del Lucini, pure il Tarchetti per quel lirismo morboso, che emana da tutta la sua opera, per quella specie di « reverie » fantastica che aleggia nelle sue pagine, è da considerarsi l'iniziatore di quel decadentismo che agli albori del nostro secolo tanto di sè doveva riempire le cronache letterarie. . Questo è tutto, qualora non sembrasse opportuno attribuirgli un riferimento particolare nel campo della prosa. Dopo due tentativi iniziali di romanzo (« Paolina » e " Una nobile follia »), il Tarchetti, incapace · per temperamento di seguire la forma ottocentesca del romanzo, si lasciò andare ad un componimento curioso (" L'innamorato della montagna ») di cui egli stesso nella prefazione dice " queste pagine non costituiscono un romanzo ... sono frammenti ... pochi fogli che ho riempito in pochi giorni, quasi a sollievo mio ». Da questo. libretto si potrebbe trarre più d'una pagina giovevole assai ad un intenditore di " prosa ». Bastino queste poche righe: « io ero lì in quello stato da un'ora "Sequzionç.:• dipinto di Leonardo Spreafico FondazioneRuffilli- rom' Pa!!. 14 in una camera d'osteria in uno notte invernale - guardavo quei frammenti neri di lucignolo, quelle reliquie di zanzare che giacevano attorno al lume impegolate di_polvere e d'olio; guardavo al crocefisso tarlato, e sentivo il rosicchiare dei tarli, e la cadenza misurata d'un vecchio orologio di legno... La notte è feJ conda di strane allucinazioni. Mi pareva che quel Cristo ccl capo così inclinato sull'omero destro mi accennasse di levargli dal capo la corona, ed io sentivo le punture di quelle spine come fossero state confitte nella mia tésta. Quell'orologio primitivo di Germania mi sembrava una cosa viva, e guardavo con pietà ai quattro pendoli lunghissimi che scendevano giù per la parete e che mi parevano le sue viscere ulcerate. Oltre a ciò tutto mi sembrava soffrire in quella stanza, quelle ali di mosche avevano per me la stessa imponenza delle reliquie di un ossario umano ». RISVEGLIO SUL FIUME Bt!llo dest"rsi " •ette111brc se un e.~ile fiato di ,.,ebbia sull'acqua ristagni. L' arici di giglio trema di po·vere voci d'amore che le11,tc1,me11ten//iorcuu,. E l'innocenza ,fp/ giornu fragile 1·icondnce un celestiale sw 11ore. A. DELLA BlANCIA UOMO La strru/n è s/1t/1t /1111.gfl per arri·vare dnvt-i sono: lunga perchè ,.,g,wle ECO eia yuando 1111, rati 1110 solu mi divideva dal primo vagito Sola er,,dit<ì, dentro di 111e qu.eU'rtllÌtno . oltre il quale sarò quello r:he ero. ERCOLE SANTAREUO
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