Via Consolare - anno I - n. 9 - agosto 1940

la sua Gennania pa,rua. della paucttas della schiatta longobarda, l'impossibilità di questa di assoggettare 1 Sassoni riottosi, la mobilità, per molto tempo, del popolo e dell'esercito, la mancanza di prolungate vendette costituiscono argomeinti a favore della scarsezza del numero dei Longobardi. Non bisogna credere che La conversione al ca btolicesimo segnasse la fusione del due popoll e La dlfferenza religiosa era un ostacolo. Ma levato pure questo ostacolo, la fusione non potev,a avvenire cosi facilmente>. (C. Cò.pohla).Alla fine del regno longobardo la fusione del vinti cot vincitori non era avvenuta sebbene si fosse determinato in qualche punto un ravvicinamen.to: i Longobardi si erano fatti ca,ttollcd; avevamo accettnto dai vinti principil giuridici; avevano dato alla organizzazione delilo stato a,icun che del- !' a.spetto romano ma la divisione razzLale dei due popoJ,i era rimasta netta, precisa. Le guerre col papi av,e,vano contribuito a conserv,are, ci.aseuna al suo posto storico le due nazlon,alLtà, le quail vivevano l' u<na accanto all'altra, ma rigidamente ferme nella propria indivldualiltà razziale. Ben presto s'affacciarono 1 Franchi. Ma PoiChè gl' indlgeni erano esclusi cta,LJ' eserclzlo oolle armi le guerre di Carlo Magno erain dilrette esclusivamente contro i Longobardli. i qu,all stretti d'assedio a Pa,via obsidione pertaem, civitate cum desiderio rege egrediuntur ad reoem che condusse via con se Desiderio• e la sua famiglia. Gli Annales Madimtani chiudono la storia longobarda con una riga d,i morte: multi ex Longobantis foras ductt, multique Per loca e:i;pulsi sunt. Era la fine nel nulla delJa più grande e invasione > nella nostra Penisola. La conquista dei Franchi con li suo carattere politlco-mllitare e non colonizzatore la.sciò Immutate ie condizioni etnogra.fiche della nostra Terra. Le marche e 1 comi:tatl si incentrono si in famiglie franche (Beren,g,a!1Ìo del Friuli, i Guidoni di Spoleto e Anscario d'mvrea eraino franchi) ma proprio in questo momento sorge, in un' ,aurora di sangue, quella continua alterna vicenda di stato d'allarme e di guerra che divenuta oggetto dellie meditazioni d' una grande anima ital!ana, C. Bailbo, apparve dipendere da ragioni etniehe. Un' rutro storico e dell' uJrt;i.mo ott,ocento, U Vlllari si soffermò giustamente sul c-amttere di nazlona.lltà che colorlsoe la ~otta tra fondatori e VIA CONSOLARE FondazioneRuffilli- Forlì vassalli rendendola ancor più profonda ed umana. Questa opinione pur avendo caricato le tinte in funzione d'un carabtere politico (si formò durante gli entusiasmi e le l0Jgrime delle gue·rre per !' indilpendenza) rimane pur sempre indiscussa nella sua enucleazione fondamen- ,tade. Da queste lotte sorse il senso dell' i!Il.dividuadl.tà italiana: l'Italia dell'uomo colto non S' identifica va con l' Italia del politico polchè la plÙlila, affinatasi nella. Jl,tta, s' era aureolata d' un orizzon,te più vasto che sl basava su un concetto razziale. Un poema anonimo, composto agli inizi del sec. X in onore di Bere,ngario I, accenna al Latini con un respiro madido d'un senso ltruldco: ..... Tandem optimus atque. Lambertus properat, ubi fertilis ttnda Ticini. Alluit egregiam fluvii cognomine dictam. Urbem, tn qua soliti regem spectare Lattiit. Un passo, e sarà l' ultimo, che citiamo, della Legatio Const•antinopolitana, cl assicurerà della coscienza di quegli antichi della loro individualità. Quando l' impern tore nel desiderio d' urrulllare Il vescovo LludPTando gll rinfacciò: Vos non Romani, sed Longobardi estis questi rispose. rammentando che i RomaJlli erano ftg,11di Romolo fra trlclda ed illegittimo, (quos nos, Longobardi, ... tap.to dedlgnamur > che contro al nemici non sappiamo lanciare altro tLtolo che quello di Romano). Nel sec. XI si combatté con disperazione ma non più per u;na preponderanza etnografica. La resistem~a che il pontlfica>to oppose alil'impero giovò a rialzare le sorti del!' ita:!Lanità: si squarcia la scorza esteriore della società e questa apparisce come fu sempre, essenzialmente latina. <JOl nascere dei Comuni il popolo riaffiora nelle pagine della storia, elimma -1' e!Jemellllto straniero chà prelClomina negli strati superior! e mostra il suo vruto secolare al nuovo sole d' 1'talia. Le variabili proporzioni delle professioni di legge indicano questa lenta f,aticosa e pur vincitrice parabola ascenderute dell'elemento indigeno. Un cenno a sè merita l' Italia merldlon:ale. I greci fur-0n sempre riguardati come nemici e come stranieri: il lonta,no 900 lo ,testimonia con le amare parole di ErClhemperto: geTIIUS per/{dtssimum. Non è dunque il ca.so dl fantasticare ad una fusione qu&- siasi dell' elemento greco con la popolazione indigena. Dall'arte blzantlma che fu ,tutta nell'Italia meridionale e che si spinse fino a Roma e vi slgnoreg,giò, non si deve dedurre, come pur troppo ancor da molti con gran disinvoltura si deduce, una prevalenza de11'elemento etnografico greco: Ll suo valore intrinseco e l' oblio delùe ridenti forme classiche spiegano peT se quel predominio artistico. « Nei sec. x,r e XII nel!' Italia meridionale vennero a reciproco corntatto razze molte,plici, diverse per abitudini, costumi, civiltà, credenze religdose, razze che giungono dall'Oriente e dall' Occidente, dal!' Afr!oo e daLla Normandia. La supremazia longobarda si alterna con la supremazia bizantina. Talvoi.ta vincono i Saraceni. Evvi li giorno del trionfo dei Normanrrti. Ma dalla prevalenza pol,itica, e daJla superiorità intellettuale, non possi:amo i!ITlmedia,t,amen<te dedlurre la vilttoria etnografica> (C. Cipolla). L'elemento germanico non fu mai prevalente nelil,'Italia meridionale, nè impedl che il nostro volgare sorgesse con la sua primitiva, forestale freschezza. Arrivarono anche i Normanni, conquistatori non colonizzatori di JJ,a'eSi: i cronisti con temporanei non ne parlano mai come di un popolo :numeroso. Che la popolaOuinto Ghermdndi: Ritratto di Stefano Piacei

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