Via Consolare - anno II - n. 2 - febbraio 1941

tori. La tematica del cortometraggio è venuta lentamente ad assumere una sua varietà. I film ha11noinfatti raccolto i loro soggetti in quasi tutti i campi della vita nazionale, dal « fenilleton » lirico alle descrizioni di viaggi. dagli studi regionali, ai film sociali e industriali, per giungere fino a veri e propri poemi cinematografici daf/e pretese esclusivamente artistiche. Le due caratteristiche più importanti di questa produzione sono la documentazione e la lirica. Nei riguardi del carattere documentario non ,,, è da opporre obiezioni, poichè è la sua stessa essenza. Ma neppure la lirica dei cortometraggi è di danno poiché - diciamolo francamente - questa u species " è oggi l'unico campo dove essa lirica della macchina da presa o del microfono si può manifestare, dal momento che il film sonoro, portandosi dietro le tare realistiche del mezzo teatrale, trascura tutte le possibilità che si olfrivano ai bei tempi del muto. E in Boemia nei cortometraggi, a mio modesto avviso, si abusava persino talvolta di toni lirici. a l!a,mo del dinamismo cinematografico. Questo carattere lirico quasi morboso si manifestava in parte nef/a predilezione di alcuni motivi di inquadrature, in parte nei commenti parlati in versi che sono poi fomiti per diventare una cosa di cattivo gusto. La produzione dei cortometraggi boemi è stata più volté presentata alla tradizionale mostra di Venezia. Oltre ai film di Plicka. nel 1936 fu presentato un disegno animato di Karel Dodal dal titolo : « Le avventure di Onnipresente» (Vsudylylova dobrodruzstvi) che spiega in maniera umoristica l'essenza fisica della radiofonia. E cosi nel 1938 i/ film astratto «L'idea in cerca della !uce ». (Myslenka. kterti hledti svet/o) esprimeva simbolicamente I ·irrequietezza del pensiero creatore che sta cercando la verità, la luce. Una irnportan!e rivista dei cortometraggi fu la Mostra del Cinema organizzata lo scorso anno a Zlin di Moravia, sotto la denominazione di u La raccolta cinematografica ». Fu possibile notare come questa produzione non si accontenti delle vie seguite al 'estero, ma anche in essa si riflettano le tendenze caratteristiche nel film spettacolare per la « battaglia della materia e della forma ». Anchè qui il cortometraggio è una via sperimentale per compiti più alti. Nella forma più ristretta e meno dispendiosa di tal genere di film è già stato provato qualche talento di regista, di operatore o di sceneggiatore. Le pellicole più significative di questi ultimi anni sono le seguenti : u / piccoli" (Clovickove) di Karel Baroch. studio sulla psiche infantile e specialmente sulle reazioni dei sentimenti r,el viso dei bimbi: " Sul/ 'altra riva » (Na druhy breh) dello stesso autore, poema idillico sul quartiere Ma/à strana di Praga; « Il fiume della vita r della morte» (Reka Zivola a mrti) di Alexander Hackenschmied,' quadro descrittivo di un viaggio nelfa città indiana dei pellegrini, Benares, che dipinge i tratti tipici della vita indiana nella sua bellezza pittorica e nella sua miseria sociale: (( /I buio eterr.J » (Ve(lld Ama) di Klen Brichta. documento sull'educazione dei ciechi negli istituti di Praga. notevole per la presenta- :ionc di visi di ricoverati' illuminati come da una luce metafisica: et La lampada elettrica» (Ztirovka) di f. Lehovec, poema ci11ematograficosulla lampada elettrica. presentata col filo di una trama spiritosa. Altri film del 1940 sono : " La gente povera ., (Chudi lidè). « Le ronversazio11i sull'Universo n (Hovory o vesmiru), u Karlstein "· u Un 'anin,a ispirata all'argilla 11 (Duse. hli Fondazione Ruffilli - Forlì ne vdechnuta) e « La bocca del fuoco" (Zhavy jicen) sulla produzione del ferro nelle fabbriche di Kladno in Boemia. Ogni giorno appaiono nuovi cortometraggi e ci si possono sempre aspettare buone sorprese. GVATOPLUC JEZEK. MUSICA A proposito de ''Gli Orazi,, FUNZIONE DEL CORO La crisi del teatro lirico è prevalentemente di uomini, ossia di protagonisti. A parte una massa di spettatori, dalla spiritualità inerte e pigra, è chiaro che noi -moderni siamo stanchi della bravura. del virtuosismo, e quindi si situazioni, musicali e sceniche, individuali, singole, troppo generiche per essere vere, diritte e sane. Era di prammatica ridere del libretto ; fatto che cessò quando i librettisti si chiamarono Boito, lllica, Simoni. Ma allora la deyiazione era stilistica, estetica. E il mondo borghese si dissetò alla piccola polla spirjtuale dei decadenti. A noi occorre una lirica eroica. oppure dovremo uccidere H teatro lirico. Quindi il coro, che. salvo Pizzetti per ragioni particolari, era sparito nell'opera verista e crepuscolare, e almeno aveva talmente ridotto le sue proporzioni da apparire appena come un modesto fondale acustico, riacquista la sua nuova ed essenziale importanza. Il coro, intendiamoci bene, è più finzione della maggiore illusione scenica : JXlrrebbe contradditorio. e non lo è. Proprio quando respingiamo il fa;'so e l'artefatt•) della lirica, nel senso più vasto del concetto, rivalutiamo il coro, anzi abbiamo urgenza di curarlo, di approfondirne gli effetti, il volume, la fu7'- zione1 non tanto musicale. ma anche teatrale, ossia scenica. In questo modo il coro olfre nuove possibilità, delinea dei limiti, indica· uno stile. Ci ,'ibera dalla servitù assoluta del protagonista, a/fatto estranea a ciò che noi intendiamo per teatro collettivista, e, come si usa dire, di massa ; impone una rigorosa selezione di argomenti. fatto essenziale e, introducendo il valore della massa nel complesso lirico. gli conferisce uno stile nostro, attuale, aggiormtto e coerente. Dal punto di vista tecnico. produce quasi un livellamento del,'e possibili trattazioni tematiche. quindi induce ad un:1 apparente semplificazione contrappuntistica. Questa va a costituire anzi un vaglio più rigoroso del gusto e della soluzione dei problemi creativi per il musicista. La tecnica riprende in questi casi il suo posto ben definito, e l'artista è e rimane quello che deve essere : un uomo preparato, e iniziato, cioè un artista. Tutto ciò si adatta meglio, naturalmente, per il teatro a1l'aperto, che noi preferia- . mo (E del resto. abbiamo verificato, alle Terme di Caracalla, quanto sia più bella la Turandot, là rappresentata). E' tempo di dare aria, spazio, orizzonti. in senso concreto e figurato, al teatro lirico. che deve essere teatro di popolo e per il popolo. Qui è una formula. se non la sola, per risolvere un problema che minaccia di cronicizzarsi. dib:muto come è fra il culto del classico. antico, grande e tradizionale, e la stortura del sinfonismo cerebraloide ed ermetico apr,licato ad una scena riluttante a subirne l'accessione. Mettiamoci dunque decisamente sulla strada della bella polifonia ; restituiamo alla musica il _sw1valore concreto, costruttivo. Facciamone cioè un 'arte, non una dimostrazione dialettica e retorica, liberiamola dalla schiavità del! 'uomo e degli uomini. Facciamola assurgere ad espressione di idee generali, alte, super(nri all'individuo attore, e ali 'individuo autore. Questa è musica del tempo nostro, che trova infine nel coro la sua più genuina manifestazione : il coro, inteso come protagonista, come sempre presente massa viva e pesante, da cui si esprimono,- a momenti, accenti 1 voci, di cui sia però inderogabi,'mente il presupposto, anzi la fonte. La tradizione antica già ci metteva su queste vie ; ecco dunque una rielaborazione di motivi e schemi classici, modernamente intesa, che non può non portare alle conquiste più durature, saporose ed efficaci, anche dal punto di vista della rieducazione musicale del popolo. SERGIO C. LUPI "I_o terra canla ., ( 1935) di Kare! Plicka

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