Via Consolare - anno I - n. 9 - agosto 1940

una cerchia non rJstretta di ascoltatori i migliori lavori teatrali. Ma era una eccezione, o dovrebbe esserlo. Tuttavia Sante $avarino, facendo una c.rooaca postuma dei Littoriatli (ma in quanto al ritardo non possiamo rimproverarlo ché anche a noi tocca rJspondere con altrettanto ritardo) invece di parlarne per competenza diretta ne riferisce dopo aver letto una cronaca a nostro parere troppo partigiana, cronaca che non à saputo dare una idea esatta di quelle giornate neanche a noi che le abbiamo vissute, o meglio che le abbiamo vis.sute come veramente si sono svolte. Cosi Sante Sa.varino dopo un breve e non suo esordio esce in questa ooservazione: I giovani si son trovati disorientati di fronte al tema perché « un vero e proprio problema, del radioteatro come cosa in sè non esiste». (Bisogna dire per maggior chiarezza che il Savarino nella parola « ra<IIDteatro » comprende quei lavori estremamente concepiti per la fisionomia estetica particolare della radio. Quei lavori che noi, dov• è l'abolizione del- !' azione scenica per il trionfo di quella fonica, chiamano più propriamente « cinematofonia »). Instupiditi tuttavia da una affermazione simile, abbiam dovuto mostrarci la no.stra carta di identità per riconoscerci ed abbiamo continuato la lettura. Data questa premes.sa è facile comprendere come Sante Savarino si batta a spada tratta per convincerci che !a radio deve far uso soltanto dei lavori teatrali che in essa verrebbero a guadagnare « perché H teatro trasmesso per radio, ridona alla parola il suo valore as.soluto ». Ecco, perbacco, il punto! Se la radio ridona alla parola il suo valore as.soluto perché portare al microfono lavori che devono e sono necessariamente legati a delle esigenze tecniche del palcoscenico ? Perché non lasciare che la parola spazi con tutte le possibilità che la radio le offre ? E non abbia paura, il camerata Savarino: i lavori creati espressamente per la radio non si arrestano e non si arresteranno al solo giallo o a,!!' oratorio radiofonico. E' necessario «credere» in un nuovo avvenire radiofonico, tale quale noi che pur ci occupiamo anche di teatro, e che perciò forse pos.siamo valutarne l' intima differenza. auspichiamo per la radio italiana. --------- ------------ Per esigenza di spazio la Rassegna dei Teatri Guf è rinviata al numero pros~imo; così pure il secondo capitolo degli < Appunti per una teoria e tecnica del Cinema > di Gastone Canessa. 22 FondazioneRuffilli- Forlì Francesco Lala, un giovane, dimostra in questa sua « Letteratura del 900 » nitidamente edita dalla Casa Editrice « Quaderni di Poesia » di Milano, una accurata. preparazione ed un grande amore per il movimento inte1lettuale del nostro 900. Abbiamo letto con vivo piacere e con interesse il capitolo sul Pascoli, dove la personalità e l'arte del poeta romagnolo · vengono completamente definite, insorgendo contro tutti i detrattori, e quello sul D'Annunzio, grande cesellatore ed artefice della parola. Uno dei capitoli più interessanti di tutto il libro parla di Federigo Tozzi: il romanzo italiano è nato proprio nel 1920, quando vide la luce il libro di Tozzi « Tre croci», nel quale l'autore vQ!le superare il danlllllnzianesimo e l'estetismo, il fra.mmentarismo ed il decadentismo per creare una letteratura solidissima, !spirata e basata. sui problemi della società, positiva e realistica.. L'arte scarna ed essenziale del rude scrittore senese si ricollega a quella qi Verga., di Balzac, e di Dostojewski e tutta la nostra. moderna. letteratura prende da lui lo spUillto per insorgere contro certa malata. società, come la piccola borghesia della cui dissoluzione Tozzi fa un drammatico ritratto, contro la rettorica. e la letterarietà. · I Crepuscolari vengono trattati ampiamente in un capitolo documentatissimo: l'origine del movimento, Gozzano, il poeta-fanciullo Corazzini, Govoni, Moretti cantore del piccolo mondo ed intine Dino Campana, esa-ttamente de.finito « impressionista. crepuscolare », sono argomento di altrettanti capitoli notevolissimi. Per concludere diciamo che questa « letteratura italiana del 900 » servirà come base per una successiva più ampia trattazione dei singoli autori; ed è notevole pei: la mancanza assoluta di tendenziosità e per la serietà con cui é stata compllata. Una successiva. edizione, in cui saranno cura.te certe pecche inevitabili in un'opera come questa (as.seuza di autori come Bartolini, Sa.vinio, Berna.rd, Drigo, Galllan, Comisso), sarà molto utile per seguire il movimento letterario e culturale del 900 italiano. A dteci anni dalla morte, Antonio BeltrameUi ritorvia a./ vasto pubblico dei lettori itaiiani per merito del!' editore Mondadori, che ha voluto raccogliere in due soli volumi manevoli tutta l'opera romantica dello scritt:>re romagnolo. I tre romanzi che compongonc il primo volume ora apparso (Coli. « Omnibus •• pagine 572, L. 30), sono quelli che, per cronologia e l)er crmteniito, meglio si associano in un' affinità mm soltanto formale, e, pur restando indipendenti l'uno ,1all' altro, possono costituire W]la trilogia sociale oggi esemplarmente organica. Gli uomini rossi e Il Ca v.aJier Mosta!1do, pubblicati rispettivamente nel 1923 e nel 1927 sotto la comune sigla di « Romanzi del Carnevale delle democrazie • rimangono anche oggi infatti la rappresentazione più vera e suggestiva oltre che acutamente artistica del!' autentico ca,rnevale postbellico, con i suoi aspetti ora tragici e ora comici, spesso anche patetici, e dalla quale trapela indomabile l' amore dell' artista per la sua solatia Romagna. Le sma,rgiassate rissose della feccia rossa, in fondo in fondo mite e anche generosa come un grande malato che vuole soltanto un buon medico che lo guarisca, e la satira politica, ora tagliente ora bonaria, ci colpiscono adesso nelle colorite pagine degli Uomini rossi e del Cavalier Mostardo, dove Beltramelli seppe raggiungere una potenza umana e narrativa che non poteva andare dispersa. Di differente intonazione è il Cantico. il terzo romW]IZO di questo primo volume. E' un romanzo scritto in gioventù, nel 1929, dove la ;;ita delle nostre città è descritta nei suoi particolari più tristi e dove appena sorridono la bontà d'un vagabondo pezzente, Omero, e l'umile e forte amore d'una fan.- ciulla, Serenella. Opera narrativa, anche questa, dove il volto schietto e paesano della Romagna assume espressioni ieratiche, a voi.te, e apocalittiche. Salutiamo con gioia questo ritorno di BeltrameUi tra le file soprattutto dei più giovani Lettori itaiiani. Scrittore grcunde quanto fervido patriota e generoso squadrista, Beltramelli deve essere an.- che per costoro, come già per gli anziani, il Poeta più miro dei nuovi ideali di patria. illn u,n prossimo studio ci occuperemo esaurientemente della originale flslonom!a artistica di Antonio Beltr.amelll. VIA CONSOLARE I

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==