Via Consolare - anno I - n. 9 - agosto 1940

Ora che nelle sale di proiezione non ci è dato vedere che deì film vecchi, rovinati dal tempo e dall'usura, è necessario, mentre aspettiamo di giudicare la nuova produzione italiana, ,tirare le somme di questa nostra intensa stagione cinematografica. E diciamo subito che la nostra produzione sotto l'energico impulso del Ministro della Cultura Popolare, h& risposto in pieno dandoci un elevatissimo nume,:Q di film. Basti pensare che quando Si importa.va.no i film delle principali case americane in Italia venivano annualmente prodotti 30-35 peliicole: ora la produzione è più che triplicata. Se da un lato Il Monopolio ed ;n conseguenza la necessità di produrre film ad ogni costo per le incalzanti esigenze delle sale italiane, ha sointo cerU produttori a lanciare sul ~ercato pellicole sbagliate ed indegne della più modesta produzione italiana, da un rultro lato ha dato un tale impulso pi:oduttivo alla cinematografia, da farci fermamente credere che questo sia stato il vero anno della rinascita: infatti dalla grande quantità di film prodotti se ne possono togJlere alcuni che stanno degnamente a confronto con •la più agguerrita ed esperta produzione straniera. Bisogna anche pensare che se la produzione italiana tecnicamente è a posto, non cosi lo è dal punto di vista artistico: pochi i registi realmente buoni, ancora meno gli sceneggiatori, pochi gli artisti. Per questo si è dovuto ricorrere a gente del teatro, anche perché in certi nostri produttor.i è irremovibile la coruvinzione che nomi famosi della lirica e della prosa richiamino folle immense. Inoltre molti film sbagliati sono dovuti a quei produttori che badi WALTER RON CHI sando il successo del fllm su un nome solo, o attore o regista, non comvinti ancora che il cinematografo è la naturale risultanza di divei:se intelligenze ed attività cooperanti, hanno scarsamente curato tutto ll necessario allestimento e la preparazione di ogni ulteriore particolare. A questo si deve Il diverso i:endimento di numerosi registi. Guardiamo per esempio Bìasetti: Blasetti regista dell' « Awentura di Salva tor Rosa» che con «I grandi magazzini» ed « Imputato, alzatevi ! », è il miglior film della stagione; e Bla.setti regista di «Retroscena» fitlm che è assolutamente sbagliato. Nel primo film il ;i:egista ha ,tenuto in pugno i suoi attori, guidandoli in ogni minimo gesto, curando tutti i particolari, facendo sentire ovunque la sua forte personalità artistica. Blasettl ha raccontato l' awentura di Salvator Rosa con un linguaggio cinematografico fluido e sincero, ba- · sato su inquadrature, carellate essenziali, proprie. G. !sani (Cinema n. 87 -10 febb. 1940) ha notato come quella di Blasetti sia, per la prima volta nel cinema italiano, quel tipo di regia funzionale che è la regia vera, ed ha messo in r.isalto quell'entusiasmo e quella generosità creatiJVa che sono propri del nostro regista e che molti accusano come suo difebto. Blasetti ha raccontato per Imma,. gini, ha creato dagli attori di teatro che aveva a sua disposizione, dei veri attori cinematogi:afici (come la grande rivelazione di Rina Morelii), ha ridotto tutto il film ad un essenzialismo neoessario e perfetto. L'altro film prodotto quest· anno da Blasetti, prodotto prima del « Salvator Rosa », è « Retroscena», scen,eggiato dailo stesso Blaseoti in colOuinto Ghermandi : La Gioventù continua la Rivoluzione (particolare) laborazione con Germi. Qui rutto è sbagliato, dalla recitazione al sogget,- to, alla scialba sceneggiatura. Blasetti interrogato ([). Meccoli: Blasettl fra «Retroscena» e « Salvator Rosa» - Panorama 27 marzo 40) perché sl sia notata una. cosi grande differenza da· «Retroscena» al « Salva tor Rosa », ha cosi risposto: « Io ha potuto preparare, curare, e, in alcuni punti, rifaire Salvator Rosa. Ciò non è stato possibile per «Retroscena». Credete a me: la diff,erenza sta tutta nella preparazione. E se domarui farete un fitlm, ricordatevelo: la preparazione è il segreto della buona riuscita». Noi siamo d' accordo col regista, senza però dimenticare l'affermazione autorevolmen<te sostenuta Che att'erma non avere Btasetti u100vinato in « Retroscena » il tipo di film adatto alle sue capacità e di avere cercato di im·ita,re Lubitsch. Siamo del i:esto convinti che buona parte degli insuccessi di molti film italiani sia dovuta a mancanza di una adeguata preparazione, a molta improwisazione, a faciloneria. Altro esempio: Carlo Campogalliani ci ha dato con, « Montevergine » un ottimo fllm sotto tutti gli aspetti. Fra l'altro abbiamo notato come gli attori siano stati trasformati secondo le esigenze de1la vicenda. Insomma Campogalliani ha nettamente staccato Nazzari e compagni dalle abituali posizioni estetico-retoriche, ed ha creato dei personaggi nJUovi,delle persone vive. Nella «Nobte delle beffe», meschina esercitazione filodrammatica, Nazzari vaga sotto l'obbiettivo, come se il regista non esistesse per controllare la sua recitazione abulica e svagata. Mario Camerini ci ha dato quest' anno diversi fllm: lasciamo stare « Il Documentario» che tutt'al più può essere coooiderato un discretn tentativo di teatro filmato, lasciamo stare ll grazioso « 100.000 dollari» e fermiamo la nostra attenzione su quelio che noi crediamo Il capolavoro di Camerini « I grandi magazzini ». Camerini non pretende di dimostrare nei suoi film estremi casi di coscienza, intricate questioni morali ecc., ma egli ci racconta una storia comune, semplice (a certuni può apparire fin troppo semplice) con un puro linguaggio cinematografico. Se ad un tratto nei film dt Camerini venisse a mancare la colonna sonora, quasi nessuno se ne accorgerebbe, tanto l'azione si seguir-ebbe ugualmente bene. E' in, fondo la stessa storia sentimentale, più qualche spunto delicatamente arguto, più cento altri piccoli particolari. Si è voluto vedere, e non a torto, nei « Grandi magazzini» una leggera vena di surreallismo (Proteo in « Oggi» del 14 ott. 1939). Sono infatti i manichini che dominano la vicenda VIA CONSOLARE

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