Via Consolare - anno II - n. 3 - marzo 1941

la commedia si trascina con arida mec• canicità. Perfino le battute a effetto sicuro non si valgono di un reale umorismo, ma si basano su delle formule ormai tradizionali. Abbiamo detto di un momento buono della commedia, ma, francamente, è tanto piccolo e inconsistente che non sarebbe valsa la pena di averlo segn2lato se non cì avesse data l'occasione per una considerazione di caratte~e generale. Da questi vecchi uomini de! teatro italiano in linea di massima non abbiaml) più nulla da sperare, anche se riusciranno a fare qualcosa di buono, chè la loro poesia, per eufemismo possiamo chiamarla così, sarà tanto lontana Ja noi da metterci in condizione di preferire i tentativi magari non riusciti Ji quzlche scrittore nuovo. GIUSEPPE ANTONEL,LI I GIOVANAIUTORI e il teatro nuovo Si parla, si è parlato e si parlerà sempre della crisi spirituale del Teatro. Si discute del Teatro borghese e 110n borghese. Si atÌe11dc da ta11ti anflli questo Teatro nuovo. E questo Teatr•J nLLovo, penso, non LLSciràmai f11ori. se questa attesa rimarrà una fredda pretesa cnstallizzata nella teoria e 11ella frase fatta. Il Teatro nuovo 110n si è ancora CO· stituito - ed è assolutamente logico. Per i più questo Teatro dovrà esplodere chissà da quali forme e da quali se11timenti: se il Futurismo a11esse qualche contenuto, avrebbe, per costoro, addirittura tutte le possibilità di es• ,ere la nuova formula. Se il Teatro 110n è la vita. è la qumtessenza dell:1 vita. E i sentimenti um.z. ni sono sempre gli stessi, come le noie mLLsicali. E assurd? quindi cerca,re fuori di noi nello strano. nel nuovo per partito preso, ma è più serio ripiegarsi, studiare i classici, studiare la vit-1, esprimere il proprio cuore, interpretare la sensi'bilità dell' ambier1te modem•) Soltanto da un approfondito esame psicologico e morale, io credo, potrà sorgere, senza colpi di grancassa. il rin• novamer,to tanto auspicato. D ·auro canto le compagnie di pro;;,1 /ameutano la deficienza di buoni C!'ipioni. E i giovani? E i tanto attesi copio,ii dei giovani che devo110 rinnovare il Teatro. dove sono? I giovani scrivono poco? No. i gi~- 11ani scriPono molto, ma. 11ella maggior parte. scrivono male. Parliamoci chia · ro: è questa la ragior,e. L'Arte drammatica è forse la fom1.1 letteraria pi1ì difficile e complessa, più della poesia. più della narrativa. No•1 basta che i copioni siano scritti bene. occorre che ~iano f pecialmente e semplicemente Teatro. Anche l'Arte drammatica ha una sua rapsodia complessa e sottile Se poeti. si dice si nasce, comrnediogrufì invece si diventa. Mo/li giovani credono ancora ~h1 scrivere per il Teatro consista nel ri'em • Fonda~i'~~i;iR~ffti1i 0 - mF=1;;wnvollo, una cinquantina di cartelle. Scambiano la faciloneria per veua, il fluire b,1 · voso del dialogo per sicurez::-a tecnica. le idee cervellotiche per originalità, la letteratura più stanca per dignitiì di contenuta. Il Teatro è· LLn'altra cos<i. Sulla commedia che si compone bisogna sudare e faticare. Bisogna sentire quell'essenzialità teatrale, come la rapsodia che non si insegna, ma si 11n. para. Dove e come si impara~ I Teatri-Guf sembrano fatti a pos!c1 per essere il vivaio sperimer,tatore. non tanto di attori e re11isti. q!lanto di autori. Se l'autore ha 11eramente I,, passione e /'inclinazione per il Teatro, tanto da mettere dc parte la sua nalu• raie presunzio1!e e i primi inevitabili scoramenti, dovrà ,1vvicinarsi agli Spirimentali dei Guf, assistere alle prove. ai11tc1remodestamente !'allestimento degli spettacoli. studiare i copioni da r<1ppresentare. recitari, fare delle regia, della scenografia, scegliere i costun,i, suggerire, inchiodare le tele sulle cantinelle, aggiustare le luci dei padello- ,,;, fare il b11itafuori, il trovarobe, respirare, insomma. giorno per giomn. q11ell'aria di palcoscenico se vuole imparare da sè e dagli altri come si fa il Teatro. Perchè il Teatro si fa non soltanto a tavolino e tanto meno sulla ca:• tedra ·del conferenziere, ma si fa. specialmente, dal.la buca al panorama. Nulla infatti più utile per il giovane autore sentire il diversn effetto, alle prove e olio sp.;/lacolo, delle commedie messe in scena. Nulla di pi,ì salutare per il giovane ar1tore sentire ,,. dere la platea alla rappresentazione di una scena che finn allora 11ve11areputato di gru,ule e(fettn drammatico: ,1 sentire !a noia ferll!entare in sala 1/11· rante una situazione elle aveva credule, di grar>de i!lteresse. Mai come oggi, bisogna ricor,oscerlo. si aiutano tanto i giovani nella difficile strada del/' Arte drammatica. Basti ricordare il concorso nazionale dei Littoria/i, per rendersi conto del grande interessamento per loro. Lo Sperimentale di Firenze. dopo 1111 accurato vaglio di opere, mette in scena le migliori commedie scritte dagli universitari dei G11f, e ogni anno rappresenta a Ru111a il lm·o,o vincente. Le compagr,ie perè: si disinteressano di ques/1 cop1ot1i. i?imane, q11ir,di, ancora un grave diojramma: questi autori da una parte 3 il grande pubblico r,a;:ionale ( quello che verament,e conta), dall'altra. In ogni modo alcuni Littori e alcuui classificati ai Littoriali. sono riusciti a farsi conoscere anche dal pLLbb/ico normale delle compagnie di prosa. sia per meriti artistici veramente notevoli, sia per ,1bili!à di mestiere ( diciamolo pure). Ma q11esto apporto del Guf è ancora troppo esiguo per poter dichiarare che fino ad oggi c' i: stato un vero e propria contributo di nuovi autori ai Teatro nazionale. Non per questo bisogna aver men,J fede nei giov.1ni autori. Anche per /nro vale quella parola di gergo che si usa per gli allori : « rompere ", ossia gettare al di là. della ribalta ciò che 5i vuole esprimere. Snrà questior1e di anni. quesf'ione di studio. di coscien:.ioso lavoro d'intensa preparazione. I Teatri-Gu/ sperimentano nuove eu<?rgie e ~11ovi orientamqnti per una• discrirninazia.~e sempre pilÌ acrnrata di quegli elementi che dovranno p,,ssare dall'esperimento ai Teatro di repertorii'. ALBERTO PERRINI CRONA CHETT A La compagnia di Elsa Mcrlini e· Renato Cialente ha ripreso « Piccola cittti" di T. Wilder. Duranle uno spettacolo al Teatro Argen• tina di Roma F. T. Marine/li è insorto rivendicando al futurismo gli apptaus~tri• bUlali a Wilder. Ne è successo un quasi parapiglia, tra il pubblico scocciato di essere stato disturbalo e Marine/li sempre più ostinato. Insomma, molto rumore. Si dice in/alti che il rumore è proprio dei futuristi. CINEMATOFONIA: « . . . il teatro per fa radio non è teatro e il chiamarlo teatro è una delle cause che hanno fatto porre in dubbio la sua validità artistica ... u. GIO!?GIO SCE!IB.4NENCO su « La Gazzetta del Popolo ». « ... nel radiolcatro la mancanza de/l'elemento visivo non è mancanza, ma qualitti essenziale di quel genere d'espressione, connaturata ron /'espressione stessa. anzi co11 la concezione dcli 'opera radiofonica... )). EUGENIO GALVANO su «Primato"· u ... l'espressione radiofonica, vera espressione d ·arte non legata a nessuna altra, pone la sua invisibilità non come negativa. ma come carattere positivo del suo contenuto ... n. TURI VAS/LE su « Il Dramma». Pag. 17

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==