Via Consolare - anno I - n. 9 - agosto 1940

tissima e corale delle persone e del mondo nel quale vivono ed agiscono. Per la sua fisionomia storica, pur esulando dalla. precisione ci:onistica, ma realizzando l' 111tu1zione lirica, - la sua, - C.V. Lodovici è riuscito a fare dei Vespri un quadro che supera la staticità, aru,;i la travolge addirittura, delle abituali concezioni storiche manipolate in scene. Non è un dramma di ftgui:e sing<>- le, di personaggi, bensì le persone dei Vespri più che dichiarare se stesse realizza-no una particolare, staremmo per dil:e poderosa, plastica del- !' anima d'un popolo che muove compatto, con un respiro che sa di vento tempestoso, prepotente, strapotente oltre se stesso e contro gli ostacoli. Il dramma panoramico si sviluppa per virtù d' uno studio d' insieme che non è SQltanto pe,izia di teatrante smaliziato, ma coraggio d' una e<>- scienza che ha fede nella propria sensibilità, in quella che accompagna anche la concezione più anticipatrice. Lo spettatore di fronte a questo mondo di aspirazioni, di movimenti, di sviluppi, di speranze, di orgoglio, di fiducia, di vittoria e sconfitta, non può restai:e al di fuori dei conflitti, dal flusso che sa,le, sale e caillta incantando. Attratto dal fascmo della semplicità dei sentimenti, dalla voce di un ,popolo che si eleva gigantescamente al di sopra delle sue stesse forze, lo S,Pettatore è portato a vivere eg,li stesso, a sperai:e, a soffrire, a gioire, ad amare, così come Giovanni da Procida ,come Isabella, come Lauria, come Margherita, come l'U<>- mo a Terra, e come tutti gli altri personaggi che concorrono a dare all'azione del popolo il sa por e della gioia nella poesia, della cer-tezza nella risurrezione. Se dicessimo che questo è il teatro nuovo, uno dei generi del Teatro nuovo che devono essere tra,ttati per dare aille scene il loro fascino, DOn sarebbe fuori luogo e tempo. Ma lasciamo ad altra occasione il trattare di un argomento impoi:tante sì, ma che non si adatta al debole studio che siamo stati tentati di svolgere, senza la minima pretesa d' essere i soli a saper riconoscere le cose che non fanno rumore. Ci interessava osservare spassionatamente il Teatro d'uno dei notri autori mig,liori, più coocienti e che CQnsiderano il teatro una cosa seria, probabilmente per dimostrare a noi stessi che quello che si dice in gii:o su61i autorì è vero, è verissimo, ma non è tutto il vero. Inoltre, vorremo proprio averlo tentato per qualcosa questo esame, se non altro per un senso di rispetto verso la serietà dell'Autore, al quale i giovani debbono un po' di riconoocenza perché è uomo e a,tista tutto d' un pezzo. 20 FondazioneRuffilli- Forlì ID IJ IE IPOIE~IIIE Cifaremounacasa... Ci faremo una casa solitarta, ai zembi del deserto, in riva al mare, col sole immenso, sospeso sull'-acqua ct'acciato, come un vorace pcmpo di fiamma, che scenderà per poco a riSltorarsi giù negli abissi Uquidi, a sciacquarsi la gran chtoma disfatta, per risorgere ancora, a pungere Il deserto assetato, con ou aghi roventi dei suoi raggi. Noi saremo divi11,ità martne, creature vergini e serene, ta nostra frowte avrà come diadema un serto di conchiglie rosa e coralli strappati al mare. suiia sabbia ardente le tracce lievi deUe ga.zzeUe fuogitive, dagli occhi pteni di dolcezza umana. Ventagli di pavrne s'a,priranno con dtta immense a reggere grappoli di stelle, nelle 11-0tti ebbre del fiato Caldo del deserto, d'un Odore ferino e primordiale. Tufferemo le nostre mani riarse neu.a coltre di sabbia, morbicta come U manto di un leopardo, per cercarvi sotto la i-erra umici.a e calda, quasi carne uma,rni,, ed avremo nell'ossa, a quel conra.iio, un brivido fraterno. Con gli occhi cercheremo l'altra s,po?14,alontana, rwtilante d'oro e di smeraldt. Seguir,emo assorti le navi sperse all'ultimo orizzonte, e ci parranno immobtlt, inchiodate sotto l'occhio implacabile d'el sole, per una condanna selvaggia. Nessuno violerà il deserto e ai nostri lidi nessuna barca approderà, di FLORA ANTONIONI gra!Jìando co:zi l'amcora crz,dele la sponda amata della nostra pace. Udremo echeggiare in sog-no illusorio le morrt:e cwnzOF-i dei viandanti che dormono sepolti fra le sabbie, con le braccia scarnite, uscenti come virgulti ossei dalle dune, btanche sotto ia luna. La not,te ci darà volti d'argento, l'alba li colorerà di rosa e il giorno stenderà una patill,(L d'oro e cU bronzo sulla nostra carne. Sempre nuovi saremo, c;,d ogni ora, f<no al oiorno supremo cii/La morte. E _anche noi, quel giorno, dormiremo riversi in riva al mare, sotto l'ombra tranquilla delle palme, con le braccia aperte. Il ve11-todel deserto ci coprirà ptan piano d'wna coltre di sabbia e di 81-lenzio. Sposaliziodi neve La neve era tanta e la strada pareva una grande fiumana d'argento. Tu avevi sugli occhi qualche cristallo di neve, sospeso come una strana lacrima, e sulla mia fronte sostavano biaJtChe farfalle, ptù bianche aei fiori d'arancio. Le campa/Tle d'una chiesetta lontana ci regalarono un improvviso canto nuziale, ovattato di neve. Noi continuammo ad andare sotto la pioggia dei fiori di neve, Lasciando le nostre orme appaiate, lungo la strada candtd,a. VIA CONSOLARE

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