Via Consolare - anno I - n. 7-8 - giugno-luglio 1940

ra per fornire terna nuova ai colon! che .avrebbero dovuto presidiare la quarta sponda, iniziando il periplo della conquista meddterr.anea. L' opera era .ardlta, i problemi da superare gravi; primo fra tutti la novità della colonizzazione in mass.a che non aveva trovato esempi da Roma a noi. Balbo riesce a compiere l' opera titanica e la compie con il senso della precisione meccanica, da orologio, per cui ad ogni colono corrisponde una casa, tm. attrezzo, un animale da lavoro. Ma c' era da risolvere anche il problema della convivenza con gli indigeni. E il Maresciallo, che ha un vivo semso del d~vino, comincia a svolgere una sagace politica di protezione delle religioni; attua una saggia politica di distensione nei confronti dei residui della ribelle Senussia, mantenuti avtlficiosamente in vita, ai nostri confini, da!La Tulghilterra, patrona, come ognuno sa, dei liberi popoli. Affida le cariche pubbliche per gli indigeni ai CQJPpi iù fedeli, potenzia la Alssociazione mussulmana del Littorio. E infine compie il prodigio con la costruzione dei villa,ggi, non solo per i trentamila connazionali, ma per gli indigeni del deserto. Cosa voglia dire vincolare il beduino, guerriero e nomade da secoli e per vocazione, ad una casa e ad un campo, lo sa chitm.que conosca qualche cosa della psicologia 1araba. E' questa una rivoluzione piena delle più imprevedibili conseguenze per la civiltà islamica. L' a 1.ttostrada che collega la frontiera egiziana con quella -tunisina trova il suo centro !Ideale nell'arco dei fra.telli Flleni. Esso segna sulla sponda, su cui Cesare esclamò: « Teneo, te, Africa ! > che Roma è veramente tornata. A quarantasei anni, il MaresciaUo, aveva dunque costruito e camminato; aveva lavorato per il suo popolo, per la sua It,alia. Ci sarebbe da pensare che, nell'ansia di realizzare il suo sogno di lavoro, egU non abbia trovato modo di sviluppare La in,tima costruzione che deve affaticare e allietare nello stesso tempo ogni uoLa marcia su Ravenna nel Settembre clel 1921 fu il primo episodio cli stile militare ncll' azione delle Squadre Fasciste. Balbo, con G~an<li al fianco, è alla testa del sincrono sGlamcnto. mo: la costruzione della propria intimità. Pensatore acuto, buon psicologo, indovino degli umori delle folle, come di quelli della politica, scrittore dal periodo efficace, pare che egli tutto soffochi, che a tutto rinunci, ammantato nella toga della vita pubblica. Egli, che ha scritto volumi sulla ,propria opera, si è dimenticato di lasciarci scritto qualche cosa di sè, qualche cosa che si possa dire esattamen te .autobiografico, non nel senso che Cesare da va ali' espressione. Eppure da ciò che egli ha fatto. dalla maniera con cui lo racconta, noi che non gli fummo vicini, indoviniamo per semplici accenni ciò che dov.ev,a esserci nel suo cuore. Il desiderio Idei prima·to, l' ansia di superare ogni giorno la posizione del giorno avanoti, non basta a spiegare certi gesti, certi particol,ar~ che chiedono una chi.ave tutto diversa per essere compresi. La calma senza presunzioni dopo le grnndi imprese, quel mistico raccog-Jimento che egli crea,va accanto ai cadu.ti della vigilia, le parole che dedica ne'i suoi scritti alla moglie e al suoi bimbi, ciò che dice della Patria nel giorno della prima trasvola·ta aotla.ntica, il testamento spirituwle; sono tutte cose che non si spiega!llo col metro delle solite deduzioni. E che dire di quella cerimonia che egli volle e che egli stesso ideò per l' enti,ata dei ventimila a Tripoli ? lln piazza Castello, uomini, donne, bimbi, accanto alle masserizie (<pa,revano una delle antiche onda-te di coloni=tori preistorici, avanzanti in massa), si inginocchiano coone i Crociati ailla vista di Gerusa-Iemme, come Colombo nelila terra scoperta e, davanti al Mediterraneo, intona010: « Padre nostro che sei nei cieli...•· Un grande silenzio, un gran° de cielo e un grande mare. E la commozione che ti attan01gliava il cuore. Il governatore disse: « Voi fa- ,rete di questa -terra la vostra terra, di questa casa la vostra casa, come quella che avete lasciata lassù, nella Patria bella ... >. Quest'uomo non è solo un combattente ,non è solo un costruttore ; è un grande poeta ! R,a,pito in un carro di f,uoco, egli ha vallca-to il tempo per restare nel tempi; egli è saliw al cielo delle stelle come già Baracca, come i compagni caduti sulla via delle Americhe. E orn parJa con l'esempio a svegliare fiorite di eroi dal cuore della nostra razza. VIA CONSOLARE

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