal far leva su elementi satirici. Fu a questo punto che molti critici fossilizzarono le possibilità del Morovich, intendendo chiusa entro limiti la sua arte. Anche se nell'ultimo libro « I ritratti nel bosco )) l'autore insiste sugli stessi· motivi di « Miracoli quotiqiani ll, non pare giusto stimare il Morovich statico e immobile in una fìssità quasi meccanica. In lui, sotto un apparente quietismo, ribolle una volontà ferma di trovare nell'arte il nuovo. Certo in « I ritratti nel bosco )) la fantasia del Morovich ritorna insistita su alcuni temi moralistici, tanto da fare parere che le risorse dello scrittore siano al massimo di pressione: al di là del quale non v'è che l'inaridimento. La personalizzazione della Morte, per esempio, entra e esce nelle sue pagine a piacer suo; e ·presentandosi di continuo dà l'impressione di muoversi ·mediante un procedimento narrativo Asso. L'eccellenza di stile, la fìnitezza della tecnica segnano quasi un limite nel genere trattato dal Morovich, tuttavia (ancor confusamente, ma inequivocabilmente) si sente in « I ritratti nel bosco " che l'arte andrà oltre, verso uno sviluppo del tutto svincolato dal genere favolistico finora seguito. Insomma vien da chiedersi se per Morovich sarà poi tanto difficile affrontare argomenti di sostanza narrativa. Uno sbocco su tale via sembra presumibile, dato che qua e là, nell'ultima opera, i segni d'una distensione sono palesi. I mezzi espressivi suoi sono eccezionali, se ha saputo render, nei movimenti, piacevoli e graziosi, degli scheletri (così paiono infatti le .favole sue a paro d'una comune trama narrativa). Perciò è ragionevole aver fìducia in Morovich come in un artista in potenza, che saprà dar vita a una letteratura nuova. Solo così « I ritratti nel bosco )) acquistano spicco nella carriera del fìumano, chè, piit d'una comoda largura ·di sabbia, vanno intesi come un elastico trampolino. *' eva Fvrse clor1111•11do -- leggera, nel riso 11u1don1ui 11iùt 1mrvc, alita11do. U111a11a fig,11 <t scQ11p1arsa. Lascialo. Ora in cortili si bnttono botti; cant<wa, mentre - bia11c11 - dormivo, bevP11do dei vini a le case del 11wre: [egato clall'ericlu~ - arie/o se111pre il 111io cuore rrltende quel gior110 di pioggia. Eva, Evelina; trru1q11illa: le isole beate "bitate, silP11zii se intn 1ccia,i-a1110 i capelli e la cl,iu111a e le voci (r<u-colte le palme o gui.rn d'un vaso: le foglie, le foglie). Ma come wui lllnlt fuggitn, deserto il mio sogno t'i,woca ancc•r<tda lungi appassendo. FRANCO LUPrlRIA

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