Via Consolare - anno II - n. 2 - febbraio 1941

- li mare! il mare! ho trovato il mare. Questo grido era lanciato da un soldato siciliano che era corso avanti incontro al cielo su la strada di montagna, mentre il resto della COl1lJ>agnisai era seduta su gli z.runi. A una svolta della strada a picco nella roccia si era visto sotto il mare. t.ravamo partiti da Posina giù nella conca nebbiosa e si doveva salire al Colle110 per poi discendere verso la Valle Dei Signori. - E' proprio una valle da signori - ci avevano detto - li potrete riposarvi perchè non ci arrivano neanche col telegrafo. e 01 riposo ne avevamo bisogno che da quasi sei mesi eravamo ,n linea. - Mi voglio spidocchiare e profumare come una principessa - diceva ii ::uciniere a>ergamasco,. on In ;orriso che arrivavi. sino alle orecchie. Le oarrette erano cariche di matasse di filo catramato e di apparecchi ; i muli arrancavano già a l'accenno di salita, il cielo era rigato di nubi nere e il vento sapeva di neve. Da giù si vedeva la strada salire tutta coperta di stuoie arrugginite, ma " loro» sapevano che là dietro passavano soldati e macchine, ed ogni tanto, alzavano le stuoie come sottane a cannonate. Allora correvano quelli addetti alla strada, turavano i buchi con ghiaia e riaccomodavano il mascheramento con frasche, telacce od altro bestemmiando e facendo gesti osceni ai monte di fronte che nascondeva con l'aria sorniona tante armi puntate. Le carrette in fila salivano lentamente la strada coperta e i muli, lucidi di schiuma soffiavano col muso a terra tirando da disperati. Il cielo aveva incominciato a spruzzarci, e sebbene fosse freddo, su la laccia bollente dalla fatica, quelle gocce gelide erano come te caramelle di menta. Mili, il cane della compagnia, correva da una carretta a l'altra leccando le mani a tutti o tentando di addentare qualche• pastrano, felice anche lui di lasciare le tane umide di Posina. Era uno spinone nato con noi. Da piccolino lo portammo nella giubba vicino alla maglia perchè si scaldasse. Crebbe in fretta e ci conobbe tulii sessanta; anche le carrette conosceva annusandole. La strada man mano che procedeva diventava sempre più dura; in certi momenti pareva quasi che nell'oscurità una corda losse legata dietro ai oarti e che tirasse in senso inverso. Nubi di zolfo rotolavano giù dalla parete dei monti lasciando lembi appesi ai pini. Ogni tanto le sentivamo passare su la faccia; ci toglievano il respiro e imbevevano i nostri pastrani di aria gelida. Nel movimento usciva dalle giubbe slacciate un calore umido come quello che bagna i vetri delle stalle. Era scesa la sera. Ci si seguiva l'un l'altro sperando un pezzo piano di strada per riprendere fiato. - Se arrivo a Valle Dei Signori e ci trovo delle ragazze, faccio un macello. Nell'oscurità aveva parlato il mulattiere genovese, e si sentiva che questo pensiero lo aveva rimuginato un pò e non aveva più potuto tenerlo. - Con quella laccia da sabato grasso! - Sta zitto tu Milano che sei color del mal di pancia. Il cielo nero pareva piovesse inchiostro, e nessuno sentiva la fatica perchè là c'era la Valle Dei Signori e forse delle ragazze. - Non ricordo più se le donne portano le sottane. - Tua moglie no, porta i calzoni. - Tua sorella non porta più neanche le mutande. Una risata si unì al rumore degli zoccoli dei cavalli e della ghiaia burattata dalle scarpe chiodate. - Forza ragazzi - grid6 dalla cima il tenente; siamo arrivati al piano. Difatti la carrette divenivano più leggere e i corpi tornavano perpendicolari. Ali! Una luce leggera sbucò dietro al monte luccicando gli elmetti bagnati. Si appoggiarono gli zruni sul ciglio della strada dove non vi erano pozzanghere, ma non tutti si eran seduti. Si sentiva che là in fondo incominciava l'altro versante. Si aspettava un'alba che ci lasciasse vedere quello che stava sotto di noi, quando qualcuno gridò. - Il mare ! il mare! ho trovato il mare. Tutti gli si corse incontro, e veramente giù sino a l'orizzonte, un immenso mare di nubi simili a onde tranquille occupava la valle fin dove l'occhio poteva giungere. Nessuno rideva, ed ora in quel mare tinto di rosa, tra le onde spuntavano pinnacoli di pini e croci di campanili. UGO GALETTI FondazioneRuffilli- Forlì 0iovanni Rosone: "Ritratto muliebre" Accanto alle opere dei «maestri» non disdegnamo dì presentare quelle dei giovani. Non intendiamo sventolare sotto il naso dei certificati di nascita; ma soltanto richiamare l'attenzione della critica e del pubblico verso uomini ancora non del tutto in luce, sebbene rappresentino momenti significativi nella ricerca delle nuove vie di espressione. Cominciamo con Giovanni Rosone, un giovane artista che si è già affermato in molte esposizioni e che, dalle primitive posizioni impressionistiche, è giunto a tn11nifestazioni importanti di classica compostezza e di sobrio disegno. Giovanni Rosone: "L'umanesimo"

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