na abbiamo il segno più evidente, anzi, la certezza che siamo in presenza di una possibilità di carattere trascendente. Dipenderà da noi l'utilizzarla o il lasciarcela sfuggire. Normalmente, qualunque atto, spontaneo o provocato, in cui la persona è in pericolo, è capace, se affrontato attivamente, di liberare e perfezionare .l'uomo. Noi sentiamo, spesso senza rendercene ragione, che nel pericolo alita qualcosa di misterioso e di divino. L'anelito che ci spinge a dare perfezione al nostro essere, ci porta anche verso ciò che è pericoloso. Solo cosl si spiega come la gioventù scherzi di continuo con la morte negli stadi, nelle palestre, su per le pareti rocciose delle Alpi, in cielo con gli aerei, in mare ... Il pacifico cittadino, quello che imborghesisce, trova che i giovani commettono continuamente delle pazzie: egli è ben lontano dal comprendere come. attraverso alle difficoltà superate ed ai pericoli vinti, l'uomo supera interiormente se stesso e raggiunge stati di cosci<"nza sempre più elevati. Questa è l'interpretazione mistica del " vivi pericolosamente » mussoliniano. Ma· l'alpinismo e gli sport in genere, in confronto alla guerra, sono dei surrogati. :La guerra, anche, perchè fenomeno collettivo, quindi grandioso e tellurico. dischiude possibilità insolite a chi sa affrontarle con la giusta attitudine interiore: essa è :mo dei mezzi più potenti atti a dissolvere la persona e liberare la volontà nel mondo dello spirito. La guerra è un atroce pericolo: !a paura squassa e scompiglia tutto I·uomo. mentre l'istinto di conservazione, la bra!lla, la sete violenta della vita, affioca dalle profondità, dove viveva assopita, per ergersi nudamente, crudamente innanzi ai nostri occhi sgomenti. È qui che la volontà, pronta ed audace, PUÒ intervenire per spezzare il vincolo, che la trat:iene soggetta e legata alle condizioni umane di esistenza, appunto mediante il disprezzo eroico della vita. Questo intransigente atteggiamento. alimentato in sè, in ogni momento deila guerra. come una di-- vina fiamma. propizia il senso; anzi, la certezza della propria vita perfetta cd immortale. Non si può spiegare in nessun altro modo l'eroismo guer-riero, che è una follia, considerato dal punto di vista del senso comune. Non si può e non si deve spiegare con la sola passione patriottica, nè con l'odio per i nemici, nè con l'ambizione o la brama di conquista. Queste passioni. se in una certa misura intervengono ad alimentare la fiamma, sono ancora esalazioni h1mose ed impure della persona e rendono spurio l'eroismo, che è offerta pura e gioiosa di sè alla morte, senza passioni e morivi. Quest'attitudine suprema plasma gli eroi d'ogni bat.taglia. Gli è che veramente la guerra, prima di essere un fenomeno collettivo FondazioneRuffilli- Forlì Giacomo Manzù: "Crooefissiorre" del mondo esteriore. deve essere pri-- ma di rut:o un'esperienza interiore. La quale si presenta come una lotta fra due tendenze opposte, di cui I'interiorità è il preferito campo di battaglia. Con altre parole : solo chi ha realizzato in sè una certa dualità, fra la sua volontà e la persona. può sentire il desiderio di risolvere il dissidio con un atto es:remo e definitivo; mentre ·chi vive aderente alla persona non conosce altri modi ed altre possibilità di vita differenti da quelle che gli offre la persona. Quanto più la dualità s'accentua, tanto piì, la volontà trova un limite nella persona imperfetta; nasce allora un disgusto ed uno slancio che si con- . creta nel desiderio ardente di infrangere ogni vincolo, con un atto violento e risolutivo. Chi vive questo tormento e non sa trovarne la soluzione nella vita abituale, sente istintivamente che la guerra è una luminosa possibilità di liberazione spirituale. Crediamo sia il caso di accennare come, in rapporto alla guerra, in un sol punto vengono a risolversi ed a coincidere le aspirazioni del singolo individuo e le esigenze della vita nazionale, fuse e sublimate nella luce di un fine religioso ultraterreno. Questa sintesi, capita bene, appare semplicemente meravigliosa. Assunta interiormente cosl, la guerra si presenta simultaneamente come superamento intimo delle forze oscure, che ostacolano, e vittoria su di sè, la quale può tradursi poi concretamente .::ome vittoria esteriore sui nemici. Solo sulle basi, che abbiamo appena tentato di delineare, si trova il vero coraggio eroico, che purifica. trasfigu • ra e divinizza. Evocato in sè e raggiunto quell0 stato di tensione eroica, fredda e dominata. che non si pub rendere a parole, bisogna coltivarlo e viverlo in tutta !a sua cruda intensità. sino alla fine, senza esitazioni. Chi muore allora s'immortala; chi sopravvive è più che uomo: così il compimento della propria vita è raggiunto per una via insolita, violenta ed atroce. Queste alcune delle ragioni, spesso inconscie od incomprese, per cui si desidera,· si vuole e si grida : " Viva la guerra! ». TELESIO MONTESELLO Pag. !i
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