Via Consolare - anno II - n. 4 - aprile 1941

lirico per eccellenza, e non certo il più indegno di questa schiera. Ebbene, anche a non far conto delle sue prose del periodo vociano, e di quelle seguite al richiudersi della guerra, ma ad analizzar le pagine ch'egli va scrivendo sui vari giornali proprio in questi anni, si trovano ancora esempi efficaci. In un articolo apparso sul « Lavoro» nel 1932 dal titolo « Osteria, di domenica », ci si trova dinanzi questo quadro: due donne sedute, con un boccale di vino, all'osteria. Nulla di strano, di eccezionale, se lo scrittore ritraendo quelle due donne in simile posizione ci raccontasse poi un po' dei fatti loro. La solita novella sarebbe. Invece palpeggiando, titillando, girando loro intorno, guardandole or di sotto or di sopra, ora in bocca nell'antro dei denti, or giù nella scanalatura del petto, or sui fianchi, or nel grasso del collo, ce le sviscera tutt'e due, come fossero due tronconi da macelleria. Le ha messe a nudo, le ha scarnificate, e di tra le carni ci appare la loro anima disciolta, libera. E dir che per tutto questo non ha usato la tecnica della solita psicologia; s'è servito della sua prosa impressionistica, che fissa le più labili parvenze dell'esteriore, dandoci così alla fine la visione chiara del centro propulsore interno. Pezzo di bravura, fatto di nulla si direbbe; eppure i frammenti costruiti così piacciono e tengon stretto il lettore. Ora di questi pezzi di bravura, di questi scorci spennellati a capriccio di genio, Camillo Boito offre già luminosi esempi nelle sue prose ottocentesche. Nella raccolta di novelle « Senso », apparse nel 1883, si trova un frammento interessante. Ha per titolo: « Quattr'ore al Lido - schizzo dal vero ». Son poche pagine sbizzar~ rite e inconsiste_ntifatte di impressioni fugaci. Lo spunto è questo: lo scrittore è sulla spiaggia e osserva. D'intreccio non è a parlarne. Impressioni rivissute in punta di pennino. « Guardavo le nubi in faccia... mi pareva di stare appoggiato ad una parete verticale interminabile, nel mezzo ad una immensità vertiginosa di colori strani. Lo splendore del tramonto prendeva figura come di fuoco diffuso, di oro liquefatto. di vapore celeste misteriosissimo, di brune macchie minacciose e di bizzarri luccicori d'argento"· E tra una divagazione e l'altra fa capolino il critico d'arte colla prosa corrispondente: « .•. il verde del mare è di una varietà, che gli impasti dei più raffinati colori e le più sottili velature non possono imitare neanche di lontano... ad ogni moto dell'acqua corrisponde una gradazione differente di verde, di azzurro, di tinte neutre ... ». Se si facesse il raffronto colla prosa del periodo manzoniano, quante cose mutate! Oltre alla tendenza di mescolar i modi dell'arte pjttorica, qui si sente l'insistente richiamo dello scrittore alla stringatezza del periodo. Boito è già uno scrittore espressionistico. Espressionismo che richiede e subordina una raffinatezza estetica. Il periodare non ha più lo scorrer liscio, inzuccherato di certo purismo accademico. Il Boito capì che occorreva frantumare gli schemi di prosa cruscante, per dar scioltezza, senso di vita e di immediatezza ai libri. Egli in quest'opera di sblindamento merita considerazione: egli scrive già nuovo e vitale. Come in questo brano : « . . toccata dopo sovrumani sforzi la riva, uscendo da quell'acqua sciaguattata da tutti i venti, nera, orlata di certe frange e certi occhi d'argento sudicio, che le danno aspetto di uno sconfinato drappo funereo ... ». Certo Camillo Boito, per la sua stessa natura, !'esperienze le lasciò a mezzo, chè altra fu la sua attività. Ma dalle sue pagine - ognun lo sente - spira già l'aria dei giorni del nostro novecento. ECO. Fondazione Ruffilli - Forlì Nella stazione straniera, di notte, al bianco lnme, quando la 11artP11za con il fi.schio s'annuncin, una. fanciulla, lungo i binari del convo~lio passa, ,lav<Ulli e, me s'arresta, di sorpresa. ride. È passata. Il teno è nella notte. Mentre viaggictmo, il suo volto sui vetri rimane, il volto che, col mio, saluto senza ragion.e, acce1u1.<11ido. In silenzio chiedo chi sia, le parlo ancora a lu.ngo fìnchè in nuove ombre il vetro si raccoglie. Ancor però /rlt me, di tanto in tanto, sorrido: "Dimmi chi sei, chi t'invia. Quale presctgio si svelò e, noi due? Quale destino incrociò qu.este vite inutilmente?" Che pensavo? Chi era? H._F. BLUNCK (rrad. <li G. R. Murri) Stanotte ho dormito nella Cf<Sltmia e :;on tornato fanciullo <t sognare. Quando l'al/)(t imbiancò il silenzio della stnnza mi destai riposato e sereno. A piedi nu.di corsi per cercar la rugittcfo dei prati. Il pro/u.rno d'una rosa mi donò la /e.sta del mattino. ./lii ezz' ora giocai con l' acqu.a cli fonte e non n,i volli a.!-ciugare. Cltmrnin,mdo a passi voluti scoprii ['armonici del mio corpo. ,lii pareva di sapere tntte le cose della vita vera, l'Otto per sempre il mistero della gioia, senza il ricordo di un desiderio. MICHELANGELO !IJURARO Ed ecoo acqw, d'un grande ,nattino ,ni ripercorre cii si lenzii donai o conte terni ignoln, nascere nella . mente canto di meni iccito e stelle come lampi. piovono sugli alberi domeniche calme a pciuse di anni. Ecco le città della notie piene di cavalli e il principio dei fiumi, mci gemono ci la portct le notti come le mendicanti. FRANCO LUPARIA Sfta Ghirigori di sogni pe 'l cielo. Vngheggìo di tenPrezze Lontane. GIUSEPPE PROJA Pag. 15

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