Via Consolare - anno II - n. 4 - aprile 1941

vissuta e rammodernata a modo suo (e in questo senso a dargli stacco da tutti i suoi confratelli scrittori servì molto la si.la vita randagia e perfìn picaresca...). lo però - e l'ho riprovato proprio in « Barba e capelli ,, a leggere le pagine dedicate a avanzi di galera - non posso non pensare a certi vagabondi russi, che potrebbero anche essere quelli di Massimo Gorki. Non si dimentichi, a questo riguardo, che Viani visse parecchio tempo a Parigi nella gora letteraria dove s'intrugliavano le matterie di mezzo mondo. Però resta una cosa assodata, che Viani - abbia con più o meno voluttà aspirato le correnti esotiche che gli alitavano intorno - s'è in fondo conservato artisia generoso e caldo, d'una umanità tormentata, ma pur sempre pervasa dal soffio della poesia. Forse quel giorno avevamo sentito pe,· l'ultima volta lo scadere delle ore. Evitando i sentieri pieni di sassi e la strada larg3, percorsa dalle carrozze che portavano le signore a prendere il tè in cima al promontorio, ci consegnav~mo ancora intatti il disrncco eh~ ci eravamo preparati nelle lunghe pause dell 'esisrenza corrente. Se mi voltavo vedevo il mare _luccic.,nte sopra i retti delle ville; il mare era pieno di fiori e di piante ed una nave lontana stava fer- ·m1 lasciando una lunghissima striscia di fumo. Ed arrivare in cima al monte, dov0 non c 'enno più gli alberi a proteggerci, ma invece un sole fortissimo, nudo e im~ placabile, dove io e Clara avremmo potuto correre quanto volevamo1 sarebbe stato raggiungere il porto atteso, mai rifiutato ai nostri sogni della vig;Jia. L'erba era bass:1 e per larghi tratti arsa dal calore di que1l 'estate che ci riserbava il privilegio di abbandonare finalmente la nosta spoglia terUna poesia che ha il sapore della nostra terra e il salso del nostro mare. rena sui cespugli percossi dal vento che saliva dalla valle immersa già nella penombra. Clara cantava su motivi inventati; per me bellissimi, per voi lenti e noiosi, e I~ p:1role strane. pe, voi quelle erano gricb scompoGte. Con i capelli lisci e neri, le labbra ben di$egnate dal rossetto e un vestito sbiadito e leggero sulla pelle scura. Poi cominciammo a scender" perchè il tempo era cambiato. Un fuoco ,ardeva sulla collina e fumava placidamente, quelle rosse torri che viagav:mo neH'aria del tramonto mi riportavano ai ruscelli traditi delh mia campagna, alle siepi polverose, lungo il cammino dei buoi e dei carri pieni di fieno. Là mi sare: acquietato per un momento contemplando le offerte di quel paesaggio, gli spigoli rosa della fattori.a, le pietre appena bagnate vicino al pozzo, quello calma in cui si spegnevano anche le grida dei contadini ed il rumore delle ruote sui ponticel!i di legno. Ora le nuvole si MALTUS muovevano in alto spinte dal vento, volevano sfuggire all'insidia dei cipressi ed al richiamo invitante del mare. Una goccia di pioggia mi cade sulla faccia, finalmente posso ridere di un moscone che mi pass.'l davanti, ma non è un mcscone: è l'estate che è morta. lo non la potevo vedere, non avrei più visto, lo sape,vo, il morire delle stagioni da quando ero disceso dalle rosse torri del mio paese, dove si udivano canti lontani ed i! sole batteva tutto l'anno; mi sarei seduto sui prati ed avrei atteso per un tempo forse troppo protratto. Ma la mia colpa era grande e meritavo anche I 'abban·- dono e l'assalto continuo di una memorht senza sollievo. Davanti alla spiaggia, sul1'\ strada lungo la costa, le automobili passavano con un piacevole fruscio e nell 'ari:i bassa e calma si sentivano odori eccitan~i di asfalto, di benzina e di pesci. Un soffio passav,i nelle ore sospese su!lo sguardo incerto di Clam e le su~ gambe apparivano nella ~bbia alla m'a evocazione ripresa. Così io credo al miracolo di una memoria ritardata e mi perd,:, nelle imr.-.agini tanto più belle di ogni realtà presente. Daile finestre delle ville giungevano canti " musiche, noi che camminavamo adagio provavamo tutte quelle sensazioni con stupore, per noi lutto era nuovo ed era la prima volta che andavamo per le stradè degli uomini. Al potere, di un ricordo docile e rantastlco. ancorato forse a remote impressioni, wno pervenuto attraverso l'ansia e la delusione più volte patita di un 'evocazione perdura. Ultimo rifugio di ogni possib;Je sollievo dai rimorsi quotidiani, solo talvolta colorati dagli inganni spesso graditi ,aJ nostro interno bisogno di giustificativi ; perdersi è forse una viltà non concessa, un tradimento alle esigeme dei minuti. M~ a questa debolezza è bello indulgere per un amore dovuto alle regioni senza confini che credevamo ci fossero precluse da quandr. abbiamo varcato la ~oglia inavvertita dell:i fanciullezza. a però il pericolo alle azioni più elementari e potrebbe condurci ad un oblìo dcli 'essenza ·uman.1 che ci riveste e di cui andiamo ancora orgogliosi, fino al decadere di un volto e di una persona. Ai colori del paese sognato riserviamo l'attesa continua ed il sacrificio del nostro domani, i rimpianti ci lamenteranno perduti per più definite ambizioni ma potremo servircene per riconfermarci nel destino di fantasia che ci ha avvolti. Dimentichiamo l'impossibile sorte di glcria ! Non consentiremo il nostro inammissibile perdono :ai legami più evi~ denti, nudi ascenderemo come angeli inn,- momti del sesso. Edificando sulla presun:a materia terre.na il nostro mondo creduto e sconfitti dalla realta su di lei penseremo un altro vero timidi sognatori senza ideali. Solo così ;i nostro cadavere galleggiante sull'acqua lucida dal sole estivo sarà strano per il bue nero che ha sete. .'' f,egiuni ro11u1ue'' . Xilografia di Pecorari P. ZVETEREMICH Pag. 9 FondazioneRuffilli- Forlì

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