Via Consolare - anno II - n. 2 - febbraio 1941

La fine delle barriere sociali, l'avvento del popolo al comando parvero avere per sempre chiuso l'epoca delle aristocrazie storiche per avviare il periodo delle aristocrazie ideali, quelle minoranze di pensatori, di idealisti, di potenzia/ori della J1itaindividua/e che sempre si erano agitate in seno alle aristocrazie storiche e le a11eJ1anoalimentale. Ma i giornali, i gruppi finanziari, le coalizioni di interessi politicosociali dovevano ben presto dimostrarsi pù esigenti iJ meno confacenli mecenati degli sparuti organi pensanti umani. E di aristocrazia vivente nelle profonde regioni della vita del nostro popolo e del!' Europa non po/è più parlarsi. Epoca di crisi, èra di assestamento quella che ci ha preceduto da più di un secolo. Era di grandi glorie e di grandi luci, ma èra che è facile vivere in quelle ebbrezze di battaglie e di assalti che distinguono le epoche conquistatrici. Il gesto isolato, il fattore indi11iduale hanno allora virtù decisiva, ma non oggi che si impone una organica fatica costruttrice, oggi che tutto reclama chiarezza di visione e sistematicità di svolgimento. Il nostro tempo è tale che, o si possiede una grande classe dirigente. una classe che sia anche una aristocrazia, o ci si lascia rimorchiare dagli avvenimenti materiali. E' questa l'ora per la aristocrazia ideale di tro11arsi un nuovo conio concreto nel quale foggiarsi forme visibili e organizzative. Non saranno più le vecchie suddivisioni e neanche la gerarchia del denaro; saranno altri concetti di utilità sociale e di sociale importanza quelli che dovranno guidarci in questa individuazione, ma non possiamo impostare il problema del nostro awenire sull'alea delle fluttuanti entità spirituali. Gli attributi aristocratici, coraggio fede· sceltezza di sentire, sono abbondantemente riscontrabili presso quelle minoranze giovanili che oggi seguono il rapidissimo passo degli aPJ1enimentie fungono non da fanterie ma da anticipatori del!' azione. Se esse sapranno rapprendersi in una categoria cosciente delle proprie funzioni sociali, ciò sarà merito loro; ma sarà anche merito degli uomini di oggi che avranno favorito il loro incontro, che ad esse avranno permesso di s11ilupparsi retti/ineamenle, senza falsamenti del carattere, senza gli accomodamenti procurati dalla mira di un rapido cardinalato, che non avranno lodato invano, nè fustigato a torto. La nascita di una nuoi,a aristocrazia è evnto tale che trascende le forze e i vanti di una generazione; richiede l'apporto di tutta una tradizione e il dono ardente di tante decisioni e di infinite speranze. arm. rav. Diugno di Giuseppe Migneco FondazioneRuffilli- Forlì RINCALZI. - Tempo di intimo travaglio per ogni coscienza italiana è questo nel quale la maschia serietà di avvenimenti di guerra aggrava sull'intero popolo la responsabilità della vita nazionale. E noi sentiamo oggi, non per un demagogico senso di accoglimento degli umori del volgo, ma per chiara intelligenz.a politica, che la parola dell'uomo della strada ba oggi un'importanza che non aveva ieri nei giorni della pace. Perchè sentiamo che il destino matura non tanto in superficie e non tanto ali 'esterno, quanto qui, nei meandri ignorati della psiche individuale e della massa. Da essa scaturiranno le forze della ripresa come in essa potrebbe avvenire il collasso; i popoli più maturi e meglio dotati dalla loro tradizione hanno in ciò una garamia evidente. Non basta tuttavia; non basta confidare nel prodigio di una storia che debba perpetuamente ripetersi, nè è sufficiente invocare stelloni. Dobbiamo comprendere la lezione di questa pagina non lieta della nostra nuovissima storia per compenetrarci intimamente della convinzione della necessità di educare non solo genericamente il popolo, ma di mantenere con esso il contatto di un magistero assiduo. Noi che pur giovani dobbiamo, per ora, vivere di riflesso i grandi avvenimenti della guerra, assolviamo il nostro dovere cercandc di arrivare ai gangli interni deJla solidità morale del popolo e, intendendo con ciò di servire la Nazione, osserviamo attentamente avvenimenti e reazioni per apprendere ad essere i migliori uomini di domani. Questo dimostra che, fedeli alle premesse artistiche, non possiamo però dimenticare di vivere nel mondo, anzi cerchiamo di trasfigurare in sostanza lirica ciò che per troppo tempo si volle pragmatisticamente relegare al grigiore delle contingenze e delle necessità materiali da sorvolare. Grande tempo è questo, nonostante le apparenti contrarietà. È il tempo della prova; guai a noi ,;e lo lasciassimo sfuggire senza temprarvi il nostro metallo spirituale. Coloro che pensano, scrivono, agiscono sono i non inutili rincalzi degli eroi che quotidianamente rinnovano la consacrazione di vita e di morte nell'alba di battaglia.

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