Via Consolare - anno II - n. 1 - gennaio 1941

La Pl'ovenza, lo so, con quella sua aria pastorale, c-lcgiaca, e que1Jè candide traccie di ronianilà sparse Ira arbusli arontalici, ha dei punti di così cleJicata fermezza, che n1e• rite,.cbbe il'essel' promossa a Tosca- '"' di Francia. Stupendo, lo so, è il Corno d'Oro, da reggere il 11arago11c col golfo di Napoli (ciò che mi dirono anche ,!ella baia di Rio): ma son <t 11111nc-ruinici >>. Dietro, c'è la verde 11101Jolonia del « pl'ato quadralo ,) (conu• Ri<'helicu chia1nava Ja Fra1ic-ia); di farCia, <"01nincia i? brullo ossame dell'Asia Minore. La Grecia, rEgitto, hanno un volto in• dimenticabile: ma u11volto solo. Sarebhc come se l'llalia fosse tutta una pianura padana, con pahnizi e can• ne .da zucchero; o tutta 111J arcipe• lago di Capraie. La ganuna di aspct• Li naturali d'Italia abbraccia, invece, una scala vastissinia, quasi che da noi si incontrino, e si armonizzino, opposli rontincnli. Questo è il punto clie ci re11de u1Jici, e su cui dovl'ei insistere, per vincer la causa!. .. Senza uscire dalla Penisola, si può passare clal ghiacciaio della Brenva ai templi di Pesto; claUe marcite sempreverdi cli Lombarclia a campi di asfodeli, dove non ci si stupirebhe di incontrare i1 sordso cnigrna. ,ico di qualche divinità etn,sca; dalle lacune cli Torccllo alle torri clei Faraglioni. .. , e questa litania di- fra• tclli a contrasto potrebbe co11tinuar•o a lungo. Abbiamo in Italia pezzi _di Scandinavia e cli Gl'ecia; note di Africa e di Spa~na: al centro, colla campagna rou1ana, colla carupagna IO· scana, qualcosa di inhniLabile. E 11011parliamo delle duà, che, essendo cresciute ciascu11a con una pro~ prja storia forler.ncnle ri~entit~:, - e 1nohe da capitali, -- sono incon• funclihili Iuli.<'; come persone di reciso cara I tcre. I volti d'lt:ilia sono sempre umani, fatti <lall'uumo per l'uomo, e respira110 l'jn<"anto della 1.1ostra luce. Bisog·na esserne slali lontani -·· 1ni è venuto fatto _rii dirlo anche in « Moti del Cuore» - per capire il ,npremo cr1uilibrio cli questa chiarilà italiana, divinamente limpida ed insieme lrepidarnenle 111.nana: una luce che pare anuoniosa inedia• zione Lra ]a terra e il cielo e con• sente, e comanda, di tendere all'eterno senza lascia.-e la zolla. PIERO GADDA CONTI gente singolare Al ristorante della stazione di Zagabria tre persone richiamarono sin,golarmenle la mia attenzione. Un cameriere nano. una minuscola venditrice di fiori e un signore dal naso rincagnato. E, meni re mangiavo, li seguivo con gli sguardi e coi pensieri. Ci si incanta a volle ad osservare il prossimo che ci pare mollo infelice o mollo felice e si cerca d"indovinarne la vita. Il cameriere nano mi parve poco felice e non sapevo capire in che cosa consistesse per lui quel minimo di felicità giornaliera che serve ad ogni mortale per continuare a vivere. F:gli era più piccolo delle seggiole che spostava co:1 gesto che voleva essere disinvolto mentre bastava osservare come gli si inturgidivano le vene del collo per capire quanta fatica metteva in quei trasporti. Pareva afflilto di essere continuamente osservato dalla clientela sempre nuova. Ciò non ostante procedeva con passo marziale, buttando in giro delle ocr,hiate di sfida. I suoi pantaloni neri. mollo larghi. e il grembirilc bianco, lungo, lo impacciavano però nei movimenti. Osservai che non aveva alcrma simptJ· tia per i bambini e che li evitava. ma essi erano i primi a scoprirlo e a piantargli gli occhi addosso con insistrnza. Gli adulti gli rivolgevano frasi scherzose, cordiali. ed erano generosi nelle VIA CONSOLARE FondazioneRuffilli- Forlì mancie. il suo lavoro consistevù n'el portare i bicchieri di birra che i clienti ordinavano durante i pasti, o nel dar colpi al tovagliolo. non sempre indispensabili. alle mosche in volo o alle bric1o!e di pane troppo in vista. Butl'ava anche delle occhiate nervose e sprezzanti a una bambina piccola piccola. che certamente tra qualche ann!l lo passerà in altezza, la ql!ale vendeva mazzetti di fiori. Nessuno obbliga i clienti a comperare ed essa non insistg, ma i suoi occhietti pungenti e chiari sanno pregare con moll'o garbo e lr! sua voce /eniie e gentile ha un sentimento sincero. E difficile che qualcuno le neghi mezzo dinaro: infatti la maggior parte degli 1Jcq11irenti pur pagando i fiori e accettandoli. li lasciava poi sul tavolo e la bambina li raccoglieva e tornava a verrderli. nue giovani donne assai belle e assai frivole le det:cro un dinaro a testa e l<i :ratter1nero a pari.ire: ma la bambina sorridendo rispondern distrJtta. gu11rdando ai tavoli non ancora visitati, e finalmnte scapp,). fa• cendo ondeggiare la sua gonna bianca. lunga. d, Cf/ntadina. Soltanto nn signore la man'dò via in malomodo con. 11ngesl'o seccalo del!.i posate r,he maneggiava rapidamente. Un signore abituato o rassegnato ad avere su di sè gli sguardi di tutti. /orse anch-e più del cameriere nano. Questo signore aveva al poste del naso un grumo di carne rappresa, conseguenza di chissà quale malatliù e relativa operazione. Vedn!o di front1., po1eva passare, rammentando i campioni di pugilato o i braccianti maneschi e all'accabrighe, ma di profilo ricorda1,a senz'altro la Morte. Aveva lo sguardo cupo. severo e continuamente spiav<1 in giro. La genie degli altri tavoli non mancava di bnttargli delle occhiate di curiosità. La vita di un signore con un naso di quel genere de11e essere per forza interessante. Se dovesse scrivere le Slle memorie, basale tulle sui dispiaceri che gli ha dato quel naso. potrebbe fare un li/JrfJ curioso: dispiaceri in amore ad esempio, o, dispiaceri minuti. picc{J/i fastidi. occhiate di curiosità o di disgusto, del prossimo, dappertutto. :1ei ristoranti, in treno. in tram, nei cin'ematogra_fi: in questi ultimi il signore abolirebbe .forse vole11tieri gli inten1afli con relativa accensione delle luci. Direi che in freno eviti gli scompartimenti dove e' è qualche bambino, di quelli ancora in bracci,J alla mamma, ma che balbettano già le prime parole e, gllardando il monde con insaziabile curiosità, puntane risoluti 11 dito su ogni oggetto che vogliono farsi spiegare. Dopo di aver negato mezzo dinaro alla piccola venditrice di fiori si sprofondò nella lettura del giornale, m,1 se avesse tirato fuori dal borsellino qllalche soldo e avesse sorriso, in quanto possibile, forse chi lo guardava avrebbe pensato che avesse anche lui qualche felicità cotidiana: e lo avrebbe immaginaro con moglie e figli, dunque assai meno disg,aziato di come in real/il appariva. ENRICO MOROVICH sottoripa Sempre il Cfl/l(111tc odom cli renio/ i velieri ,li,,tro San Giurp,io. E un gorgo d'altri e pi,ì acri aromi p11llula, Sottoripa, nei tuoi /ondac!ti bui. Ma è f,•sta ai mariirni d'oggi conw fu ieri, un tanfo cli bolliture rancide, d' olii di sent-i, e ali' osterie nel fresco morto d'acque portuali carnali risn di do1111c frequentate dai niori .. GIORGIO CAPRONI 11

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