Via Consolare - anno II - n. 4 - aprile 1941

Il SOGONO[llA f[RITA (racconto) Si lasciò andare sulla proda della Strada. Una febbre forte, un dolore acuto lo teneva. Non poteva più camminare. battaglia, un momento terribile. Era stato bravo, s'era difeso, aveva mo .. strato di non aver paura. E c'era dentro il sogno un altro sogno : il riconoscimento del suo valore, una medaglia o un encomio o una promozione, non sapeva bene ... Si presentava a suo padre. Suo padre era in fondo a una serie di corridoi,' bellissimi ma deserti, tutti pieni di statue e di quadri, una specie di labirinto dorato. Sempre la madre, che era una povera cameriera, gli aveva taciuto il nome del I?adre, ma egii era sicuro che viveva e che doveva esser « qualcuno », un qualche .grande impiegato nei ministeri o un signore, ricchissimo. Veniva fuori suo padre da quella lontananza di marmi e d'ori, si faceva sempre più grande, diventava altissimo, gigantesco, come quando una figura s·avanza sullo schermo, al cinematografo; ma egli non aveva paura. Si presentava : « Hai fatto bene a venire » - diceva suo padre, e gli dava la mano. Adesso era vicino a una finestra : una finestra a inferriate, rugginose,· di là dalle quali era un mucchio di biancheria da lavare, 1n urta corte. Si sentiva un filo d'acqua .. Aspettava Il. Sua madre scendeva dalla scala di servizio, lo vedeva, dava un grido. Piccola, ormai sciupata dalle fatiche, tutta presa nE:lla sua povera vita di serva, aveva sempre quegli occhi di pianto. Non vedeva la ferita, non vedeva la medaglia nè la promozione, non vedeva niente. Singhiozzava, stretta al suo petto, come nel momento in cui era partito. E ancora, tra le lacrime, sempre, quella raccomandazione che era la voce del dolore antico. della s·ua rassegnazione pia e misteriosa: « Non maledire, Pao-- lo, non cercare. Tuo padre "era" buono. Non è che non ha voluto, non ha potuto ». Egli si ribellava : contro di sè, contro il destino, contro suo padre, perfino contro la rassegnazione di sua madre, con quel suo lampo d'ira, co,1 quella spinta all'odio per l'ingiustizia della vita che adesso l'aveva acciecato e travolto nelle passioni del dopoguerra. Quasi sempre a questo punto il sogno s'interrompeva. Apriva gli occhi, la febbre durava anco~a. Grattde, immensa era la pianura che circondava la piccola proda su cui giaceva. E le strade di campagna quasi sempre eran deserte in quel suo viaggio, a 1appe, verso la città dove abitava sua madre. Spesso, quando si svegliava, era ve~so le ore del tramonto. Udiva 11n!intinnio di greggi nella pianura. BONAVENTURA TECCHI Come sempre, appena buttatosi sull'erba e sopravvenuto il sonno, sognava. Faceva ancora i! sogno della guerra, benchè fosse finita da parecchi mesi, anzi da quasi <lue anni. Si vedeva in trincea in mezzo ai ragazzi del! 'ultima leva (ma giù giovane era lui, quasi ·,rn fanciullo), uscivano all'assalto, combattevano. Una scheggia di granata lo colpiva : era una ferita grave e insieme non grave, ur.a di quelle che in guerra si chiamavano « intelligenti », a un braccio o a una gamba ... E qui incominciava il sogno vero : « la felicità d"esser ferito». Aveva sempre saputo che la sua vita sarebbe incominciata di lì : dal momento in cui avesse potuto mostrare agli altri e soprattutto a se stesso d'« aver fatto qualche cosa ». Tutte le umiliazioni di una povera vita combattuta fin allora per un tozzo di pane si, ma anche per un 'ambizione (non sapeva bene quale, non sapeva per che cosa, ma un'ambizione c'era nel suo sangue, forse ereditata dal padre, a lui sconosciuto), tutti gli avvilimenti sofferti fin li, ecco, nel sogno, sparivano. Non si vedeva più com'era: un povero ragazzo di diciannove vent'anni, malato di una malattiJ oscura, forse contratta nei vari mestieri che aveva tentato di fare in una vita irrequieta e quasi vagabonda da una città all'altra, ~desso fuggitivo pe~ una persecuzione di parte, preso, travolto anche lui in quel turbine di passioni politiche e sociali che fu del dopoguerra ... No, era nei sogno quel che sempre aveva sognato di essere : un ragazzo buono nel fondo, coraggioso, di carattere ardente. Ecco, c ·era il segno della sua forza : la ferita. No, non era vero come di fatti era avvenuto: che la guerra fosse finita- troppo presto per lui, accorso voloniario con l'ultima leva. Aveva fatto in tempo a combattere. erano usciti fuori dalla trincea, era rimasto ferito ... La sua vita incomincia va di li.... da quello stato di legger:i esaltazione che nel sogno immaginava. ATTESA Gli pareva adesso di tornare indietro dalle linee di combattimento, l 'avevan posto su una barella. Passava tra. gli ultimi fiocchi degli sdràpani che s·a!- zavano al cielo, la barella inclinava un po' da una parte, 5entiva dolore in un fianco, un dolore forte, acuto; eppure sorrideva. Le prime cure, le prime attenzioni al ferito negli ospedali; lo conosceva.no tutti, gli volevano bene. C'era stato un trambusto prima (il sogno ritornava un po' indietro ... ), sl, una mischia, lassù nella trincea, una FondazioneRuffilli- Forlì Pag. 10 L'alba rossa entra dalla fines/ra, e io da poco sveglio, mi alzo a spalancare le imposte con una manata. Tre passeri spaventat; frullano sui rami vicini nella piacevole primavera. Ritorno al caldo del letto con 11n~alto da ,agazzo contento. Da anni non sentivo tanta freschezza di risveglio, e tanta gioia di ricominciare a vivere. Col braccio dietro la nuca, supino, guardo in mezzo alle trine degli ulivi il cielo rosa trascolorarsi in azzurro su! colle lontano. Una beatitudine mi tiene tutto, e io ritorno col pensiero alle giornate della mia infanzia, le uniche che io possa collocare presso lo stato d'animo presente. Mia moglie dorme nella camera vicina, ancora buia di ~anno. So che dorme sempre con la guancia fresca sul braccio bianco come una piccola bimba, e unq tenerezza mi circola nel cuore impetuosa. Non voglio interrompere il suo riposo e non oso provocare nessun rumore. Anche lJUesto sonno alimenterà nostro figlio come il pane, come un frutto, come l'acqua e il vino. Dalle tenebre vicine si compie lentamente la mia storia d'uomo. Con l'estate nostro figlio aprirà gli occhi a questa luce che vedo, crescerà all'ombra lieve degli ulivi. E ciò che irL me è ricordo, in lui sarà vita. Ciò che i miei sensi e il mk>cuore d'uomo ormai duro non possono più percepire, in lui sarà poes;a d'ogni momento. Da sotto in su, vedo le frasche muoversi leggere nr,/ vento, e dentro le ombre odo fischiare gli uccelli. Questo che in me si ripercuote, usato ormai dagli anni, si rivelerà a lui con lo $lesso fascino che incideva la mia infanzia campestre. Ritorneranno con mio figlio vive sotto i miei occhi le fantasie dei giochi. I ruvidi tronchi gli spelleranno le gambe, le pietre sulla spiaggia gl; sbucceranno i ginocchi, le bianche z11ffe di neve lieviteranno le sue giovani mani. Vedrò la parsimonia della ghiottoneria indugiare sulla bocca avida, e sotto i suoi gesti le piccole cose diventare piiì grandi. Vedrò una piuma tramutarsi in veliero, un buco in una grotta del mago Merlino, un giunco in un'arma splendente e invincibile. Mi pia.;e pensarlo sudato con la polvere estiva che imbianca la prima peluria, e sui capelli arruffati un nido di fili d'erba e di paglia. So che mi piacerJ salvarlo dai rimproveri materni per l'abito fresco e subito conciato dalla mota dei campi, o dai colori dello studio. Anche le stagioni con le feste grandi avranno per me /e ansie dimenticate delle vigilie. E forse il /01 rane che oggi non posso più soffrire, ritornerà col gusto por-

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