dei prigionieri. Uno la raccolse e con atto gentile la porse al bambino. Questi guardò la madre e, scoperto un cenno d ·assenso : -- Tieni, disse. È wa. - Un sorriso sfiorò le labbra dell'uomo. Fece un cenno di diniego e continuò a cer nere sporta la mano. Allona !a madre ailontanò da sè l'altro figliolo che teneva fra le ginocchia, si alzò, scosse con la mano una banda di capelli che le era scesa sugli occhi, si avvicinò all 'u-0mo e, presa l'iarancia, gliela tese : - Mmngiate, Io incoraggiò. L'uomo esitò un attimo, dubitoso ancora, poi borbottò qualche parola sconosciuta, carezzò la testa del bambino e ritornò al suo posto, presso al compagno. Spellò il frutto e lo divise con lui. Nacque cosi il ravvicinamento Fu 1a quel giorno una gara di offerte fra le donne. I prigionieri le ricambiavano come potevano. Con lavori di mollica di pane, buffe testine caricaturali, fiori, pipette. Qualcuno più '1bile intagliava delle serpi che si snodavano per mezzo di una sapiente disposizione di pezzetti di pelle o di stoffa. E i bambini, nell'agitarle, gridavano di gioia e terrore insieme. Le donne li lasciavano !are, contente per i loro rati e offrivano <ii nascosto dai soldati quello che restava dei loro desinari frutta, sigarette. Allora inv,-qdeva loro il pensiero la probabilità che qualche loro marito o parente fosse prigioniero anche lui. M,_1 !o pensavano con certa pacifica indolenza, senza figurarsi catastrofi, in quelle giornate calde e durante quelle notti afose che le impigrivano sempre Ci più. Adesso trascorrevano lunghe ore sedute sulla sdr.lie di tela : r.on scacciavano neppure le mosche che le infastidivano e avevano forza solo di sollevare ed agitare ogni tanto un ventaglietto di carta o un foglio di giornale. Sorta così la dimestichezza, i prigionieri osarono un giorno varcare le soglie delle case. •Portavano dentro mastelli d''1cqua, stendevano la biancheria ad asciugare. gettavano le immondizie nella grande foss.g èietro la cinta del cortile. Era una dolce schi1vitù che essi stessi si erono imposta e che diventava sempre più complicata, mentre le donne li stavano ad osservare, lo sguardo perdutO in chissà quali soavi lontananze. Si facevano sempre più pigre e quella inaspett2ta e non cerc,,_t,acomodità le confortava di più a quella vita d'ozio. Ampi sogni passavar.o dietro le loro fronti, sogn; di mollezza e di bhndizie. Pareva ingrassassero giorno per giorno. La loro pelle si faceva ~empre più tes'.l e un 'onda molle si disegnava sotto le occhiaie Non avevano più voce per chiamare i figli e spesso erano , prigionieri che li riportavano alle case o li cullavano nelle braccia, cantilenando strane ..:.anzoni, dolci e monotone. la confidenza e la fiducia si svilupparono Disegno di Angelo Savelli FondazioneRuffilli- Forlì Ì"tig. 12 a tal punto che gli stranieri scoparono stanze e cucine, mentre le donne, beate e indifferenti, li lasciavano fare. Più tardi ~c• cesero an-:he il fuoco nelle cucine di maio- . lica e le donne lasciarono sempre aperte le porte di casa, anche duronte la notte, cosicchè la mattina presto, dopo la svegli~. i pi-igionieri penetravano nelle abitazioni, facevano bollire il caffè, lo versavano nelle ampie scodelle, mentre le donne erano ancora a ìetto, per l'ultimo son.no soave. Si alzavano molto tardi', quando il sole arroventava il cielo e il cortile, venivano sugli usci con occhi, assonnati e gonfi, si Miravano mollemente, con armoniosi sbadigli. Avevano le braccia sempre più bianche e rotonde e non finivano m1i di pettinarsi. Mettevano, anzi, in tale operazione un piacere così vivo che era diventato uno spettacolo n,,rmale vederne sempre qualcuna intenta, :i.nche nel tardo pomeriggio, a provare una scriminatura, sulla porta di casa, lo specchio infisso a un chiodo, i bei capelli grassi fluenti sulle morbide spalle. GARIBALDO MARUSSI' SERA (;iace il giardino de i fiori, silenzioso, nell'ombra. Mor111orìo di fontru1e per l'aria: parole 1na.i udite. d'autunno. SOJ(llflle :;olt<11ito in notti Viene il ricordo.. ,Li cose pcissate. il ri,npianto di ,ni!te rnggiunte e fuggite in. un cadere di foglia. Hanno i pensieri colori di pioggia, di tedio, di vano. Verbo il Il/O labbro non dice. CIUSEl'PE PIWJA TRADUZJO_i\ 1/;' Hai 1.11 prova/O a ste,u./erti sulla tt>rra grassa., d'esrate, e SPlltÌre a tuo corpo plasmar.-.; sulla terra, mettendo radici e vivere come albero e avere nel sangue g/'flna di terra? llc,i tu provato a rinascerl' mai? Coni.e furno spari."icono i tortu.Pnli e le sottili idee sgombrano i sensi rin11ovellati. Quando le braccia 1.11 m'ct11ri e ,ni accogli in te e 111,i riel, i udi nella tua stretta, io la t·ita ritrovo come castelli di cartct tli bimbi cadono i sogni e le n111/Je sanano al l"'-~srtggio del sole. ARNALDO MOMO
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