Via Consolare - anno II - n. 2 - febbraio 1941

Un narratore giovane verso cui la critica potrebbe volgersi con risultati positivi, è P. A. Quarantotti Gambini. La sua permanenza ai margini della notorietà non trova giustificazionenel suo temperamento schivo ed appartato, e neppure nella sottigliezza dell'opera [un libro di raccont! e un romanzo]. E' esatto invece affermare subito ch'egli - trentenne - ha diritto d'essere posto nella ristretta cerchia dei più espressivi narratori d'oggi. Forse, a discolpa della critica maggiorente, è da notare la nessuna pubblicità data all'edizione dei libri suoi. [Ad ogni modo Garzanti ha in questi giorni ripresentato il romanzo « La rosa rossa » nella collezione dei « Sempre verdi "]. Giova entrar subito nel vivo, prendendo avvio da\ tre lunghi racconti « l nostri simili " apparsi nel I932. V'è ovunque diffusa una fatalità avversa contro cui i protagonisti s'adoperano per uscirne a fronte alta. Questa lotta portata subito dallo scrittore in un clima tragico assume proporzioni d'una potenza tanto evidente da imporsi su tutti i ricordi libreschi del lettore, anche provveduto. Dei tre racconti « La casa del melagrano i, val meglio a documentare le qualità del Q. Gambini. Mi ricordo che non molto tempo fa un suo conterraneo [Enrico Morovich 7. accennandomi alla narrativa d'oggi, mi scriveva del Q. Gambini: « è uno scrittore di prima qualità; il primo, a mio giudizio, della Venezia Giulia ». L'elogio, anche se confidenziale. può quasi prendere il crisma critico. Basta l'introduzione del racconto [« La casa del melagrano ,,7 per tastare la temperatura sanguigna del narratore : una atmosfera tanto drammatica provocata da una prosa metallica, eppur netta e pastosa! Non ci s'avvede subito del procedimento tecnico della sua sintassi, dal momento che - anche il critico scaltrito - dimentica la sua presunzione analizzatrice e si trova l'animo trasportato dall'onda emotiva. E' invalsa l'abitudine - e si potrebbe senza malevolenza definir pessima - di introdurre, nei racconti. il fatto con una prosa mitragliata da punti fermi, che vorrebbe in qualche modo - quasi onomatopeicamente - offrire il flusso concitato della tragedia. Se « maniera" vi fu nociva, quest'è oltre tutto ingenua; giacchè il periodo, scheggiato a bell'a posta, punge la sensibilità del lettore recandogli non poca noia. Questo per dire quanto il Q. Gambini - all'epoca del racconto ('32) giovanissimo - si presenti subito come narratore fornito. senza alcun rinforzo - eppur giustificabilissimoa quell'età - di mezzi occasionali ed esteriori. La narrazione si appiana davanti all'occhio suasiva e forte, senza mai rompere il connubio mente-cuore del lettore con qualche diffic-oltàlessicale. Si ponga attenzione a questo brano, nient'affatto eccellente sugli altri, tolto a caso, per indicare la bontà della narrativa del Q. Gambini. Due prigionieri di guerra fuggono da un campo di concentramento in Russia. I cosacchi, di guardia, li insei:,uono,e mentr'essi guadano un fiume, ecco: « - Ah! Aiutami! - « L'hanno colpito e perde sangue ", pensai volgendomi. Più che vederlo lo sentii annaspare verso di me. Mi scostai allora con una bracciata : « Se mi lascio afferrare trae a fondo me pure " : - Subito! - risposi, e toccai terra. Dalla riva scrutai nel buio per FondazioneRuffilli- Forlì Giaconu, Manzù.: "Ritratto di signora" (particolare) trarlo in salvo, quando mi gelò un lamento. - Mamma! - Alla mia sinistra, perchè la corrente aveva spinto ancora più in giù il suo corpo dissanguato, traendo la nuca indietro e rialzando fuor d'acqua il mento, lo intravidi come se a quel modo volesse ritardare la propria perdita. Serrai gli occhi. Quando li riapersi, l'acqua si richiudeva con un gorgoglio lieve "· Il racconto, imperniato sul ritorno alla propria casa di questo ex-prigioniero, si dolcifica poi coll'apparizione dell'elemento sensuale. Carnale si potrebbe addirittura definire, chè l'ambiguità deila bella e giovane Luisa fa pensare - senza tuttavia che l'autore si soffermi minuzioso - a situazioni per nulla lecite o perlomeno giustificabili con l'esuberanza giovanile. Eppure, quantunque la passione sensuale sia la tiranna del protagonista. l'erotismo del Q. Gambini non è fine a se stesso. Appare piuttosto un mezzo col quale l'autore rappresenta il caso particolare d'un'anima, verso cui - a conti fatti - soltanto converge l'interessamento intero dello scrittore. Che dell'elemento erotico il Q. Gambini non si valga quale allettamento esteriore, lo testimoniano la cura e la finezza con cui un intreccio tanto torbido viene trattato. In fondo è la concitazione drammatica, attraverso cui il protagonista cerca svincolarsi dalla tenaglia amorosa, che occupa la mente del lettore. La fine poi taglia il filo quando ormai è teso sì da dare un fremito per l'imminente rottura. Invece il pericolo sfuma, elegantemente risolto dal Q. Gambini con una interruzione assai allusiva. P1ig. 7

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