.-EOLARE A us P I e I o Dirella da PAOLO S1LIMBANJ e ARMANDO HAVACI.IOLI SOMMARIO ORIZZONTI ARM. RA V.; Aw~picio della 11um:n aristocrn:ia - DINO DEL BO: Di 1111 dovere d" compiersi - TELESlO MONTESELLO: Reli1<iosi1à .Iella ;_werra - Amo: Vi« l,<1rJw - LUCIA1\/0 DF. ROSA: S1t Gflrcit, I.orca - EZIO COLOMBO: Pama.w - UGO GAL.ETTI: li m<1rc - GIAMBATTISTA VICARI: U11 i11cc11t!io - CARLO LIN,ITI: / .., Ser- ,,, - E"o: Prel.e!!,ti$ull'800 - Rn<lcg: 1lfos1re d.'c,r1e. - Poesie ,di MARIO ÙRTOLAN1, VrrroH10 Bo~1<:t-:1.1.1, A. D..:1.1.A Bu <:H. • CINEMA TEATRO R,WJ/J PAOLO GRASSI: Ribalw -- TURI VASILE: Appunti per un'estetict, rmliofoE nica. - r. r.: Due btuJdiere - VlRGlLI() SA BEL: ComP fallì 1w t.cmat.ivo - BRUNO QUERENA: Fa11ta,ie - GVATOPLUC JEZEK: Curtometrnggi ;,, Boemia - SERGIO C. LUPI: F1111zio11e ,Jel,coru - "Il. MURO", 4•0111111edia di ROBERTO REl3DR<\ • CI.NE1'EA1'ROGUF Srri1ti di A1,DERTO PF.nRINI, LUCIA.No CENTAZZO, ecc. - Leller~ ,folle 100 cimi Rubriche ~ Nvtizie ect. DIREZIONE-AMMINISTRAZIOJ\'E FORLI' PAr.Azzo L1rroH10 C/C posrale 8/6395 MILANO Via Monteverdi, 9 ROMA Via Ora,io, 25 Ahbonamcnlo annuo Sostenjtore e per Emi nenemerilo L. 20,- L.. 30,- r... 100,- 6UF GRUPPIFASCISTIUNIVERITARI FondazioneRuffilli- Forlì della nuova aristocra_zia Se è vero che l'uomo è fatto non per le ore facili della sua vita, ma per le strette tormentose del dolore, per le angoscie che soffocano l'anima ancor prima di schiantare il fisico, ciò è vero anche per i popoli. La pace cne impingua campagne e scrigni è solita ad insinuare nelle anime, accomodanti morali e ad indurre ad euforici stati di impresenza a se stessi; occorre il provvidenziale strattone improvviso - ma non improvviso per i veri saggiatori della vita sociale che lo prevedono e Io preavvertono con l'esattezza dei rabdomanti - che richiami le menti assopite al sentimento della realtà e restituisca l'individuo al pensiero di quella società che egli deve impreziosire col suo contributo, restituisca i popoli alla capacità di sentire per secoli, di provvedere per generazion_i. Belli sono i popoli che, percossi dalla dura sferzata della guerra, si adergono come guizzanti creature nate alla battaglia e alla vittoria, ingigantendo più che la prova si fa aspra. Ancor piu ammirevoli e degni di 1rionfo quei popoli cne non si lasciano soprallare dall'urgere delle cose presenti ed immediate e mantengono capacità di ipotecare l'avvenire con il sicuro auspicio. 1Yessun istante è infatti così propizio alle divinazioni del futuro e alle grandi scelte nella rosa delle soluzioni offerte dalla storia, di questi singolari momenti di tensione nei quali tutti gli imponderabili ·giungono ad anioramento nella vita delle Nazioni e gli argomenti retorici cedono nusere11olmente di fronte alla squillante solennità delle realtà semplici e sode. Naturale quindi che oggi, alla coscienza del popolo italiano si presenti insistente, prima fra le molte interessanti tutto il panorama del futuro, la domanda ·sulla qualità dei giovani. E' domanda che ha in sè implicito tutto il senso del nostro destino, perchè l'Italia di domani sarà quale la faranno i giovani di oggi e in essi possono ugualmente sublimarsi o sommergersi situazioni e propositi che sono stati e sono ragione di vita e di speranza per gli uomini maturi del presente. Ma noi elle già altre volle abbiamo espresso la nostra assoluta fiducia sulla rispondenza del metallo giovanile alla dure+za dei tempi, trasformiamo la domanda in altra di ben più ampio significato e di più decisiva portata : « E' questa l'ora della nuova aristocrazia? ». Cioè : « Dalle masse giovanili di oggi, oltre a scaturire una Nazione consapevole e disciplinata, si affermeranno caratteri, volontà, atmosfere di continuo superamento non confinate in casi limite, sporadici, ma diffuse ad una categoria di individui sufficientemente ampia per fare massa e condurre in avanti verso trascendenti conquiste?». I blasoni fortunosamente approdati al nostro tempo attraverso i marosi di ogni epoca e contro i quali fu ieri di moda appuntare gli strali dell'irrisione non debbono trarre in inganno nessun orecchio sull'esatta portata etimologica della parola aristocrazia, primo termine nella gerarchia dei valori sociali, fermento di ogni iniziativa, stimolo di ogni ripresa in seno alle masse. Diverso il carattere, dissimili gli attributi nei vari tempi, le aristocrazie sempre però si eguagliano nel senso progressivo per cui potrebbe anche essere lecito definirle come propulsori del moto sociale, sensibili antenne pronte a tulle le esperienze dirette e a tutte le audacie per le maggiori conquiste dei popoli. In questo moto progressivo esse debbono essere sostenute da una immensa fede che le aureola quasi di predestinazione, sicchè risulta facile e fondato il favoleggiare di compiacenze divine. Effettivamente il senso del religioso deve essere implicito nelle aristocrazie onde imprimere ai propri movimenti quella stigma di assoluto e di staccato dalle vicende utilitarie che si rende indispensabile a chi persegue grandi imprese. Il fatto di vivere ai vertici sociali ha condotto le minoranze aristocratiche a distinguersi per la delicatezza dei modi e la raffinatezza del sentire sino al punto di rinchiudersi in se stesse in una circonvozione sterile che le ha portate invariabilmente a morte d'inedia, fossero caste di guerrieri o di sacerdoti o di politici. Però rimane che, collaterale al concetto di aristocrazia, risalta quello di sceltezza di modi e di sentimenti, come il marchio di una vocazione ad una umanità meno terra e più spirito di quella che ci è dato normalmente di vivere. Png: 1
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