Via Consolare - anno II - n. 2 - febbraio 1941

Paese semideserto e gi,ì tutto immerso nello spirito delle boscaglie: paese di caccia e di funghi. C'è un vecchio castello a Cerrione, in cima al poggio che lo domina. dove un tempo abit11va la rrohile famiglia degli Avog,uiro. la quale diede al Piemonte un celebre ar:igltere: poi una chiesetta in sliie àogito. con 11nbel sagrato d'innanzi. Singolari questi sagra/i del Piemon-• te che distn1dcno tranquilli. all'ombr,1 dei platani. i loro piccoli prati racchiusi tra q11attro mwiccioli dai q11ali si domi11<1 ,m pezzo della campagna sottostante, luminosa e tutta al lavoro. L,1 chiesa mo,tra qualche elegante batte11te _gotico e sopra il portale, da 111111 lunella. i•i sorride quasi sempr,e una Madonna di ruslico pennello. Tullo /'a• ce int.omo qlla chiesella odorosa d'incenso ~ d'autunno. Direi che l'a11i111,z del Piemonte, del vecchio Piemonte agreste e pio meglio che altrove la senti lì nella pace di quei sagrati sognanti. La Guida consigliava da Cerrione di salire a Zimone. già sott'o la cima della Serra. poi recarsi a Magnano. -· Che strada c'è.' - ;;hiesi ad Llll vecchiarello che si scaldava al sole s11 l'uscio di casa. - Discreta sino a limone, poi stradaccia da limone a !\1ag11a110. ( Era une, di quei vecchiarelli tipici come M ne vedono nei villaggi del vercellese e del biellese, vestiti coa ubiti stinti o rappezzati. rin bastoncello alla mano e in capo una berretta di saieffa. Questi vecchiarel/i son cosi diffusi per quelle regioni, che si direbbe in tutti I paesi che passi ce ne t'rovi li un paill ad aspettarti, che si scaldan? al sole sui gradini della chiesa. o che sfanno avviandosi verso i boschi o le capagne circostanti. Marescialli a riposo.' fattori giubilati? m11ggiordomi in pensione? Prol>abi/mente vi1•ono della carità dei parenti o del comune, e anch'PSsi, come i vecchi sagrati. costituiscono uno dei motivi più caratferis!ici del Piemonte rurale). Infatti fino a limone la strada non c'era male, ma da Zimone a Magnano l'auto si diede a sobbalzare e scri.:- c:hiolare su per l'erta dirupata e piena di fossati. Ma la vera Serra incominciò a mostrarsi proprio allora. Mano mano salivamo, vedevamo il bosco contendere al coltivo terra e CO· /ore e la montagna, abbandonati a poco a poco i suoi campi, prati e pomari, diventar sempre più nera e ,e/valica. Mentre dalla part'e orientale la Serra non ha contrafforti ed è tutto un unico declivio. dalla parte del Biellese è invece ricca di poggi e vallette, di pianori irrigui e di pascoli smeraldini. Prati calmi e lieti s( cacciano nel vivo della boscaglia, il campo di granturco cresce all'ombra dei castani costellati di ricci. E un po' dappertutto betulle e felci fan zampillare le loro note danzanf'i. A Magnano c'è un "ricetto" e alwni pozzi di costruzione antica in mezzo al paese. Il quale se ne sta accucciato tra d:1e spalliere della Serra, propr,o FondazioneRuffilli- Forlì come un soriano in- grembo alla portinaia. F.d è già tutto paese di Serra. Dal sagrato della chiesa si vede la grande dorsale torreggiare. la sua diritta linea di bosco tagliare l'orizzonte con 1111 gran colpo di mannaia. Di Magnano dicevano nn tempo ctrn '· quelli di Magnano, il meno che possono fare è di uccidere i loro padri". Perchè una tal fama a questo paese cosi mife? Forse è il ricordo di un tempo in cui i disperati venivan quass,ì a raccogliersi al sicuro, a meditar ie loro imprese per poi piombare sugli abitanti delle falde) Da Magnano andammo a Torrazzo; di là ci dispiccammo su per l'ultima salita e toccammo la cima. Non preterrdu descrivere la Serra. E solo il suo carattere, il suo tono, che bramavo conoscere. So bene eh' è superba ad Andrate. cupa come muraglia sopra Palazzo Piverone, ampia e solenne fra Borgofranco e Mombarone. lo mi sono accontentato di andarla a salutare a mezza via su quell'ariosa pendice di Torrazzo, e di là recarmi a guarda già i~ capo al bel Canavese. Tuttavia nelle poche ore in cui ci fui. errando così alla ventura per le sue solifudini selvatiche posso dire di aver compreso abbastanza bene il suo carattere. di averne un ricordo preciso. Tra le larghe forre dei suoi castagneti, girovagando per le sue strade abbozzate o pei sentieri che vi hanno tracciati i pazienti cercatori di funghi. sgambando in mezzo alle ginestre v agli ericheti, alle felci o alle saggìne: facendo levare a volo urra quaglia. 1111 tordo o un fringuello montano, aspirando con voluttà quel forte odore di macerato che l' Of'tobre andava svegliando per tutte le sue fratte, o sedendo sul- /"orlo estremo tl contemplare il Canavese dai dolcissimi laghi o, di qua, il mirabile Bie!lese, nobile apparato di paesi e di ville e il Mucron•e e il Mom• barone. erti fra i nuvoli, compressi che dolce e cara meta potrebbe essere la Serra al/' amatore della montagn11e del campeggio: e quanto han torte, i piemontesi di trascurarla. Penso che da noi, in Lombardia, una simile cima sarebbe ricercata, in ogni vena. 11i p11llulerebbero le villette, vi si traccerebbero- centinai(! di strade. Ma, ne convengo, la Lombarditi è trop· po faccendona. Il Piemonte, al contrario, cari quel suo spirito di /asciar le cose come le trova, lascia anche la Serra al suo destino. Vero è che a Zubiena, il giovine oste presso cui facemmo colazione ci assl'wrò che da parecchi a1111si i parla d1 una strada che dm,rebbe passare sul crinale della Serra: ma che i P!IeSi circostanti non sono mai riusciti a mettersi d'accordo perch~ ciascuno tira a far passare la strada a tutto suo vantaggio. C'è 1111Pi11rroRegolatore della Val d'.4osta ma, per quanto io sappia, ùz Serra non vi figura. F.sula dalle venture e dal destino della grande valle. Anche le nuove Guide non la descrivono. Mi par di capire che la si consider(l un po' acme la matta di casa. Le si vuol bene, ma la si lascia in disparte. Uno dice: è troppo lunga; e un aitro: è sempre l'istessa cosa. Noi in Piemonte abbiamo ben alte bellezze naturali. ben altri cannoni. Ma fu appunto per questo, per questa sua remota selvatichezza e solitudine che noi abbiamo ricercate le sue selve serene e ci siamo compiaciuti. almeno per una giornata, dei suoi alti, odorosi- silenzi. CARLO LINATI l)1uuido la sera tc1uleva110 i treni alle stazioni remote ( e si spappolavano rose al sommo degli orti sereni) qmuulo la sera salpavano barche 11erso altri porti lnntat>i { e s'accendevano i bianchi lnmi al le. mense parche) l'anima pure vagava verso una meta qualunque. Assorta mi poco sostava accanto alle co.,e che amiamo ed approdava infine leggera al mat:erno richiamo. A. DEIJLA BIANCIA Pag. 11

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