Via Consolare - anno II - n. 2 - febbraio 1941

Unregistafra Il teatroe Il cinema FULCHIGNONI Littore di critica teatrale per l' A 11no XVI, egli viene da/e nostre file. Il Teatroguf di Messina si può considerare sua creatura, che è stata vivificata dal suo entusiasmo e dalla sua genialità. Perchè Fulchignoni è soprattutto entusiasta e geniale, e poi anche bravo regista teatrale, Lo spettacolo viene considerato da lui come qualcosa da armonizzare, da definire essenzialisticamente. Tutti lo conoscono per il successo di « Piccola città n, ma noi sappiamo che il ,,a/ore effettivo di Fulchig11oni è al di là del trionfo di moda, in una coscienza artistica in una pronta intuizione che lo conducono alla realizzazione di uno spettacolo, come alla orchestrazione di un brano musicale. Certo egli ha contribuito e contribuisce ad una moderna valutazione dello spettacolo, in cui vale, oltre al testo, la regia. Tn questi tempi Fulchignoni insegna; ma - strano a pensarsi - non insegna medicina seconda la sua laurea. Insegna recitazione al Centro Sperimenta/e di Cinematografia. · Noi riteniamo che oltre ad insegnare, egli stia imparando a padroneggiare i mez• zi puramente tecnici del cinema. Ciò che non ci dispiacerebbe. Lettore, permetti? VIA CONSOLARE ha a.ccolto i/. fcowre del p_ubblico manifesta/,osi attraverso consensi e critiche e mediante 1111anotevole diffusione di copie. Ma noi, Le11ore, contiamo anche su di te in particolare. Ti sei ri.cordato d'i versare' la tua quota di abbonamento? L'ctbbom1111e11tocr111u10 costct solrant,o venti lire e dà diritto n tutti i numeri ctrretrati. I pochi e/re ancorci ,wn hanno trovctto modo di fare pervenire fo loro quota vogliano farlo al più presi.o o direttaniente all' A11,11ii11istrazione, o 1,ie .. dianw il nostro conto corrente po• stafo N. 8.6:195. FondazioneRuffilli- Forlì MORTARETTO Piccola compagna di un viaggio in Paradiso - un viaggio che è stato poco più di una distrazione. che non è costato più di una passeggia:,, fuori porta - scusami se non ti dò del "voi». Le presentazioni non avvenute, il formale scambio di nomi che non abbiamo fatto e al quale gli uomini dànno tanto peso (e quanto più glicn·e dànno le donne, come se bastasse la conoscenza del nome per metter~ l'una in possesso dell'intimità dell'altro!) non mi darebbero il diritto di trattarti familiarmente. Ma. tu comprendi e sorridi. Mi sei sorta improvvisamente accanto, dall'ombra di un cinema, mentre io mi intestardivo a disperdere il magone delle irritazioni qttotidiane dietro la trama fittizia svolta sullo schermo. Era trama di amore e di illusione. Una irrealtà fatta sostanza, di quelle che ti fanno pensare : " Se il mondo fosse così! ». Lui era un giovane cavaliere venuto' di lontanissime terre, con un maschio ardimento di scoperta e d'avventura nel cuore; lei, una principessa ingenua cui nessuno aveva ancora sfiorato l'anima con profane parole di facile amore. Lo confesso. Riuscii ad illudermi; e ottenni io di essere il cavaliere aitante mosso, dalle lontane regioni che si inchinava alla grazia di quel fiore purissimo da altezze siderali. Fu così anche per te? Ne/l'intervallo, i nostri occhi - eravamo vicini - si cercarono_ sfuggendosi. I tuoi mi parvero osti//. Che cosa significa una non provocata ostilità femminile.' Anche tu eri come lei. Giovane e, nell'incertezza delle scarse luci, delicato il volto, leggero l'attacco del collo, già modellato il busto; capelli diffusi coprivano l'orecchio scendendo sulla nuca. Io ti accompagnai sullo schermo e vissi con la tua immagine il bel sogno di celluloide. Non parlavo; spiegavo coi gesti, cogli occhi, con l'invocazione silente dell'anima. C'era gran pace attorno; un Paradiso senza neppure il frastuono delle trombe degli Ange/i ! Finalmente il tuo capo piegò su/ mio omero. Niente altro. Dopo poco sparivi nella nebbia. Chi saprà il tuo nome, o sposa mia che nessun ufficiale di stato civile conosce?! . .. Gli uomin, : tanti esseri isolati in un velo di reciproca incomprensione. Basta una, sera di nebbia per eliminare quelle parvenze di reciproca conoscenza che -sono la fisionomia, la consuetudine, il bisogno di espandersi in allegria dur41nteun'ora di buonumore. Basta essere amici, essere amanti, basta essere padre e figlio per ovviare a questo fred• dissimo isolamento? Non basta, E forse non ce ne accorgeremmo se le sere di nebbia appunto non ci straniassero così chiaramente gli uni dagli altri, individui rapidamente costeggianti i muri delle vie. Ci sono delle zone nelle anime, le meno epidermiche, in cui nessun altro che non siamo noi stessi può entrare. L'amore solo, quello femminile che dovrebbe essere dedizione assoluta, se fosse vero, riuscirebbe ,.a sgelare il freddo di questi invalicabili confini tra persona e persona. Ma anche quando è vero, non è possibile evitare l'episodio che per un momento discosta. E questa è Provvidenza divina affinchè, soddisfatti di esso, non dimentichino gli uomini la loro immanente tragedia che è di ricercarsi il supremo e perfetto Amore. • • • Dormire al teatro. non dico che sia una manifestazione rii interessamento a/l'autore, al regista o agli attori, ma vi accerto che è una delle più dolci cose che si possano avere a questo mondo. E' un ser,so di ri$toro alla fatica del pensare, è compenso alla stanchezza della giornata che ci guadagnamo non nel casalingo /etticciolo ma qui, in mezzo alla folla, affrontando il rischio delle risa e dell4 maldicenza; è anche il solito ragazzetto che è dentro di noi e che ci fa gustare tutte le cose che non si debbono fare. A me piace il teatro, e non dovrei fare propaganda per questi sonni clandestini. Ma siccome mi è capitato, a certe rappresentazioni, di averne ricavato lo stesso senso di coloro che sgranarono gli occhi per tutto lo spettacolo, vi dica che, quando mi capita, non mi lascio sfuggire la gioia di un sonnellino di contrabbando. E non mi dispiace neppure per il biglietto regolarmente pagato all'ingresso. • • • Un'altra illusio11e di tipo ottocentesco che questa guerra fa crollare : quella del tranvai, carrozza di tutti. L'espressione poteva valere in quell'euforico collettivismo che si poteva reggere quando più o meno uno spirito di cavalleria inchinava gli uomini alle donne o quando il galateo di Monsignore aiutava il convivere civile. Ma ara, nel buio, nella ressa, nell'agitazione di non arrivare a tempo per la discesa, la legge della foresta ritprna ad imperare con le imprecazioni dei volgari, i pianti dei bimbi, le irate recriminazioni santippee e il trionfo del più forte. Altro che carrozza di tutti! Oggi il tram è del tranviere che grida e che impera. E in fondo guai se non ci fosse questo dittatore! L'OMINO DEI FUOCHT Png. 29

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