Via Consolare - anno II - n. 2 - febbraio 1941

A San flemPtrio, le umule · ombre dei cipressi posavww sull'erba, a pieno respiro; sul prato, levati dai grilli, sottili. fantasmi tagliati nel latteo chiarore lunare. Si risolveva a vivere, finalniente, le• prigw11iern delle vitalbe, lei fì.gurina di fanciulla scolpita sull'orlo del pozzo. Si,pino sul prnto, , vicino vici,w ad un colloquio cl'i11sctti, in attcs<L: Titmiw s<Lrebbesces<L <t trcisfonuarmi ( io lo sapevo}: '' mi pia,eerebbe, dicevo, mi piacerebbe in un ra,nctto d/ortica ... " ./l'lt, avevo lei luna 11emic<L: la s,w luce sgome11t<L, lci sua presenza soffice come 11.iiabugi<i. VITTORIO BONICEULl Le capacità narrative del Q. Gambini sono confermate dal romanzo « La rosa rossa"· Tutt'altra la trama, - direi quasi - tutt'altro lo spirito. Un libro che di primo acchito parrebbe cinereo e faticoso, si mostra poi come un geniale caso di poesia narrativa. Manca l'azione · drammatica ; e la trama - colata a lambicco - è una ragna sottile sottile, insufficiente a qualsiasi riparo. S'aggiungano questi due particolari: i protagonisti son tutti vecchi (oltre i sessant'anni); da sfonda ai loro movimenti bastano le stanze di una vecchia casa, in una cittadina istriana di provincia. Malgrado le premesse, il romanzo, dopo le prime pagine alquanto tarde, aèquista un proprio tono, si crea una propria atmosfera. I caratteri, ben definiti psicologicamente, prendono evidenza poetica. E, in fondo, il romanzo è tutto una evocazione poetica; così armoniosa però, così dosata da indurre meravigliati a pensare all'età dell'autore. Qua e là si sfrangia qualche maroso realistico [la visita del dottor Rascovich al conte Paolo morto, certi primi piani del duetto Ines-Piero ecc.], ma vien fatto di prendere questi scorci del Q. Gambini a sostegno della tesi che quando la realtà non è una « maniera » letteraria, ma esatta rappresentazione del « vero " umano, diventa di per sè materia di poesia. · S'è così visto il Q. Gambini impegnato - con due soli libri - in due diversi tentativi d'arte. Diversi forse più dal lato esteriore, giacchè la prosa de « La casa del melagrano » trae efficacia dalla stessa compattezza e chiarità di quella, de « La rosa rossa ». L'angolo .visuale è quasi uguale, volendo sempre il Q. Gambini sull'anima dei propri personaggi imbastire il proprio processo letterario. Pure, a voler colla mente richiamare il mondo di quelle due opere, insistito e preponderante si para innanzi quello de « La casa del melagrano ». Il Q. Gambini dall'angoscia di difficili posizioni sensuali trae sangue per la sua circolazione narrativa, talchè risulta facile intendere come la sua personalità qui pigli stacco superiore. Al qual proposito non si può non andare festevoli incontro ad un racconto [di 36 pagg. J apparso di questi giorni su « Letteratura " di Firenze. Fondaziorièg-Ruffi-llFi orlì. Al ritorno i loro respiri eruno forl,i, Si <u.ldor111entòsul prnlo aspettando che <LSV<!gliarlo ve,ii.,se fo sposa. (A lui molto pincew caniniinare nei etunpi.) Sereno era il sun viso; e le sue nu1ni stavuno nell'erba iunida. Scorrevano nelle sue vene l'immenso cielo e le stelle. Poi la sposa gli venne a dormire vicino; e in sogno sentirouo i loro pcissi conte se canuninassero su. foglie. ( Anche a lei m.olt;o piaceva C<tnuninare nei cani pi.) Al ritorno i loro respiri erano forti, e la uM te si gonfi.i, di fruscii .. MARIO ORTOLANI « Le trincee » è permeato della stessa atmosfera de « La casa del melagrano ». E questa atmosfera non è solamente data dalla sensualità che fiorisce carnosa lungo la distesa delle pagine, piuttosto è l'aspro contorcersi dell'anima di Paolo che richiama il dramma intimo del protagonista de « La casa del melagrano "· La passione lavora nei due collo stesso ritmo martellato, lasciando però, nella violenta velocità, nitidi i battiti singoli che costituiscono il « crescendo " della tragedia. Nulla muta l'essere quella del protagonista di « Le trincee " una passione di adolescenza, se non anche di puerizia. Il dramma c'è ed anche se la fine è ben diversa da quella de « Lll casa del melagrano ", tuttavia basterebbe, per capire la potenza drammatica del racconto, rileggere rigo per rigo attenti l'episodio della sassata di Paolo a Norma. Inquietudini da ragazzo potrebbe più d'uno dire; ma di tali inquietudini la letteratura contemporanea ne annovera ·a dovizia. Invece le pagine del Q. Gambini si scoprono fresche e nuove. E a leggerle, pare di non avere incontrato mai un ragazzo come Paolo [in letteratura s'intende, chè i"I protagonista di « Le trincee» è tanto umano da ritrovarvi specchiato, ognuno, un particolare della propria adolescenza]. Sicchè - a concludere - se le prime due opere del Q. Gambini, per il fatto di trovarsi all'origine della sua attività artistica, potevano ancora essere intese come « tentativi », rivedendo ora riconfermate proprio le sue doti primitive, appare chiaro ch'esse evadono da quei limiti, risultando espliciti raggiungimenti di un'arte fresca e vHale. Soprattutto la temperatura narrativa de « La casa del melagrano " mantenuta costante in « Le trincee », fa guardare al Q. Gambini come a un'indole delle più sanguigne della letteratura nostra. EZIO COLOMBO BIBLIOGRAFIA : u I nostri simili n, Solaria, Firenze, t 932; <1 La rosa .,-ossa n, Treves, Milano, 1937 e Garzanti, Mi1'ano, 1940; "Le trincee"· in «Letteratura"· Firenze, N. 4,. 1940. Sul Q. G.: P. Gadda Conti, u Vocazione mediterranea u, Ceschina, Milano, 1934. pagg. 183-88; G. Antonini : « Narratori d'oggi ii, Va/lecchi, Firenze, 1939, pagg. 78-89.

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