Via Consolare - anno I - n. 9 - agosto 1940

cità dei singoli. Le esperienze liberali della guerra passata in cui si afferma.va la inviolabilità del- !' iniziativa privata, sono servite a consm;tare la necessità di un intervento diretto dello StaJto nel regolamento della vita economica nazionale; economia. di guerra è concetto che esclude automaticamente ogni forma possibile di speculazione privata. Quando gli uomini combattono, non deve essere possibile che sul loro sangue si costruiscano fortune di specu- ·latori, di imbosootl, di traditori della Patrlia. L'economia di guerra, che si basa fortemente sul risparmio dei piccoli e dei grandi, che trae le sue forze dalle forze vive di tutta la Nazione, è qualcosa che trascende ogni espressione puramente utilitaristica; non si può parlare di « convenienm • economica, quando si tratti di dare un altro cannone, un altro aeroplano, un'altra nave alla Nazione; non import,a che i costi di produzione, in regime d' aut,a,rchia, siano superiori a tutti gli altri costi. Non vi sono guadagni da fare; c'è soltanto la Patria. da potenziare e da l:lifendere. L'economia di guerra è l'economia di tutti i citta.dlni, poiché i cittadini sono lo Stato. • • • Che la guerra sia 11 banco di prova delle diverse organizzazioni economiche è vero da quando i conflLtti hanno ass111Iltoquel carattere nazionalistico, tutto proprio del!' 800, che coinvolge nella lottJa eserciti e popolazioni, senza distinzione fra belligeranti e non belligeranti; di qui la necessità di ada<ttare le economie di pace, basate su concetti libertari, Individualistici, utUltaristicl, alle mutate cond-izioni di gl\len-a, per ·le quali i concetti dell' economLa cl:assica non servono pressoché a nulla, per le quali anzi si opera un capovolgimento completo delle idee di convenienza economica, di ofelimità, di interesse e via di seguito. Esistono, In altri termini, due tipi ~i economia, di guerra e dl pace, che quasi sempre non legano troppo tra di loro, appunto per la profonda dlvers,ità dei c.oncetti di utllltà, che, in ambedue assumono 1IIIl significato opposto; l' esistenza di questi due tipi ba~ sl:la.ri di economia (chè altri tipi Intermedi si vanno via via delineando) comporta la necessità di un tra,passo più o meno brusco da.11u' no aJ-1' altro sistema, esige cioè l'adattamento a!La guerra <ii formule economiche nate per la pace. Nel tira.passo si svela l' intima essenza dl un sistema economico, e vengono alla luce, cioè 24 FondazioneRuffilli- Forlì tutti i difetti segreti di funzioni o di iniziative, che la pace aveva celato, attraverso i soliti giochi di interessi con i quali si mascherano magagne g,rosso1anc, carenze di solidità interna, artiflclos!tà monetarle; se U trapasso dalla pace alla guerra non rende necessario li superamento d' istituti, di principi e di metodi, significa che una economia é già pronta per le sue nuove funzioni. Se, viceversa, la g,ue-rra comporta un ·abbattimento di metodi, un s11peramento di iniziative ed un intervento deciso dello Stato nella vLta economica, lo sta.dio di trapasso dell'un sistema aH' altro riuscirà faticosamente a sopportarsi dalla Na:i;ione, chiamata a sostenere aggravamenti fiscali pesantissimi, a dare alla guerra tutto 11risparmio, obbligata a sospendere ogni attivLtà puramente individuale ed ut!lltaristlca, di fronte iall' utile naziorraie. Di fronte a tale problema gravissimo, che, se non risolto in tempo, può produrre un forte ed esiziale squUlbrio nena vita economica di una Nazione i governi di tutto il mondo clvii.e, dal dopoguerra !!Il avanti, si sono preoccupati dl porre riparo ad eventualità di conflitti, allaccLa,ndo tutta l' economia di ogni paese con una rete di decreti straordinari, che Inscrivano in ogni branca di attività economica Il controllo, esercitato da organi statali, la supervisione, la r.egolamentiazione diretta delle iniziative economiche; per questo lo scoppio della guerra attuale non ha trovato impreparati i belligeranti, inglesi, tedeschi o francesi che fossero, chè d' a-ltronde gli anni d' orgasmo, che vamno dal 1934 al 1939, avevano contribuito a rafforzare nei governi i concetti di!lll'interventismo sta.- tale, in previsione di un conflitto, a più o meno breve scadenza. L'e0 sperle<nza dell' ultima guerra aveva insegnato che l'improvvisazione, in materi.a di economia, é paurosamente nociva alla vita della Nazione in guerra; gli si.essi liberali, pur cosi restii a concedersi un'autodisciplina, hanno compreso che non si può creare dal nulla una economia di guerra, senza organizzare, a priori, una legislazione sufficiente ad !ncanalaire, a guidare, a sorreggere l'iniziativa privata, a regolare la situazione finanziarla dello Sta.- to, soprattutto, per evitare corse vertlgim.ose al rialzo del prez:lll e far crollare quella fiducLa nella capacità finanziaria del governo, fiducia che é necessarla più di ogni altra cosa in una Nazione in guer-ra. Certo è che l' orgalllizzazlone liberale dell' economLa, di fronte ad 11n conflitto subisce sempre, qualsislano i provvedimenti straordinari adottati, un contraccolpo più o meno forte, per La insufficienza che é insita nell'Iniziativa privata a comprendere problemi di Interesse n:azlona•le; nel!' economia col'l)Orati:va, al contrario, la scossa non si a,vverPe per lo meno teoricamente, ia,ppunto in forza del concetti di interventismo statale che dominano l'economia ita'1lana. La guerra renderebbe necessario un addestramento, non una trasformazione, perché la rete del controllo statale, estesa a, tutti i settori economici, permette di raccogliere in poche unità di comando la trafila di tutta l' attività nazionale; 11concetto stesso di autarchia, base dell'economia cor, voratlva, é introd'llttlvo ,a,He' conomia di guerra ed ottimo coefficiente del!' economia di pace,. anche se taluni economisti si lamentano del!' eccessiva altezza del costi di produzione autarchici. Dobbiamo dedurne che l' economia. corporativa è già una economia di guerra, blanca o rossa sia la guerra ? Si sostiene da taluni 'di no; Luigi Di Geronimo ha scritto su «Commercio>: «Nel confronti della preparazione economica alLa guerra, U sistema sindacale corporativo ha creato gli organi idonei a realizzare la disciplina ed !I controllo unitario della vita economica nazionale dalla produzione al consumo. Ma non si deve ritenere che l'azione svolta da tali organi ossia l'azione di disctplina e di controllo, real!zzl una economia di guerra permanente, poiché la vera e propria guerra ha caratteristiche inconfondibili con quelle dell' economia dl pace, siia. pur disciplinata e con- •trollata >. A sostegno di tale tesi che nega ali' economia corporativa la qualiftca di economia p.e-rmanente di guel'ra, si potrebbe citare la situazione dei va,ri consorzi lndustr!Ja,li, che, ad onta di ripetuti tentativi di disciplinamento, ad onta di molti scritti, deploranti la loro attività un po' troppo libera e determinatrlce di prezzi d' imperio continuano a sussistere ed a svolgere le loro funzioni regolarmente; in una economia dl guerra infatti tali consorzi dovrebbero assolutamente cessare di esistere per affidarsi in modo to- ·tale all'autorità dello Stato, poiché non sarebbe possibile continuare a vedere isole consortili o monopolistiche in una economia decisamente controllata; se il piccolo ed U medio industriale sono sottoposti ad una disciplina che .VIA CONSOLARE

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